Bianca ama Angelica e la coca. Dipendenze pericolose, cercando di trovare se stesse

In Cinema

Tecna Insolia e Carlotta Gamba sono le ottime protagoniste di “L’albero”, film d’esordio nella regia della 36enne sceneggiatrice Sara Petraglia. Figlia d’arte, sceglie di partire da una storia minima, da un’atmosfera che si aggira tra “Amore tossico” ed “Ecce bombo”. Cercando di aderire alle vite, agli sguardi, alle paure, alle stupide vertigini delle giovanissime protagoniste. Con una macchina da presa inquieta che gira e inciampa, esita e corre, cerca e trema, e alla fine prende proprio il volo

Bianca (Tecla Insolia), protagonista di L’albero di Sara Petraglia, ha 20 anni e due grandi amori: Angelica (Carlotta Gamba) e la cocaina. Due attrazioni ugualmente pericolose, due derive che potrebbero portare ovunque, anche all’autodistruzione. Sono andate a vivere insieme, Bianca e Angelica, ma la loro relazione sembra ben presto assumere i contorni sfumati ma inquietanti di un rapporto tossico, tra i dettagli di una casa disordinata e le giornate sparpagliate all’insegna di un pigro affastellarsi di incontri ed eventi, con quell’università che dovrebbero frequentare ma fin da subito appare come una sorta di miraggio.

Molto più presente e significativo è l’albero – dà infatti il titolo al film – che campeggia fuori dalla finestra dell’appartamento, in un punto strano, difficile da individuare e quindi raggiungere, eppure così (apparentemente) vicino da sembrare a portata di mano. Un albero che subito diventa simbolo del desiderio che ci spinge avanti, nonostante tutto, e soprattutto di quella città che si estende al di là della finestra, enorme, a tratti accogliente, a tratti troppo tentacolare e labirintica. Una città pronta a farsi nido ma al tempo stesso prigione. E intanto Bianca scrive, sul suo quaderno annota tutto, sogna di diventare scrittrice ma si perde nei suoi stessi sogni inconcludenti, mentre l’immaginazione galoppa e la voglia di sballo sembra mangiarsi ogni minuscolo progetto.

Tra Amore tossico ed Ecce Bombo, un film che racconta i ventenni di oggi tra il Pigneto e via Casilina Vecchia, una Milano solo evocata e una Napoli affascinante e tempestosa, con una macchina da presa inquieta che gira e inciampa, esita e corre, cerca e trema, e alla fine prende proprio il volo. Sara Petraglia porta un cognome ingombrante e a trentasei anni sceglie di debuttare come regista e sceneggiatrice raccontando una storia minima, senza lasciarsi incantare dall’ambizione fine a se stessa, ma riuscendo a costruire una visione vitale, inquieta, sincera. Una storia di dipendenza, certo, ma anche e soprattutto di ricerca di se stessi e del proprio posto nel mondo.

«Perché siamo tutti così tristi?» si chiede Bianca, e non trova una risposta, ma non importa: il senso di un film come questo non è dare interpretazioni sociologiche o rassicurazioni psicologiche. L’albero è un racconto di trasgressione e formazione dove gli adulti quasi non esistono, ma il tema del diventare grandi è assolutamente centrale. E viene raccontato con notevole maturità e sorprendente sensibilità, e una tutt’altro che scontata capacità di aderire alle vite, agli sguardi, alle paure, alle stupide vertigini delle giovanissime protagoniste, ma anche di guardarle da una certa distanza, con empatia mista a una grande lucidità. Un film piccolo e riuscito, grazie a una sceneggiatura nitida e a due ottime attrici: Tecla Insolia (già protagonista di L’arte della gioia) e Carlotta Gamba (vista in Gloria! e nella serie Dostoevskij).

L’albero di Sara Petraglia, con Tecla Insolia, Carlotta Gamba, Cristina Pellegrino, Carlo Geltrude, Beatrice Modica

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