Nonostante un cast di comprimari fastoso (Whitaker, Freeman, Bassett, Nyong), “Black Panther”, il nuovo tassello “tutto nero” che si aggiunge al sempre più variegato Marvel Cinematic Universe, non funziona. Per l’assenza di idee veramente originali, la piattezza dei due “eroi” (va detto che già l’originale su carta non era gran che) e l’eccessiva diligenza del giovane regista allo stile della maison
Marvel Goes Black? Sì, magari. Black Panther, il nuovo tassello aggiunto al sempre più variegato mosaico del MCU (il Marvel Cinematic Universe, ovvero la trasposizione in serie sul grande schermo di albi e personaggi della casa editrice), è un vero tripudio kitsch, e anche la dimostrazione che, almeno a Hollywood, non sempre i soldi fanno la felicità.
Ed è un peccato, perché il giovane Ryan Coogler, primo afroamericano alle prese con un cinecomic made in Stan Lee, finora si era difeso più che bene, tra opere prime interessanti come Prossima fermata Fruitvale Station e ottime riletture di mostri sacri come il seguito/spin off della saga di Rocky Creed – Nato per combattere. Eppure, nonostante la terza presenza su tre del suo attore feticcio, quel Michael B. Jordan che di entrambe le pellicole era il protagonista pressoché assoluto (in Creed reggendo addirittura il gioco di un Sylvester Stallone a livelli monumentali), il terzo round della coppia è di quelli da ko.
Innanzitutto zoppica il cast, nonostante qualche grande nome a rinfarcire i titoli di testa: Chadwick Boseman è un eroe piatto e abbozzato quanto il suo antagonista, il mascelluto Michael B. Jordan, ex marine col ciuffo, credibile ancora meno dell’hobbit Martin Freeman ai comandi di un’astronave, o di Andy Serkis che fa l’imitazione del Joker di Nolan e Ledger. Accanto a loro, Angela Bassett è lontana anni luce dai gloriosi tempi di Strange Days e del biopic su Tina Turner che le valse un Golden Globe e una nomination all’Oscar, così come non incidono Lupita Nyong’o (che pure una statuetta l’ha vinta per 12 anni schiavo), Daniel Kaluuya (rivelazione dello scorso anno con l’horror Scappa – Get Out) e perfino l’eterno Forest Whitaker, schiavo dello stesso personaggio (il vecchio nero saggio tormentato dal senso di colpa e in cerca di riscatto attraverso il sacrificio) da almeno cinque o sei sceneggiature.
Peccato, soprattutto perché in fin dei conti Black Panther è un’occasione appena sfiorata e poi mancata in pieno: quella di approfittare di un’ambientazione inedita come quella centroafricana, con il suo bagaglio di cultura, estetica e immaginario, e mescolarla allo stile asciutto e intelligente di un regista giovane, per raccontare qualcosa di diverso per stile visivo, trama e caratterizzazione. Invece il film di Coogler non riesce a non allinearsi diligentemente alla tradizione che vuole, in casa Marvel, personaggi efficacissimi nei film “di gruppo”, ma pronti a sgonfiarsi inesorabilmente (salvo rare eccezioni, come il primo Captain America o l’ultimo Spider Man) non appena hanno il palcoscenico tutto per sé.
Per quanto i presupposti non fossero dei migliori, vista la pochezza del protagonista anche nella versione cartacea, in tutta la pellicola non c’è una sola idea degna di nota, non una sola scelta che valga la pena ricordare, se non qualche scena d’azione e inseguimento esteticamente ineccepibile ma ormai vista e rivista. Capita piuttosto che anche i pochi spunti promettenti di tutto il baraccone (la ritualità e il legame col mondo animale, il rapporto tra padre e figlio, gli uomini-gorilla delle montagne e le donne guerriere) finiscano seppelliti irrimediabilmente sotto una trama pretestuosa, dialoghi che paiono scritti sul diario da un undicenne un po’ tamarro (“Wakanda Forever”? Eddai, su) e costumi e coreografie di lotta a metà tra i Power Rangers, James Bond e la versione per Broadway del Re Leone.
Così, mentre la critica e gli spettatori a stelle e strisce già gridano al miracolo davanti a questa carnevalesca Africa da cartolina in technicolor, ai fans dei cinecomics con un quoziente intellettivo appena dignitoso non resta che aspettare in sicurezza l’ennesimo frullatone multivitaminico, quell’Avengers: Infinity War i cui primi trailer sono bastati a sbaragliare ogni concorrenza più o meno maldestra (ogni riferimento a Justice League è puramente casuale): e ad alimentare un hype, speriamo, stavolta più che giustificato.
Black Panther di Ryan Coogler con Chadwik Boseman, Michael B. Jordan, Martin Freeman, Angela Bassett, Forest Whitaker, Lupita Nyong’o, Daniel Kaluuya, Andy Serkis.