Aylan e il gesto sacro

In Weekend

Nell’era del testimone si è rivisto un gesto che sembrava perduto. L’opinione di Andrea Jacchia sulla foto che ha scosso e fatto discutere il mondo

La fotografa turca Nilufer Demir, una donna giovane con un bel profilo genericamente mediterraneo, ha fatto emergere, in una sequenza di scatti, qualcosa che sembrava scomparso dalle immagini del mondo: il gesto sacro.

Quello più raro, individuale e quasi repentino, non mediato dai riti di un credo, o dalla soggezione delle folle. Il gendarme di Bodrum Mehmet Ciplak, cioè il poliziotto ritratto da Nilufer, che raccoglie sul limite fra sabbia e mare il corpo morto di Aylan, è diventato, insieme a quel bambino di tre anni, una ‘Pietà’ e poi una ‘Deposizione’. Come siamo abituati a vedere, fuori e dentro di noi, lungo la nostra storia. Evangelica, o veterotestamentaria, o, non semplicemente, coltivata, secolarizzata.

Inoltre, per essere un segno della tragedia più contemporanea di questi tempi (la fuga ‘migrante’ dalla distruzione generalizzata e dalla morte), quegli scatti procedono, con almeno un carattere non ‘di genere’: la pietà di Mehmet, il gendarme, è anche materna, femminile (senza contare che Nilufer stessa è una donna). E quel gesto, o quello strazio compassionevole, si raccoglie su un bambino che potrebbe non essere morto: perché sfinito dal viaggio, e quindi addormentato su quella spiaggia, come in effetti sembra nella prima foto della sequenza.

Lì, in quell’insieme, la morte di Aylan ‘sorprende’, e la pietà sacra di Mehmet diventa istantaneamente una stazione riassuntiva di un’altra “Via Dolorosa”. Sarà molto probabilmente ‘ripresa’, riletta, interpretata, dall’arte post-contemporanea. Diventando, altrettanto probabilmente, soggetto di merchandising. Vedremo, ma pazienza. Nell’era del testimone (fatta di deposizioni, racconti, immagini), si è comunque rivisto un gesto sacro, e ancorato, insieme, alla vita e alla morte. Sui bordi di un continente già chiamato Asia Minore.

Immagine di copertina: Deposizione di Caravaggio, 1602-1604

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