Non tutti i sacrifici furono maschili; nè gli ideali; nè l’attivismo. Benedetta Tobagi riporta in luce un aspetto della Resistenza rimasto (per volontà, convenzione, strabismo) per troppo tempo taciuto. I nomi, le protagoniste, le storie ricostituiscono un orizzonte complessivo fino ad ora rimosso. È “La Resistenza delle donne” di Benedetta Tobagi,, Premio Campiello 2023.
Benedetta Tobagi, con una penna lucidissima e che coglie nel segno, riporta alla luce una pagina di storia che è stata a lungo sotterrata e volutamente non narrata: quella della Resistenza delle donne, delle partigiane che hanno combattuto il fascismo in molteplici modi, talvolta rimettendoci la vita o sperimentando atroci sofferenze.
È questo un capitolo non affrontato dagli storici per diverse ragioni, come spiega la giornalista. Una di queste, citando Anna Bravo, è a causa di un “daltonismo di genere”, per cui “c’è chi non distingue il rosso e chi non distingue gli esseri umani femmina […] non c’era alcun complotto degli storici uomini per escludere le donne”.
Fatto sta che le uniche ad essersi occupate delle vicende delle donne della Resistenza sono state solo poche storiche prima di Tobagi, la quale ha svolto un attento lavoro di ricerca delle fonti, ritrovando alcune autobiografie scritte da partigiane, (come ad esempio quelle di Ida D’Este, Giovanna Zangrandi, Maria Antonietta Moro, Maria Teresa Regard), che ebbero ruoli fondamentali, che rischiarono più volte la loro vita per il movimento di liberazione e i cui nomi sarebbero del tutto sconosciuti senza tale prezioso lavoro.
Un altro motivo per cui le donne sono state escluse da questa pagina di storia è che, una volta liberata l’Italia, lo stesso Partito Comunista chiese alle donne di farsi da parte, di non sfilare insieme ai compagni partigiani, per timore di incorrere nell’accusa di promiscuità: il partito teneva infatti moltissimo alla reputazione di intransigente moralità delle sue Brigate Garibaldi.
Partiti minori, come Giustizia e Libertà, lasciarono invece sfilare le loro donne. Anche se, come riporta Zangrando nelle sue memorie, l’accusa di immoralità era reale, e le donne che sfilarono furono insultate come poco di buono, oppure sminuite con frasi del tipo “Va’ a fa la calzetta!”. Perché infatti non era ammesso che una donna potesse compiere missioni o avere ruoli importanti: quelli spettavano agli uomini! Gli stessi partigiani, in alcuni casi, sminuirono l’azione delle compagne, senza voler ammettere che queste avessero rischiato la vita quanto loro.
E, in effetti, questo è quanto prescriveva la morale del tempo: molte partigiane, per prime, forse per mantenere la loro “femminilità”, si sminuirono, come era d’uso fare per una donna, esaltando l’azione dei mariti e dei compagni maschi, perché “non stava bene” per una donna vantarsi di certe azioni ritenute “virili”. Nonostante la Resistenza sia stata un periodo di morte e sofferenza, molte partigiane e donne che vi si adoperarono rimpiansero poi, in seguito, quel periodo che aveva permesso loro di sperimentare la libertà e l’emancipazione dai ruoli consueti di madre e moglie.
Tra le varie testimonianze, c’è quella di Ada Gobetti, meno succube dei ruoli imposti dalla società, in quanto donna colta e proveniente dalla classe borghese, tra le poche a far parte poi del CLN per il PdA, e che significativamente assunse un nome di battaglia maschile: Ulisse.
Nel volume di Tobagi acquistano poi un rilievo significativo le fotografie dell’epoca, rare testimonianze frutto del lavoro di ricerca di della storica Barbara Berruti. Le fotografie fanno parte integrante dei capitoli, essendo poste a corredo degli argomenti trattati ed essendo commentate dall’autrice con sguardo giornalistico e attento ai dettagli.
Il volume è diviso per temi: leggendo alcuni capitoli cruenti, come quello sulle accuse di spionaggio che incombevano sulle partigiane, narrato nel capitolo “Paura”, pare impossibile che nello stesso ambiente potesse coesistere l’amore descritto nel capitolo intitolato, per l’appunto, “Si faceva l’amore”.
In linea generale, il libro parte con temi più sereni, per poi passare agli aspetti più cupi e dolorosi della Resistenza, in un climax che cresce in tensione e intensità.
La Resistenza delle donne di Benedetta Tobagi, edito da Einaudi e vincitore del Premio Campiello 2023, è una lettura importante, che fa riflettere su un aspetto fino ad oggi rimosso, e rilegge il processo per la Liberazione dell’Italia dal fascismo sotto un altro punto di vista, quello femminile, riportando alla luce i modi di vivere la Resistenza da parte delle italiane di allora.