Canemorto sfreccia a Bologna con ‘The Painting race’

In Arte

In questi giorni in cui Bologna diventa la capitale italiana dell’arte contemporanea con ArteFiera e Art City, Cultweek vi consiglia una corsa da Alchemilla per ‘The painting race’, la mostra del giovane collettivo Canemorto a cura di Antonio Grulli. Un allestimento che mette in scena sei “quadri radiocomandati” provvisti di ruote, disposti all’interno di un circuito chiuso che attraversa tutte le sale dello spazio espositivo, per rendere esplicite le dinamiche e le competizioni del mondo dell’arte

Allacciate le cinture di sicurezza, perchè i Canemorto hanno inaugurato a Bologna The painting race. La settimana dell’arte bolognese è ufficialmente iniziata: giovedì scorso, all’interno degli spazi di Alchemilla in via Santo Stefano 43, abbiamo assistito a un opening sfrecciante che ha di poco preceduto gli intensi giorni di Arte Fiera nell’ambito di Art City. Se le aspettative sono quelle di vedere una tradizionale mostra in occasione della fiera, vi comunichiamo già che non è questo il caso: siamo di fronte a un progetto bizzarro, divertente e brillante in pieno stile Canemorto, a cura di Antonio Grulli. Famosi per i loro interventi irriverenti e ironici, tra i pochissimi artisti ad essere rispettati sia nel mondo del writing, dal quale provengono, sia in quello dell’arte contemporanea, i Canemorto sono sempre abili nel creare situazioni che possano toccare pubblici e ambienti differenti.

Canemorto, Scuderia Post Espressionismo, tecnica mista, 2024


In un clima di grande serietà e talk intellettuali svolte all’interno della quarantasettesima edizione di Arte Fiera, il trio di artisti vuole trasmetterci un po’ di spensieratezza e farci tornare bambini. E qual è l’attività preferita dei bambini? Giocare, specialmente con le macchinine se nati tra gli anni ’80 e ‘90.
Entrati dalla porta principale dello spazio, ci imbattiamo in una gigantesca pista da corsa cementificata che si snoda per i saloni del palazzo. Un lungo serpente che si mangia la coda, fatto di ampie curve e strettoie, striscia sul pavimento stringendosi in prossimità delle porte e allargandosi dove trova più respiro. Un’operazione artistica di grande impatto visivo che ci rimanda a una serie di riflessioni sulla ciclicità e l’eterno ritorno. Al suo interno corrono sei macchinine radiocomandate, pilotate da chi desidera cimentarsi nella competizione. Non si tratta di semplici macchinine, bensì di dipinti motorizzati. Due tele incastrate in un’unica cornice di legno, affinché siano visibili entrambe, sono lo scheletro dei veicoli. ‘La prima competizione mondiale di dipinti motorizzati’ cita la locandina dell’evento. Sei macchinine, sei scuderie, ognuna ispirata a un genere pittorico diverso: ritratto, paesaggio, post-espressionismo, natura morta, realismo magico e neo-astrattismo. Sei generi, o correnti storico-artistiche che si sono susseguite e in alcuni casi hanno convissuto nella scena culturale, finalmente si sfidano in pista per decretare chi è la più forte. Ognuna con una tradizione più che rispettabile, sta al pilota scegliere con chi gareggiare. Quest’ultimo dovrà seguire la propria macchinina lungo tutto il percorso, e rincorrere (letteralmente) la pittura è un’azione pregna di significati simbolici.

Canemorto, The Painting Race, Installation view presso Alchemilla


Il luogo si presta molto bene per l’evento, incarnando allo stesso tempo un paradosso che si sposa perfettamente con l’identità degli artisti. Siamo all’interno dei saloni affrescati nel ‘700 dello splendido Palazzo Vizzani, dove nel 2019 nasce l’associazione culturale non- profit Alchemilla, che ospita residenze periodiche e studi d’artista. I Canemorto riescono a trasporre una poetica underground colma di brillante ironia all’interno di uno spazio istituzionale fortemente connotato.
Alle pareti sono appese grandi stoffe raffiguranti personaggi antropomorfi: fusioni di figure umane e automobili, quasi un’utopia futurista decantata da Marinetti. Realizzati in tessuto maneggiato con la candeggina, gli arazzi scendono dalle pareti delle sale principali e ricordano gli striscioni delle vere competizioni automobilistiche. Questo rally di arte contemporanea che fonda le sue radici nella tradizione novecentesca non ci vuole solo fare divertire, ma anche riflettere.

Canemorto, The Painting Race, installation view presso Alchemilla


Non possiamo fare a meno di ragionare sul concetto di competitività in uno dei contesti più adatti per farlo. Non solo siamo all’interno di un ambiente iper-competitivo come quello dell’arte, ma siamo anche nella città che ospita uno degli eventi più competitivi dell’anno per il settore: una fiera. Quella di Bologna è inoltre la fiera d’arte più vecchia d’Italia, che con grande orgoglio quest’anno compie mezzo secolo. Possiamo considerarla una citazione o una contingenza casuale, ma entrando negli spazi di Alchemilla percepiamo un sentore di competitività e voglia di primeggiare non indifferente, lo stesso che si percepisce nel mondo dell’arte contemporanea. In questi giorni assistiamo a continue gare su tutti i livelli, tra chi compra le opere più costose, chi espone con la galleria migliore, chi realizza i lavori che vanno per la maggiore, persino chi conosce più persone. I Canemorto riescono a rendere tutte queste competizioni esplicite con la loro operazione, dove finalmente collezionisti, artisti, critici, curatori e chiunque lo desideri, può sfidarsi apertamente nel circuito.

Canemorto, The Panting Race, a cura di Antonio Grulli. Alchemilla, Bologna, fino al 16 marzo 2024.

In copertina: Canemorto, The Painting Race, Installation view presso Alchemilla

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