Il lungo addio di “Avengers Endgame”: tanto da guardare, poco da capire

In Cinema

I collaudati fratelli Anthony e Joe Russo firmano il capitolo finale della fortunata saga Marvel iniziata nel 2008 da “Iron Man”. C’è il supercast guidato del terzetto Johansson-Evans-Downey jr., che ha già dichiarato l’addio alla serie, Brolin potente villain, Mark Ruffalo e Chris Hemsworth, e anche new entry d’eccezione come Brie Larson. Più la consueta valanga d’infallibili effetti speciali

Inizia lo spettacolo: il gentile pubblico è pregato di spegnere il cervello, sospendere l’incredulità, chiudere gli occhi (no, anzi, quelli proprio no) e lasciarsi andare. Avengers: Endgame, monumentale capitolo finale dell’ancor più monumentale saga Marvel inaugurata dal primo Iron Man nel 2008, è come una di quelle merende pantagrueliche in cui immergere mandibole e stomaco senza azzardarsi a guardare gli ingredienti. È buono e basta, e se ti fai troppe domande finisce che non lo mangi più, o non te lo gusti come si conviene. Anche perché una cosa, rigorosamente spoiler free, bisogna dirla: il film dei collaudatissimi fratelli Anthony e Joe Russo, già dietro la macchina da presa per il precedente Avengers: Infinity War, oltre che per i due Captain America: Winter Soldier e Civil War, è un continuo crescendo di fuochi artificiali e momenti epici. Se ci si ferma troppo presto (e la tentazione, nella prima metà, a dire il vero c’è), ci si perde il meglio.

Riavvolgiamo il nastro. Eravamo rimasti con Thanos, villain magistralmente interpretato dal sempre ottimo Josh Brolin, felicemente ritiratosi a una salutare vita campestre dopo aver sterminato la metà della popolazione della Terra, lasciando il supergruppo più potente del suddetto pianeta a raccogliere (letteralmente) i pezzi e le briciole rimaste. Fortemente ridimensionati nei ranghi e negli ardori dallo schioccar di dita dell’onnipotente Brolin, a difendere quel che resta sono soltanto Chris Evans/Capitan America, sempre più imbronciato, Scarlett Johansson/Vedova Nera con la ricrescita, Mark Ruffalo/Hulk in versione genio verde, Chris Hemsworth/Thor con problemi di alcolismo, Jeremy Renner/Occhio di Falco assetato di vendetta e il semi-paralizzato Don Cheadle/War Machine. Non può poi ovviamente mancare Robert Downey Jr./Iron Man, sempre più primo solista della band, oltre agli ultimi acquisti della saga, i “Guardiani della Galassia” Karen Gillan/Nebula e il procione parlante Bradley Cooper/Rocket, la quasi onnipotente (e infatti la si vede pochino, se no che gusto c’è?) Brie Larson/Capitan Marvel e lo scanzonato Paul Rudd/Ant Man.

Endgame riparte da qua, da un gruppo di eroi troppo super per accettare il peso del fallimento, tra rimorsi, nostalgia e brama di rivincita, o di una nuova opportunità, secondo la ricetta esclusiva dei “supereroi con super problemi” più umani degli umani, tipica di casa Marvel. E proprio qui arrivano i problemi per chi si aspettasse fin dai primi fotogrammi un seguito all’altezza delle atmosfere cupe e accattivanti dell’episodio precedente: non solo Avengers: Endgame ci mette di più a ingranare rispetto all’ottimo Infinity War, ma lo fa inizialmente in modo affrettato e molto, molto confuso, quasi spingesse per arrivare alla parte in cui ce le si dà di santa ragione, come chi salta a piè pari le vignette coi dialoghi perché attratto dalla spettacolare splash page a metà dell’albo.

Lo spettacolo comunque c’è, eccome se c’è, ben oltre le più rosee aspettative, con almeno due o tre momenti da standing ovation in sala, ed è poi il motivo principale dell’attesa spasmodica che ha accompagnato il film fin dal primo trailer (289 milioni di visualizzazioni nelle prime 24 ore online). Ma se nella penultima puntata dialoghi e trama si incastravano a meraviglia, complice il carisma di personaggi vecchi e nuovi, stavolta traspare forse la stanchezza di fine corsa di sceneggiatori, registi e interpreti, di sicuro non aiutati da un espediente narrativo portante (di più non si può dire per non anticipare nulla) pretestuoso, stra-abusato e ad altissimo rischio di ingarbugliamento.

Non temano gli appassionati duri e puri del cinefumettone: il risultato è il solito, efficacissimo album di figurine, fatto di colori sgargianti, effetti speciali così perfetti da passare per veri e la consueta dose di battutine alternata a momenti ad alto tasso di drammaticità. Però, laddove Infinity War si reggeva su un plot consequenziale perfetto nella sua semplicità, qui il continuo ricorrere all’iperbolico colpo di scena pare soprattutto un espediente per ravvivare l’attenzione a breve termine di uno spettatore che, se provasse soltanto per un attimo a seguire il filo logico della trama, sarebbe ancora fermo ai titoli di testa.

Ma anche così, al ritmo di due passi avanti (nella maestosità) e uno indietro (nella narrazione), Avengers: Endgame resta un esempio di cinema fantasy/fantascientifico ai massimi livelli del suo genere. Con le sue tre ore di proiezione, è la degna, epica conclusione di un decennio indimenticabile. E se è vero che il terzetto Johansson/Evans/Downey Jr. ha già annunciato l’addio alle armi dopo quest’ultima fatica, ripartire da qui sarà, per il Marvel Cinematic Universe e per i suoi fans, una vera super sfida.

Avengers: Endgame, di Anthony e Joe Russo, con Robert Downey Jr., Chris Evans, Scarlett Johansson, Mark Ruffalo, Chris Hemsworth, Jeremy Renner, Bradley Cooper Josh Brolin, Brie Larson, Don Cheadle, Paul Rudd, Gwyneth Paltrow, Karen Gillan

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