In Cina il Bardo parla… in tutte le lingue

In Teatro

A Shangai il Bardo parla tutte le lingue del mondo. Lo scopriamo con un’inviata speciale al Festival di teatro sperimentale dell’Accademia della città…

A Shanghai il Bardo parla tutte (o quasi) le lingue, non solo il cinese.

In questo strano punto di congiuntura, La bisbetica domata dell’opera di Pechino può stare vicino al più contemporaneo teatro occidentale.

La seconda accademia più importante della Cina, e la prima per anno di fondazione, l’Accademia di Shanghai è immensa e votata all’enciclopedismo. Copre ogni aspetto delle arti sceniche, e con cadenza bieannale organizza il festival di teatro sperimentale che chiama a raccolta compagnie invitate di volta in volta a riflettere su un tema. Quest’anno, Shakespeare.

Dal Portogallo un Amleto minimale e rarefatto. In scena palloncini a delimitare lo spazio dell’azione e a disegnare paesaggi immaginifici.

Dall’Inghilterra è di scena una riscrittura di Tanto rumore per nulla. Merry War che piace e sa di piacere con onestà e comicità.

L’Olanda è rappresentata da MacBain, un delizioso incontro tra Macbeth e la vita sgangherata di Courtney Love e Kurt Cobain, soffocati dal soffitto che crolla loro addosso, non in senso metaforico.

Cosa succede a Lady Macbeth quando Shakespeare non se ne occupa più è il motore di Lady M., monologo per attrice sola, per una signora dalla mani insanguinate più naïve che truculenta.

A Shanghai è arrivata anche una compagnia dall’Ucraina che, in barba a tutti i nonostante di un paese ferito, rappresenta Re Lear e Amleto. Quando il teatro sociale non è una questione privata.

Gli Stati Uniti sono presenti con l’irriverente Women of Will, ma c’è anche il Tajikistan con Fool’s Court, un disperato incontro tra Amleto e re Lear alla fine dei loro giorni.

Dall’India e, più precisamente da Kolkata, tutto passa attraverso gli occhi della tradizione: il re Macbeth si congiunge alla danza Kathakali e le parole diventano superflue.

Il teatrodanza in versione occidentale arriva dall’Argentina e, come si conviene, Amleto è un tango fatto da tutti gli autori che di lui hanno trattato. E poi l’Iran e il Congo francese con il loro complementare principe di Danimarca.

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Il nono festival di teatro sperimentale si è fatto megafono mondiale anche per due spettacoli italiani: il premiato Hamletelia di Caroline Pagani, dove tutto è narrato dalla defunta Ofelia. Un monologo che cuce sapiente voci femminili che non sono solo tela, ma universo. E Ballad to Shakespeare (foto in alto) , della compagnia teatrale Palinodie, per la prima volta fuori dai confini nazionali.  Una riscrittura tributo dove i personaggi shakespeariani sono incastrati in un luna park, prigionieri di un pubblico che non li vuole capire. Diretto dalla sottoscritta, Verdiana Vono, e da Stefania Tagliaferri.

Un cartellone eclettico, che ha una direzione artistica data soprattutto dal grande nome, forse il più grande, del teatro. Eclettico e incoerente, come questa città senza fine, piena di fratture e fascinosi cortocircuiti.

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