Dal 18 dicembre al 31 gennaio la mostra Ascolto il tuo cuore, città ha esposto più di 100 opere di Gabriele Basilico, scomparso nel 2013.
L’Unicredit Pavillon, nella futuristica cornice di piazza Gae Aulenti, ha ospitato, fino al 31 gennaio, la prima antologica dedicata a Gabriele Basilico, fotografo-architetto milanese. Le foto erano tante, più di 150 pezzi, arricchite da filmati e materiale documentaristico. La carriera di Basilico viene percorsa esaustivamente: dal primo progetto sulle fabbriche di Milano, passando per la Mission photographique de la Datar, che lo ha visto collaborare a fianco di Raymond Dépardon e Josef Koudelka a testimoniare il cambiamento del paesaggio francese degli anni Ottanta.
Qui si inserisce la serie Bord de mer, amata anche da Ferdinando Scianna e volta a inquadrare dettagli e spazi dei maggiori porti europei, come Rotterdam, Le Havre, Trieste. «Quei luoghi del nord Europa, con il mare burrascoso, i cieli profondi, le nubi pesanti, con la pioggia insistente, il vento, il sole che cambia continuamente, mi hanno spalancato una nuova visione del paesaggio. Ho scoperto la lentezza dello sguardo». E poi il reportage sul bombardamento di Beirut, di cui cattura il ventre sconvolto dalla guerra civile, e la serie di ritratti di città, Rio de Janeiro, Istanbul, Mosca, Berlino, Porto, Parigi, colte “non solo nella memoria di centri storici, ma anche nella frammentazione spontanea delle periferie”.
Quello che colpisce è in effetti la scelta delle riprese dei paesaggi urbani, che quasi mai ritraggono folle e movimenti metropolitani, ma più spesso raffigurano edifici in tutta la loro pienezza, forme pure, perpendicolari perfette. È l’occhio dell’architetto che coglie, accosta, mette in contrapposizione elementi geometrici e un sottofondo di brulicante umanità, appena percepito nella moto parcheggiata, nel cartellone pubblicitario, nei panni stesi ad asciugare. “Fotografare la città non vuol dire scegliere le migliori architetture e isolarle dal contesto per valorizzare la loro dimensione estetica e compositiva, ma vuol dire per me esattamente il contrario. Cioè mettere sullo stesso piano l’architettura ‘colta’ e l’architettura ‘ordinaria’, costruire un dialogo della convivenza, perché la città vera, la città che mi interessa raccontare contiene questa mescolanza di eccellenza e mediocrità, tra centro e periferia”.
E, a chiudere, le foto dedicate al nascente quartiere di Porta Nuova, che qualche anno più tardi ospiterà la sua mostra. Cantieri, vedute dall’alto e cemento tutto ancora da costruire, in omaggio alla sua Milano.
Immagine di copertina: Gabriele Basilico, Rotterdam, 1986 ©Gabriele Basilico-Studio Basilico, Milano