Dall’1 al 3 aprile lo spazio Base di via Bergognone a Milano, ricavato dall’ex Ansaldo, inaugura i suoi 6.000 mq dedicati alla cultura e alla…
Dall’1 al 3 aprile lo spazio Base di via Bergognone a Milano, ricavato dall’ex Ansaldo, inaugura i suoi 6.000 mq dedicati alla cultura e alla creatività, ospitando Book Pride, fiera dell’editoria indipendente che ha esordito l’anno scorso con ottimi risultati; 20.000 presenze e la partecipazione di 124 marchi editoriali. Un successo che altre fiere librarie milanesi non hanno mai raggiunto in passato. Quest’anno la manifestazione ospiterà 150 editori che attraverso Book Pride e non solo, cercano di sopravvivere in un mercato sempre più difficile e minacciato dalle grandi concentrazioni. Una sorta di militanza editoriale che può essere riassunta in una frase contenuta nel Manifesto dell’Osservatorio degli editori indipendenti.
“Il nostro lavoro è un osservatorio sulla conoscenza, sulla grammatica italiana, sull’ibridazione linguistica, sul presente nel quale viviamo. E col nostro lavoro, nel cambiare un aggettivo, nel correggere un refuso o nel lasciarlo persistere, nel preferire un congiuntivo o un’altra punteggiatura prendiamo una posizione”.
Qual è allora il presente editoriale nel quale viviamo e quali sono gli aggettivi, i refusi, i congiuntivi sui quali prendere una posizione? Lo chiediamo ad Andrea Palombi, direttore di Nutrimenti, e organizzatore di Book Pride.
“Restando alla metafora, mi vien da dire che la prima ricchezza culturale di un Paese è il suo repertorio linguistico, vale a dire la varietà e la ricchezza di idiomi e di possibilità espressive dei suoi territori, una constatazione particolarmente vera per l’Italia. Allo stesso modo, la varietà e ampiezza della realtà editoriale permette di garantire la sopravvivenza di voci diverse, la frequentazione di angoli visuali della realtà, magari atipici, ma sempre significativi. Insomma, il rischio vero, strettamente legato alle concentrazioni editoriali, è quello dell’impoverimento, dell’omologazione, della riduzione ad un unico punto di vista, e ad una minore varietà di scelte stilistiche e linguistiche. E quindi anche della perdita delle specificità di una cultura, di una comunità linguistica. Conseguentemente, la prima cosa da difendere è quel ricco e variegato mondo di piccoli e medi editori nato e cresciuto in Italia in particolare a partire dagli anni Novanta. Per questo Book Pride vuole essere un caposaldo, un antidoto contro questo male che oggi rappresenta, anche nel nostro Paese, una minaccia concreta. Vuole dare visibilità al ricchissimo mondo dell’editoria indipendente italiana, che non di rado garantisce una produzione di alta o altissima qualità e soprattutto svolge una funzione di ricerca e di scouting fondamentale per l’intero sistema. Tanto che, vale la pena di sottolinearlo, della perdita o della riduzione del vasto arcipelago dell’editoria indipedente, soffrirebbero anche i grandi gruppi editoriali”.
Come verrà rappresentato il vasto arcipelago dell’editoria indipendente nella nuova edizione di Book Pride? Lo chiediamo a Isabella Ferretti, cofondatrice del marchio editoriale “66thand2nd”, e membro di Odei.
“La seconda edizione della Fiera dell’editoria indipendente Book Pride si svolgerà’ all’insegna dell’Equosistema, concetto declinato in diverse sfaccettature attraverso le presentazioni organizzate dalla stessa fiera. Il programma include presentazioni “istituzionali” destinate al grande pubblico, un fitto calendario di incontri per gli operatori professionali e infine una ricca gamma di presentazioni organizzate da editori individuali partecipanti alla fiera. Con riguardo al primo gruppo di eventi, il punto di partenza obbligato è lo stato del mercato editoriale, segnato negli ultimi mesi da una molteplicità di operazioni di consolidamento societario, tra cui spicca la fusione Mondadori/Rizzoli, recentemente autorizzata dall’autorita’ antitrust a fronte della cessione dei marchi Bompiani e Marsilio. Si discuterà del rapporto tra libri e cultura, della tenuta della Legge Levi e della proposta di legge che l’Odei promuove in Parlamento, dei rapporti con gli altri soggetti della filiera – promotori, distributori, librai.
