L’estro di Ang Lee valorizza le turbolente vicende di un giovanissimo eroe (lo interpreta un attore sconosciuto e bravo, Joe Alwyn), che in pochi giorni di licenza in patria, lontano dal sangue della tragedia irachena, attraversa le emozioni della famiglia, dell’amore, della disillusione. Esposto come icona nazionale, da un tycoon senza scrupoli, al pubblico di un grande match sportivo, finirà per ritrovare se stesso nel rifiuto di un mondo che non riconosce più. Nonostante gli affetti
Il racconto filmico delle complesse vicissitudini di un soldato assume un valore inedito se le riprese sono affidate all’estro di Ang Lee. Ecco come, dal romanzo di Ben Fountain, il regista taiwanese è in grado di sviluppare una riflessione concreta e toccante nel suo Billy Lynn – Un giorno da eroe. Dallas, 2004: accompagnato dal suo glorioso reparto Bravo, il diciannovenne texano Billy Lynn (Joe Alwyn) torna per qualche giorno negli Stati Uniti con una medaglia ottenuta in seguito a un atto eroico durante il conflitto in Iraq. Nel trambusto dei media e delle manifestazioni sportive per celebrare l’evento, lo sguardo del giovane si alterna tra il ricordo della propria traumatica esperienza in battaglia e il groviglio informe di percezioni della guerra, per lui non sempre comprensibili, a cui assiste in patria. Il suo momentaneo ritorno si rivela forse l’occasione di definire più da vicino il suo mestiere e sé stesso.
Una volta adattato il testo di partenza nella sceneggiatura di Jean-Christophe Castelli, Ang Lee cerca un solido dialogo con lo spettatore, quindi sottopone ogni strumento tecnico e artistico a un meticoloso labor limae. Il punto di vista di Billy da un lato accompagna gli snodi narrativi, dall’altro incontra e lascia spazio all’interiorità degli altri personaggi. Così la robustezza morale del sergente del plotone s’intreccia con le storie personali dei commilitoni, di fronte all’animo pacifista e tormentato della sorella del protagonista (Kristen Stewart) e contro il cinismo di un miliardario sportivo (Steve Martin). Tutti simboli ben precisi, espressi da un linguaggio tanto pacato quanto puntuale, in un certo senso tangibile nella realtà dei dialoghi, anche nei momenti di maggior tensione. Lontano da qualsiasi giudizio e da un’esaltazione patriottica scontata, il discorso di Lee mette a nudo prima di tutto le vulnerabilità del ragazzo e dei suoi compagni, indagando sulle loro motivazioni e sulla loro posizione sociale, senza mai escludere il rispetto per la dimensione umana nelle sue sfumature più profonda.
La maturità dell’opera s’intona con l’impegno dell’intero cast, in cui, accanto alla sensibile interpretazione di Alwyn, spiccano le vesti insolite di Vin Diesel, qui saggio e benevolo sergente, e la bassezza che Steve Martin riproduce con notevole efficacia nel suo ruolo. Racchiusi spesso nei contorni di controcampi, quasi rivolti non a caso in macchina, gli attori rafforzano quel legame comunicativo oltre lo schermo, ricercato con insistenza dal regista.
La storia di Billy Lynn non si accontenta di risposte immediate o facili. Nelle sequenze compare la raffigurazione di un contesto storico definito, ma la disquisizione di Lee intende scavalcare i confini e lasciare un consiglio prezioso per la nostra attualità: qualunque sia la considerazione sugli episodi rappresentati, si dovranno sempre smantellare i limiti della superficialità. In mezzo, e al di là delle inquadrature, Ang Lee di sicuro lo fa.
Billy Lynn – Un giorno da eroe di Ang Lee, con Steve Martin, Joe Alwyn, Vin Diesel, Kristen Stewart, Garrett Hedlund, Chris Tucker, Beau Knapp
Tiziano Bertrand