Alla 29 ARTS IN PROGRESS gallery di via San Vittore, una mostra curata da Giovanni Pelloso, presenta il lavoro di Niccolò Biddau, fotografo torinese: tra vedute urbane ed estetica della tecnologia, all’insegna di un elegantissimo formalismo.
Il quesito si pone spontaneo quando si viene invitati all’inaugurazione della nuova mostra fotografica di Niccolò Biddau dal titolo Le forme rivelate. Perché questa domanda? Perché porsi il quesito?
Niccolò Biddau (1966) mette in mostra 28 fotografie di vari formati, in bianco e nero. Il filo rosso è la città di Milano, l’architettura esaltata dalle forme geometriche, scultoree, sicuramente avveniristiche, come la fotografia della Fondazione Feltrinelli o l’immagine di Piazza Gae Aulenti.
Biddau, torinese di nascita, giocando con la luce, esaltando i particolari e le forme sinuose anche quando le forme stesse sono spigolose, ci mostra una Milano che sembra parlarci, si mostra non per vanità ma per dirci che esiste, oltre noi, così presi da noi stessi; Milano è lì, ben definita, stagliata all’orizzonte con le sue architetture verticali, tutte puntate verso il cielo azzurro o grigio, poco importa il colore, gli edifici si stagliano solenni. Eppure…Eppure…
A nostro avviso Biddau il meglio di sé, forse inconsciamente, non lo dà nella rappresentazione per immagini di Milano ma lo compie per le fotografie fatte per l’industria, la tecnologia ed il design di prodotto. Biddau riesce in modo magistrale a trasporre in fotografia quello che Escher faceva con i suoi disegni geometrici. Tanto come in Escher la precisione delle immagini, è puntigliosa, le fotografie fatte da Biddau con l’utilizzo del bianco e nero non sono un caso: solo in questo modo è possibile effettuare, quasi come utilizzando una matita, il disegno escheriano.
Questo lato artistico è davvero impressionante: guardare le fotografie di Biddau scattate per Alessi, Calderoni F.lli, Bauli o per GKN Sinter Metals e vedere – e non pensare di, o credere di, ma vedere davvero – Escher. La composizione di queste fotografie è perfetta e totalmente entusiasmante, il virtuosismo è al massimo della resa, il bianco e nero, utilizzato già per scelta dal 1998, gli permette di utilizzare un linguaggio di norma riservato a quanti fanno grafica, disegno, disegno industriale ma non, normalmente, a chi fotografa.
Nel mondo odierno, dove le fotografie che vediamo si assomigliano tutte, dove è sempre più difficile trovare qualcosa di diverso, di non omologato, Biddau riesce con estrema facilità a riportarci alla mente un artista come Escher, incisore e grafico olandese, indagatore delle tassellature del piano e dello spazio, dei motivi geometrici portati fino allo spasimo per ottenere effetti paradossali e per questo tanto amato, non solo da fisici, matematici e scienziati ma dal mondo tutto.
Allo stesso modo, le forme per Biddau sono l’essenza dentro le quali muoversi e giocare senza fatica, in modo del tutto naturale e il risultato che ottiene è veramente entusiasmante ed assoluto tanto da poter sostenere che, a differenza di Escher, disegnatore dell’impossibile, Biddau con la sua fotografia disegna il possibile.
Avremmo potuto parlare e solcare il tema della estetica della tecnologia, della perfezione della luce, della maestria nell’inquadratura, e dell’originalità nelle immagini, elementi che ci sono tutti ovviamente ma, per noi, è più interessante scrivere della capacità, sì estetica
ma primariamente artistica, di Biddau. A parere nostro quindi, la risposta alla domanda iniziale è quella di definire Biddau un artista fotografo. Un fotografo artista? A voi la risposta dopo avere visto la mostra.
L’esposizione si articola in due sale, un soppalco ed un interrato, in uno spazio estremamente raffinato dove le fotografie di Niccolò Biddau ben si collocano e trovano la loro naturale disposizione. Nelle prime due sale si possono ammirare le immagini della città di Milano, nel soppalco e nell’interrato le fotografie nel “viaggio” dell’industria italiana.
Niccolò Biddau. Le forme rivelate, a cura di Giovanni Pelloso, Milano, 29 ARTS IN PROGRESS gallery in Via San Vittore 13 fino al 6 aprile.
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