Una storia di vendetta scritta da un autore inventato per sbruffoneria: così Boris Vian firma il suo successo editoriale e, insieme, la sua condanna. “Sputerò sulle vostre tombe” si prende ogni libertà, offusca le scritture “serie” del suo autore, lo trascina in carcere e lo consacra nel pantheon dei dannati.
Ci sono alcuni libri che restano nascosti nei nostri ricordi, nel passato, che ci hanno incuriosito, tentato, ma che per un motivo o per l’altro non abbiamo mai letto. Forse l’opera minore di uno scrittore che amavamo molto, che prima o poi avevamo intenzione di leggere, e poi ce ne eravamo dimenticati, poi avevamo scordato anche l’autore, appannato nella nebbia di amori, interessi svaporati.
Così, quando è stato pubblicato Sputerò sulle vostre tombe di Boris Vian mi sono ricordata del clamoroso scandalo intorno al suo libro.
Nei primi anni della contestazione, Vian era un mito per enclave di giovani intellettuali che si davano arie di essere più raffinati, più curiosi della maggior parte dei compagni ottusi nelle loro ideologie, negli slogan. Questi ragazzi rivoluzionari, ma pieni di ansie, di domande, tiravano ispirazione nell’Esistenzialismo di Sartre, di Camus, nel surrealismo beffardo e giocoso di Raymond Queneau, che davano un delizioso frisson al cupo marxismo.
E per tutti questi grandi maestri francesi, il nume tutelare era proprio il dimenticato Boris Vian.
Chansonnier, jazzista, scrittore di romanzi sperimentali, inafferrabili, fantastici come Lo strappacuore e La schiuma dei giorni, pubblicato da Gallimard, che però vendevano poche copie; autore di pièce teatrali, traduttore di Raymond Chandler, Strindberg tra gli altri, Boris Vian godeva della stima di tutta l’intellighenzia parigina, finché non fece uno scivolone clamoroso, per leggerezza, per fare lo sbruffone.
Un amico proprietario della casa editrice Le Scorpion era alla caccia di uno scrittore americano che avesse firmato un romanzo hot e non riusciva a trovarne uno come diceva lui; così Vian gli propone di scriverglielo lui e meglio di un americano e in un paio di settimane.
Sputerò sulle vostre tombe esce nel ‘46 sotto lo pseudonimo di Vernon Sullivan.
Nella prefazione si dice che l’autore è un nero dalla pelle bianca che compie un’atroce vendetta contro i bianchi veri e che quanto al contenuto ‘vi si deve vedere una manifestazione del piacere della vendetta in una razza, checché se ne dica, tuttora oppressa e terrorizzata, una specie di esorcismo di fronte al potere dei bianchi ‘veri’, allo stesso modo in cui gli uomini del Neolitico dipingevano bisonti colpiti dalle frecce per attirare la loro preda nella trappola, un disprezzo considerevole della verosimiglianza come pure delle concessioni al gusto pubblico.
Sputerò sulle vostre tombe ha un successo clamoroso, suscita uno scandalo enorme e viene censurato. Boris Vian, che si passa per traduttore di Sullivan, viene accusato di esserne l’autore, nonostante continui a negare, viene processato, condannato per offesa alla morale e incarcerato. Il romanzo diventa un best-seller, l’unico di Vian ad avere successo, ma intanto s’è bruciata la fama di intellettuale puro.
Ed è forse per questo che negli anni ‘70 non lo si leggeva più. Il colmo della beffa, se vogliamo essere carogne come Vernon Sullivan, Boris Vian muore di infarto durante la prima del film tratto dal suo noir scandalo.
E adesso finalmente abbiamo in mano Sputerò sulle vostre tombe, pubblicato da MarcosyMarcos.
La paura che sia orrendo è grande.
E invece non è niente male. Forte, violento, ben scritto, trasgressivo, sesso-droga-jazz, sghignazzante. Val la pena.