Affrontare il tema dell’equità significa poi guardare ai disequilibri economici mondiali e all’impatto che essi hanno sul vivere contemporaneo. Dal rapporto tra Islam e Occidente alla condizione dei rifugiati nel nostro territorio fino all’analisi del rapporto tra libertà e sicurezza di fronte alla emergenza del terrore mondiale.
Si parlerà di come la digitalizzazione dei contenuti letterari e della informazione incide sulle abitudini di lettura e verranno presentati anche i dati del rapporto ISTAT sul mercato editoriale.
Il calibro degli ospiti, tra cui si possono citare Antonio Manzini, Gad Lerner, Lidia Ravera, Frank Westerman, Massimo Giannini, Wu Ming, Peter Gomez, Pierò Dorfles, e tanti altri, promette di riservare al pubblico incontri di livello alto su questioni sentite e attuali.
A rendere ancora più appetibile la partecipazione, le numerosissime presentazioni organizzate dai singoli editori, che danno il senso immediato della varietà dei progetti offerti dalla rete dell’editoria indipendente, all’insegna della tutela della bibliodiversita’, un valore importante per la cultura italiana, che gli associati ODEI si propongono di tutelare”.
Per capire come un editore indipendente crea il proprio catalogo, Elisabetta Torrani, direttrice generale di “Nottetempo”, ha ideato un gioco, già noto in ambiente calcistico, che si chiamerà Fanta-book: sarà aperto ai visitatori, e tutti potranno diventare editori per un giorno.
Elisabetta ci racconta com’è nata l’idea di Fanta- book.
“In uno degli incontri del comitato editoriale di Odei, mentre preparavamo il programma di Book Pride, scherzavamo sul Fantacalcio, uno scambio di battute su come era andata con i giocatori che Gino Iacobelli e Giulio Calella avevano schierato quel week end.
Il collegamento è stato immediato: perché non pensare a un gioco simile per Book Pride?
E’ così che mi è venuta l’idea del fanta-book. I giocatori anziché sulla squadra ideale, devono puntare sul catalogo ideale. E come si fa ad attribuire dei voti ai libri? Nell’incertezza mi sono chiesta: cosa fa il successo di un catalogo? La capacità di scegliere dei buoni manoscritti, e poi naturalmente le vendite. Per gli editori scegliere i libri è una questione di gusto, che dipende anche dalle conoscenze che si hanno sul mondo degli autori. Il successo invece dipende dal numero di lettori che leggeranno il libro. E allora, tornando al gioco, come era possibile rappresentare questi due elementi che fanno il successo di un editore?
Per rappresentare i “manoscritti” ho pensato a una lista di titoli proposti dagli editori che espongono a Book Pride, uno per ogni editore presente. In questo modo si è formato un super catalogo, centosette libri di tutti i generi: narrativa, saggistica, libri per bambini, poesia. Il singolo giocatore dovrà scegliere 10 titoli da questo super catalogo e in questo modo proporre un propria linea editoriale, cioè diventare idealmente un “piccolo editore”.
Ovviamente era necessario trovare un meccanismo di valori che, calcolati, portassero a un punteggio e quindi al vincitore. Dovevo dare quindi un valore alle scelte ideali dei giocatori.
Ho immaginato di paragonare i titoli scelti da ogni giocatore a due classifiche di riferimento: quella composta con le scelte dei librai, persone esperte e appassionate, e quella delle vendite di quegli stessi libri del super catalogo durante Book Pride.
Ogni titolo scelto dai giocatori vale un certo numero di punti, a seconda della posizione che occupa nelle due classifiche
In un gioco, come nella realtà editoriale, c’è anche un tocco di fortuna. C’è quando tutte le componenti combaciano: gusto, vendite e intuito. Così ho previsto un bonus, quando un titolo del catalogo del giocatore combacia per posizione con una delle classifiche.
Da quel momento ho iniziato a fare le simulazioni per verificare che il meccanismo funzionasse, calcoli su calcoli e schede catalogo. Alla fine il gioco funziona, è piaciuto alla direzione di Odei, che l’ha appoggiato e promosso, alla mia amica Antonella Porfido che ha disegnato il logo e agli editori e ai librai che hanno deciso di partecipare.
E’ vero, l’ispirazione viene dal Fantacalcio, e anche il fanta-book si aggiornerà man mano: ho messo a punto un ulteriore meccanismo di punteggio che applicheremo nella prossima edizione di Book Pride e altre versioni per l’on line e per il gioco in scatola”.