Bruno De Toffoli. La forma dello spazialismo scultoreo, tra astrattismo e concretezza formale

In Arte

La Fondazione Alberto Peruzzo di Padova presenta “Bruno De Toffoli. L’avventura spazialista”, a cura di Luca Massimo Barbero. Un viaggio alla riscoperta del mondo dell’artista trevigiano, allievo di Arturo Martini a Venezia e firmatario con Lucio Fontana del Manifesto dello Spazialismo per la televisione, attraverso nove importanti opere provenienti dalla Collezione Intesa Sanpaolo, disegni inediti e un dialogo rinnovato con la collezione della Fondazione.

Bruno De Toffoli. L’avventura spazialista, a cura di Luca Massimo Barbero presso la Fondazione Peruzzo di Padova, racconta, in un percorso ricco di suggestione e fascino, l’opera di un artista veneto da riscoprire e valorizzare. Le porte della Fondazione Peruzzo si aprono sulla magnificenza di nove sculture monumentali di Bruno De Toffoli (1913-1978) pronte ad accogliere il visitatore in una sede espositiva suggestiva, la chiesa sconsacrata di Sant’Agnese, un edificio originario del XII secolo. Le sculture hanno un sentore quasi sacrale che ben si sposa con l’ambiente circostante, valorizzate al massimo in un spazio dall’ampio respiro che valorizza la figura artistica di Bruno De Toffoli, allievo di Arturo Martini a Venezia e firmatario con Lucio Fontana del Manifesto dello Spazialismo per la televisione nel 1952.

Nove sculture provenienti dalla Collezione Intesa Sanpaolo che si arricchisce in mostra di un album di disegni inediti realizzati dall’artista tra il 1965 e il 1968 e che si mostra al pubblico per la prima volta.
Il numero nove nella simbologia dei numeri significa “miracolo”, qualcosa di spirituale e di elevato che, all’interno di un luogo di culto ora adibito a sale espositive, risuona in maniera concordante con la scelta espositiva in cui l’occhio è accompagnato tra le forme, le sinuosità e il gioco di luci delle opere stesse che indagano l’avventura spazialista che emerge nel gruppo scultoreo.
“La presenza delle opere di Bruno De Toffoli negli spazi espositivi della Fondazione Peruzzo costituisce un’occasione unica per il pubblico di avvicinarsi e conoscere questo nucleo importante di sculture raramente esposte e qui riunite grazie al prestito concesso da Intesa Sanpaolo”, sottolinea Luca Massimo Barbero. “È questa un’occasione con duplice valenza e importanza. Da un lato si presenta al visitatore un corpus fondamentale di opere realizzate da questo artista trasversale, meno noto al grande pubblico e protagonista della scultura spaziale. Dall’altro lato, questa occasione mi ha dato la possibilità di creare un dialogo ideale e concettuale con artisti come Fontana, Manzoni, Crippa, Scheggi, Vedova, e altri protagonisti delle collezioni appartenenti alla Fondazione Peruzzo. Come un cannocchiale prospettico, l’aula principale ci conduce verso gli spazi espositivi che non sono solo un luogo dedicato all’arte, ma un cantiere vitale e multiforme di studio, di crescita e di riscoperta. Il percorso è un nuovo allestimento introduttivo alle collezioni della Fondazione Peruzzo, che dà la possibilità di presentare un’offerta sempre nuova di opere. Un approfondimento specifico delle tantissime tematiche, ricerche e movimenti che la Fondazione valorizza tramite la fruizione da parte del pubblico”.

Le sculture prodotte da Bruno De Toffoli raccontano mondi ancestrali, antiche amebiche forme senza tempo che si muovono nello spazio come nuvole, come vapori e si spostano prendano possesso dell’aria attorno tra ascese verticali e distensioni orizzontali, tra linee guizzanti e azzardi formali che ne diventano l’interpretazione formale della scultura spazialista. Rilievi totali che si ergono ed esortano al “superamento della pittura, della scultura, della poesia e della musica, per arrivare a un’arte basata sull’unità del tempo e dello spazio” come riportato dagli spazialisti.
Le forme si fanno bizzarre, teatrali e il movimento è la condizione della materia come principio per comprendere l’Universo. Il classico blocco scultoreo finisce di esistere per lasciare lo spazio ad un’entità che si fa autonoma e per nulla statica, ma dinamica e viva; la scultura diventa parte integrante dello spazio che la circonda, un’opera che non solo occupa un volume, ma interagisce con l’ambiente.
De Toffoli ha sperimentato materiali e forme che suggeriscono dinamismo e leggerezza, nonostante la solidità della materia, le superfici levigate dalle linee fluide, creano una piacevole sensazione di continuità con lo spazio circostante.

L’artista non considera la scultura come un’entità isolata, ma un elemento che interagisce tra i pieni e i vuoti, capace di dialogare con lo spazio in cui è collocata, così avviene con la luce e l’ombra che determinano la sua ricerca artistica per creare effetti dinamici andando oltre la tridimensionalità creando opere che si espandono nell’ambiente.
Le sue forme astratte evocano spesso il mondo naturale e cosmico richiamando curve organiche e geometrie fluide tra equilibrio e leggerezza tra temi esistenziali e cosmici, dove l’uomo vive tra movimento ed energia. Nei disegni esposti per la prima volta in 21 fogli in cui si racconta l’evoluzione delle opere di De Toffoli dal 1958 al 1965, continua la ricerca di De Toffoli tra sculture e creazioni di città del futuro che rivelano un tratto sicuro in cui il monocromo segno emerge tra luci e ombre a testimoniare la grande ricerca compiuta dall’artista. Un’immersione quasi fantascientifica che si ritrova in molta letteratura degli anni ’50 come archi di collegamento tra un presente troppo stretto legato ad un passato da superare e un incontro tra il futuro che si dovrà vivere.

Nella seconda parte della mostra è stato creato un dialogo tra artisti e opere della collezione che approfondiscono il mondo e l’ambiente in cui Bruno De Toffoli ha operato.
Si veda inoltre l’interessante dialogo ideale che viene proposto tra Bruno De Toffoli e le opere di Vinicio Vianello, altro artista che firmò il Manifesto Spaziale del 1952, che continua nelle opere in aerografo e china che ricordano le scie dei razzi, come una sorta di nuova scrittura visiva nei cieli pronti ad esplorare lo spazio negli anni a seguire con echi di calligrafie orientali tra segno e graffio sulla tela. Si assapora poi nell’esposizione il mondo culturale tra gli anni ’50 e ’60 del Novecento con opere di artisti che ruotano attorno alla rivista milanese di Azimuth e il percorso visivo continua con Agostino Bonalumi, Roberto Crippa, Dadamaino, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Jean-Paul Riopelle, Paolo Scheggi, Jaroslav Serpan, Antoni Tàpies e Emilio Vedova.

Bruno De Toffoli è un artista da (ri)scoprire con le sue sculture da vivere appieno nello spazio espositivo in cui lasciarsi coinvolgere e assaporare lasciandosi immergere tra levigate carezze visive e sensazioni sinestetiche della presenza accesa e viva delle sue configurazioni, delle sue luci, delle sue ombre e del suo mondo tra visioni astratte e concretezze formali.

Bruno De Toffoli. L’avventura spazialista, Fondazione Alberto Peruzzo, ex chiesa di Sant’Agnese, Padova, fino al 4 maggio 2025

Tutte le immagini: Bruno De Toffoli, l’avventura spazialista, ph © Ugo Carmeni 2024

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