Dal film al romanzo, l’omaggio dello scrittore siciliano Stefano Amato al “genio universale” di Tarantino
Stefano Amato trae dal film di Quentin Tarantino Bastardi senza gloria il suo libro Bastaddi, sfidando la convenzione che vuole il procedimento contrario: dal romanzo al film.
Un remake libero, o una cover letteraria in chiave siciliana, in cui gli otto soldati ebrei americani feroci e folli, che sterminano i nazisti diventano otto Bastaddi siculi sbandati e violenti che vengono arruolati dai Servizi Segreti per far fuori Cosa Nostra.
Tutti quanti, per motivi diversi, sono incazzati con la mafia, vuoi che gli abbia fatto fuori la famiglia, vuoi che abbiano subito un qualche sgarro. Ogni mezzo – anche il più trucido – è consentito, anzi consigliato: devono seminare il terrore; i picciotti devono sentirsi il fiato sul collo; i media devono ossessivamente parlare delle loro imprese con raccapriccio.
Un appassionato omaggio al genio universale di Tarantino, scrive nella dedica Stefano Amato, di cui riesce miracolosamente a reggere ritmo ossessivo, contenuto splatter, dialoghi asciutti, intrecci rocamboleschi, un repertorio inconsueto per il nostro panorama letterario.
Ogni allusione a fatti e personaggi reali è volutamente intenzionale.
L’azione si svolge nel 1992, dopo il Maxiprocesso e le condanne dei mafiosi a secoli di carcere duro, dopo le leggi speciali come la 41 bis sul regime carcerario duro e la legge sui pentiti. ‘Cosa nostra reagirà, questo è poco ma sicuro; si vendicherà uccidendo chissà quante persone dello stato. O almeno, ci proverà. Perché sulla sua strada ci saremo noi’, così arringa la sua squadra speciale il tenente Ranieri, il Brad Pitt della situazione.
Niente uniformi, niente regole, insieme scateneranno una vera e propria guerriglia nelle campagne siciliane. Il loro scopo? ‘Ammazzare quei figli di buttana… Quella gente ha letteralmente occupato la Sicilia usando la violenza, l’intimidazione, la tortura e il terrore. Bene, noi li ripagheremo con la stessa moneta… I mafiosi non possiedono umanità. Sono dei maniaci che da secoli trattano i siciliani come schiavi, sfruttandoli e ammazzandoli. Sono animali ignoranti e analfabeti al servizio di boss che odiano la Sicilia e amano solo il loro potere’.
Con questa orazion picciola , Ranieri – come l’Ulisse dantesco – incita la sua banda di dropout a trucidare tutti i mafiosi: saranno crudeli come gli apache, come loro difenderanno la loro terra e come loro toglieranno lo scalpo ai nemici per levargli anche ‘la dignità della morte’. Le stragi efferate da ‘far vomitare’ si susseguono a ritmo accelerato, finché capita la grande occasione. La cupola mafiosa, per riscattare la sua dignità ferita e per celebrarsi, organizza segretamente la proiezione del film autoprodotto L’orgoglio della Trincaria in un cinema di Siracusa. Caso vuole che il protagonista, un sicario assatanato e belloccio, si sia preso una scuffia per la bella proprietaria della sala, orfana di vittime della mafia che ha cambiato identità per sopravvivere e meditare vendetta.
Ma l’occasione di far saltare per aria l’intera cupola mafiosa riunita al cinema è succulenta anche per i Bastaddi.
In un delirio di equivoci, tradimenti, arti mozzati, pasticcini ed esplosioni, alla solenne Prima del film crepano tutti.
Cosa Nostra cessa di esistere. I magistrati del pool antimafia Falcone e Borsellino brindano all’interno del Palazzo di Giustizia di Palermo. Oggi vivono tranquilli la meritata pensione.
Stefano Amato, Bastaddi (Marcos y Marcos, pp 232, € 16)
Immagine: Gangster di bykst