Nel nono album i Belle and Sebastian si misurano con pop, indie, elettronica e folk. Ma funzionano meglio i pezzi che lambiscono la sperimentazione
Non è semplice, per una band che è icona dell’indie da quasi vent’anni, sperimentare nuovi sound. Invece è proprio questo che gli scozzesi Belle and Sebastian si sono proposti di fare, nel loro nono album Girls in Peacetime Want to Dance.
La traccia di apertura Nobody’s Empire è magnifica, tanto che i suoi cinque minuti di lunghezza sembrano pochi secondi. La canzone mescola sociale e personale ed è elegante e potente come solo i Belle and Sebastian sono capaci di fare. Allie non è da meno, un pezzo pop rock a metà fra Bright Eyes e Camera Obscura. C’è anche il pezzone radiofonico della situazione, ma, ça va sans dire, sempre con classe: The Party Line ricorda un po’ le canzoni festaiole con sarcasmo dei Pulp, il che è sempre cosa buona e giusta. Se questo è il pop firmato Stuart Murdoch, ne vorremmo un album intero.
Strutturalmente, però, Girls è discontinuo. L’adrenalina va e viene: The Power of Three, per esempio, rimane timida tra “oroscopi” e incertezze, musicali e testuali. Simile la sua vicina The Cat with the Cream, lenta e grigia. Enter Sylvia Plath invece si addentra, sorprendentemente, in territorio Pet Shop Boys. Che non sarebbe una brutta idea (anzi), ma essendo l’unico pezzo su dodici a farlo sembra capitata nell’album sbagliato. È come se, a metà strada, il disco perdesse l’orientamento e si fermasse a chiedere la direzione ai passanti.
Per fortuna, Ever Had a Little Faith? arriva in soccorso, armata di accordi accarezzati e semplicità disarmante: è senza dubbio il momento più bello del disco. The Book of You, invece, funziona aggiungendo alla loro sensibilità indie le tastiere tra il lo-fi e l’extraterrestre. Today (This Army’s for Peace) chiude le danze ricordandoci che il pregio dei Belle and Sebastian è sempre la delicatezza, un senso di eleganza innata. Anche nelle sperimentazioni, questa rimane una costante.
Forse questo disco ha volute fare troppe cose assieme: pop, indie, elettronica e folk si mescolano a volte con successo, a volte no. I pezzi che funzionano meglio sono quelli che lambiscono la sperimentazione mantenendo sempre la grazia e la finezza che contraddistinguono i Belle and Sebastian. L’eccesso creativo è comunque sempre un buon segno: abbiamo già l’acquolina in bocca per il prossimo album.
Girls in Peacetime Want to Dance dei Belle and Sebastian per Matador Records