Nel mini-mondo delle Barbie con l’eroe “scemo ma buono” di Zemeckis

In Cinema

Un ottimo Steve Carrell, stavolta addirittura in doppia parte, guida un cast di agguerritissime bambole con tacchi a spillo e fucili mitragliatori; e in “Benvenuti a Marwen” il regista di Chicago si conferma pieno di gusto e idee, nel ricreare liberamente la storia di uno smemorato artista e fotografo. Che è tuttora noto e apprezzato negli Stati Uniti

A Mark Hogancamp piacciono due cose: i diorami della Seconda Guerra Mondiale e le scarpe da donna. Almeno, questo è tutto quello che ricorda della sua vita prima di un brutale pestaggio subito all’uscita di un bar. Da allora, metà della giornata Mark la passa a Marwen, dettagliatissima ricostruzione di una cittadina belga anni Trenta nel cortile di casa, rigorosamente a misura di bambola: lì, nei panni del suo alter ego, un coraggioso aviatore dell’esercito americano unitosi alla resistenza europea, Mark vive, sogna e fotografa avventure mozzafiato, fughe rocambolesche, e ovviamente appassionate love story.

Comincia così Benvenuti a Marwen, la nuova fatica di Robert Zemeckis, nome che per gli amanti del cinema di fantasia dagli anni 80 in su non ha certo bisogno di presentazioni, da classici indelebili come la saga di Ritorno al Futuro o Chi ha incastrato Roger Rabbit fino al monumentale Forrest Gump, asso pigliatutto agli Oscar del 1995 (miglior film, regia, montaggio, effetti speciali, sceneggiatura e attore protagonista). A venticinque anni da quel trionfo, tra alti e bassi, produzioni minori, biopic più o meno riusciti e temerarie sperimentazioni nel mondo del motion capture (le animazioni a computer a partire da modelli in carne e ossa), Zemeckis torna a raccontare la storia di un emarginato salvato dalla fantasia: un po’ Forrest Gump e un po’ Walter Mitty di Ben Stiller nella tendenza a confondere sogno e realtà, il suo protagonista è ancora una volta lo “scemo ma buono”, l’incarnazione più pura dell’american dream dalle stalle alle stelle dell’immancabile happy ending.

A vestirne i panni, sia nella versione in carne e ossa che in quella “mini” di plastica e vestitini, è un ottimo Steve Carell, delicatissimo e mai sopra le righe: per quanto efficacemente affiancato da un esercito di scatenate Barbie in tacchi a spillo e mitragliatore (Leslie Mann, Diane Kruger, Merrit Wever, Janelle Monáe, Eiza González e la Gwendoline Christie di Game of Thrones), è soprattutto merito suo se Benvenuti a Marwen, pur non essendo probabilmente destinato a diventare una pietra miliare della cinematografia contemporanea (ma coi tempi che corrono mai dire mai), è tutto sommato un film più che godibile, una favola onesta dal retrogusto disneyano di una volta, con la giusta dose di retorica e un finale agrodolce, hollywoodiano ma non troppo.

La trama, nel complesso, non potrebbe essere più sorprendentemente vera di così: la pellicola è tratta dalle vicende realmente vissute da Mark Hogancamp, ancora oggi artista e fotografo apprezzatissimo negli Stati Uniti, a proposito della cui vita post-trauma è possibile visitare il sito ufficiale (www.marwencol.com), oltre al documentario Marwencol e al libro illustrato Welcome to Marwencol, strutturato come una vera e propria raccolta di reportage fotografici dalla Seconda Guerra Mondiale. E sono proprio le scene di fantasia “dal fronte” i momenti più efficaci della pellicola, a dispetto di una ricezione freddina da parte della critica e di un flop al botteghino nel marasma dei blockbuster natalizi.

Sul piano visivo, Zemeckis ha il merito di usare quel che serve senza esagerare, a costo di deludere chi si aspettasse una produzione all’insegna dell’avventura sfrenata ad alto tasso di spettacolarità. Le sequenze di pupazzetti sono divertenti, tecnicamente ineccepibili e infarcite di rimandi e citazioni da cogliere con un sorriso, più che suscitare grida e applausi a scena aperta. La sceneggiatura è semplice ma ben scritta, lineare ma non banale, tanto che se alla fine (quasi) tutto va come deve andare non è detto che sia un male, anzi. Forse, come pare dall’infelice esordio oltreoceano, questo taglio low profile fa di Benvenuti a Marwen un prodotto di nicchia, destinato a sparire presto dalle sale a favore di pellicole ben più fracassone (e meno male che almeno l’inguardabile Macchine Mortali ha avuto quel che si meritava).

Forse tra qualche anno, ci si ritroverà a rispolverare l’ennesima piccola gemma di un cantastorie senza tempo, ancora capace di muoversi tra reale e fantastico con la semplicità di un narratore di favole.

Benvenuti a Marwen di Robert Zemeckis, con Steve Carell, Leslie Mann, Diane Kruger, Merrit Wever, Janelle Monáe, Eiza González, Gwendoline Christie

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