Storie scritte, storie incise. Omaggio a Luigi Bartolini è il titolo della bella mostra in scena presso la Civica Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli” al…
Storie scritte, storie incise. Omaggio a Luigi Bartolini è il titolo della bella mostra in scena presso la Civica Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli” al Castello Sforzesco di Milano. Si racconta la storia più felice, l’opera incisoria, di un eccellente artista del Novecento italiano: Luigi Bartolini (Cupramontana, Ancona 1892 – Roma 1963).
Un artista a tutto tondo: oltre che pittore fu uno stimato poeta e un apprezzato scrittore di fulgida prosa, sensibilissimo ai drammi della Grande Guerra da cui trasse le pagine di Il ritorno sul Carso (1931) o a temi come la natura e il lavoro; pochi ricordano, per esempio, che il romanzo Ladri di Biciclette pubblicato nel 1946 – da cui verrà tratto due anni dopo l’omonimo film di De Sica e Zavattini – fu una sua fatica.
Ma se la vocazione letteraria e pittorica dell’artista marchigiano sembra rimasta per così dire inespressa, o addirittura talvolta sottaciuta, , la storia è andata tributandogli posizioni ben maggiori nel campo della grafica: le acqueforti di Bartolini sono tra le più interessanti e significative che la tradizione calcografica italiana abbia prodotto.
Ispiratosi fin da giovanissimo al repertorio figurativo naturalista di autori quali Telemaco Signorini e Giovanni Fattori, approda pian piano alla scoperta di Goya, Rembrant, alle stampe dell’espressionismo tedesco, affinando uno stile del tutto originale costellato da un segno ruvido, spigoloso, talvolta disarmonico, ma che sa tenersi leggerissimo là dove la luce si rivela ampiamente.
La sua attività di incisore copre circa mezzo secolo, dagli anni Dieci agli anni Sessanta, raggiungendo un certo successo: partecipa assiduamente alle Biennali di Venezia dal 1928 al 1962; riceve importanti premi che esalteranno le sue opere al pari di quelle di Giorgio Morandi e Giuseppe Viviani. Nel 1932 a Firenze, l’anno che vede comparire sul Corriere della Sera l’articolo al vetriolo di Ugo Ojetti contro i giovani artisti che Antonio Maraini stava lanciando meritoriamente nella grande mostra sindacale fascista, Bartolini vince il primo premio alla mostra dell’incisione italiana tenendosi ben saldo alla tradizione e nel 1935 si ripete alla Quadriennale di Roma.
Oggi la sala conferenze della Bertarelli, purtroppo non ancora adibita unicamente a sala esposizioni, ospita le stampe di Bartolini secondo un criterio di tipo collezionistico: le opere, ben disposte una dopo l’altra su pannelli di juta lungo il perimetro rettangolare della sala, sono divise in tre gruppi: le incisioni appartenute allo scrittore Leonardo Sciascia (1921-1989) le altrettante appartenute allo studioso e collezionista Lamberto Vitali (1896-1992) e infine le molte acquisizioni effettuate nel corso del tempo dalla stessa Raccolta Bertarelli.
Tra le più belle in sala sono le acqueforti collezionate da Sciascia che di Bartolini fu grande estimatore tanto da considerarlo, in maniera un poco ardita, superiore a Morandi: ambientazioni domestiche, malinconie quotidiane mettono in scena luoghi di vita vissuta tra cui Bosco Ceduo (1915), Il cimitero dei soldati stranieri (1922) e Finestra di Fronte (1955). Nel legato Vitali si staglia invece uno dei capolavori di fine anni Venti, Sotto Vitro, stampa che riflette una bellissima luce color cenere. A conclusione del percorso, la sezione più cospicua è rappresentata dalle tre raccolte di opere custodite dalla Bertarelli e comprate direttamente dall’artista rispettivamente nel 1933, 1954, 1962: una panoramica che attraversa l’eterogeneità del lavoro di Bartolini: dalle acqueforti sperimentali degli anni Trenta, sul tema del paesaggio come Fonte Guazzatore, passando alle stravaganti pose con cui le figure umane si avvicendano, venate da un segno dissociato tra linee spezzettate e fluide, nelle opere degli anni Cinquanta, fino alle litografie a colori, espressioniste e abbacinanti, che l’artista realizza nel laboratorio della Stamperia Il Bisonte a Firenze poco prima di morire.
Questa rassegna omaggio all’arte incisoria di Luigi Bartolini, curata attentamente dalla conservatrice Giovanna Mori, risulta, nonostante i limiti strutturali in cui spesso versano molti dei musei civici, un corretto esercizio di valorizzazione del proprio patrimonio artistico.
Storie scritte, storie incise. Omaggio a Luigi Bartolini, a cura di Giovanna Mori, Raccolta Bertarelli del Castello Sforzesco, fino al 4 marzo.
Immagine di copertina: Luigi Bartolini, Donne allo specchio, Raccolta Bertarelli.