“Bombshell – La voce dello scandalo” di Jay Roach, regista di vari film sulla politica negli Usa e di un biopic su Dalton Trumbo, ha dalla sua molte armi, oltre al ritmo incalzante e alla lucidità da reportage d’inchiesta: le brillanti protagoniste e il loro ottimo avversario (John Lithgow), un truccatore da Oscar e un soggetto di attualità e forza polemica. Il crollo di Roger Ailes, fino al 2016 potentissimo Ad del network televisivo Fox, vera roccaforte dell’informazione americana repubblicana e conservatrice
Hollywood alla guerra del #metoo, ed era ora. Fin qui l’industria del cinema americana, vero epicentro dell’ondata di scandali legati a molestie sessuali sul luogo di lavoro (il caso Weinstein, Kevin Spacey…) si era limitata paradossalmente ad affrontare su pellicola la questione in maniera indiretta e in modalità rigorosamente politically correct. Messaggi più o meno velati di empowerment del cosiddetto “sesso debole”, ribaltamento ironico di alcuni cliché e più spazio a ruoli femminili da protagonista, anche in generi e filoni da sempre a trazione quasi esclusivamente maschile come fantascienza e action movies (vero Marvel e soci?).
Bombshell – La voce dello scandalo, distribuito in Italia in aprile su Amazon Prime e nelle sale post-Covid dal 1 luglio, sceglie invece di schierarsi apertamente in prima linea senza tanti complimenti, raccontando il crollo di Roger Ailes, amministratore delegato fino al 2016 del network televisivo Fox, cuore dell’informazione a stelle e strisce d’impronta repubblicana e conservatrice. E lo fa con i pezzi da novanta, mettendo innanzitutto in campo un tris di attrici di prim’ordine: Nicole Kidman, Charlize Theron e Margot Robbie, in apparenza passato, presente e futuro della più classica bionda hollywoodiana da grande schermo, hanno in realtà da tempo abituato il loro pubblico a ruoli battaglieri e a trasformazioni al limite della riconoscibilità, optando sempre di più per progetti borderline, in grado di mettere in luce un talento recitativo ben al di là del mero aspetto fisico.
D’altro canto lo stesso regista Jay Roach, non esattamente un nome di prim’ordine, è comunque quel che si potrebbe definire un veterano del cinema politico statunitense: dopo un esordio trionfale nella commedia demenziale grazie alle saghe di Austin Powers e Ti presento i miei, il suo curriculum vira deciso verso un’analisi sempre più lucida e spietata del sistema elettorale americano con Recount (film tv sulla controversa elezione di G. W. Bush nel 2000 contro Al Gore), Game Change (sulla sfida Mc Cain-Obama, con Ed Harris, Julianne Moore e Woody Harrelson), la commedia Candidato a sorpresa con Will Ferrell, e i due biopic L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo e All the Way, entrambi con Brian Cranston, la star di Breaking Bad, nel ruolo di protagonista.
Come i suoi precedenti, dunque, anche Bombshell è una girandola di volti, nomi e battute, dal ritmo incalzante e nel contempo dalla freddezza di un reportage d’inchiesta, come se, a garantire l’empatia verso le tre più o meno algide protagoniste, bastasse la forza della tematica affrontata. Così facendo, però, il maggior pregio del film di Roach finisce per essere anche il suo peggior difetto: la mancanza di ogni slancio retorico, per certi versi sacrosanta, rende molto difficile un qualsiasi coinvolgimento emotivo per spettatori non particolarmente sensibili in partenza agli argomenti trattati.
Va detto però, a onor del vero, che in alcuni momenti delle quasi due ore di proiezione è difficile restare del tutto impassibili. Per buona parte è grazie all’innegabile impegno dei suoi interpreti, dal gigantesco (in tutti i sensi) antagonista John Lithgow/Roger Ailes a una Margot Robbie sempre più attenta a donare ai suoi personaggi momenti e sfumature mai banali, fino alla quasi irriconoscibile (premio Oscar al truccatore del film Kazu Hiro) Charlize Theron, qui anche co-produttrice con la sua Denver And Delilah Productions. A restare inaspettatamente un passo indietro è Nicole Kidman, le cui parti, tra buchi di sceneggiatura ed eccessi di botulino, risultano le meno convincenti di tutto il racconto. Una sorpresa, sì, ma fino a un certo punto: se all’esperta attrice australiana toccano, da copione, soprattutto i passaggi più frenetici legati agli aspetti processuali della vicenda, la vera forza di Bombshell è piuttosto nei momenti in cui il ritmo rallenta mostrando, in minuti che paiono non finire mai, l’opulenza viscida e arrogante del potere.
Bombshell – La voce dello scandalo di Jay Roach, con Nicole Kidman, Charlize Theron, Margot Robbie, John Lithgow, Kate McKinnon, Mark Duplass