2015, boom del cinema italiano: nuovi film per Archibugi (qui sotto) e Comencini, Maraviglioso Boccaccio dei Taviani apre il poker di big che punta a Cannes
Strano anno, il 2014 (almeno per il cinema italiano): l’evento di gran lunga più importante è stato l’Oscar vinto da La grande bellezza, ovvero… da un film uscito nel 2013! Il 2014 è stato un po’ “parassita” nei confronti dell’anno precedente, se pensiamo che nei primi mesi sono usciti in Italia due gioielli come Nebraska di Payne e A proposito di Davis dei Coen, passati, come il film di Sorrentino, a Cannes nel 2013! Fermi restando i trionfi delle sorelle Rohrwacher a Cannes e Venezia (con Le meraviglie e Hungry Hearts, poi uscito in sala nel 2015!), è stato un anno di transizione. Il 2015 invece promette botti. Vediamo perché, partendo dalle possibili candidature al festival più importante del mondo, quello di Cannes.
Premessa: Cannes ha da sempre una regola non scritta secondo la quale gli ex vincitori partecipano quasi “di diritto”, e con una clausola – quella, pare, ufficiale – che permette loro di decidere se passare in concorso o no. Cioè Paolo e Vittorio Taviani (vincitori della Palma d’oro nel 1977 grazie a Padre padrone) con Maraviglioso Boccaccio e Nanni Moretti (vincitore per La stanza del figlio nel 2001), col nuovo film al momento intitolato Mia madre, possono scegliere se correre per un clamoroso bis, riuscito a pochissimi registi, o recarsi sulla Croisette senza stress, in mezza vacanza.
Dovessimo azzardare un pronostico ora, diremmo Taviani fuori concorso, Moretti in concorso. Non sappiamo se dopo la vittoria a Berlino con Cesare deve morire, per molti versi inaspettata, i fratelli abbiano ancora voglia di competizione. Conosciamo invece la tempra di sportivo, l’agonismo di Nanni.
Tra l’altro, a Cannes Maraviglioso Boccaccio, ispirato al Decameron, non andrebbe in anteprima mondiale: l’uscita italiana è già prevista il 26 febbraio, e gira già il trailer. Però sull’uscita dei film nei paesi d’origine Cannes sa essere elastica, quando tiene al rapporto con l’autore: nel 2006 Il caimano di Moretti uscì in Italia il 24 marzo e fu lo stesso in concorso a Cannes, due mesi dopo.
C’è un’altra regola non scritta, ma raramente sovvertita: è difficile che Cannes metta in concorso 4 film dello stesso paese, a meno che si tratti di Francia o Stati Uniti (facile intuire il perché…). Resta però improbabile che il festival si lasci sfuggire Il cunto de li cunti di Matteo Garrone e Youth (titolo internazionale, in Italia dovrebbe chiamarsi La giovinezza) di Paolo Sorrentino. Garrone ha sfiorato due volte la Palma (Gran premio della giuria sia per Gomorra che per Reality) e ciò ha “quasi” lo stesso valore di una vittoria vera (due secondi posti fanno un primo).
Sorrentino con Il divo vinse “solo” il Prix du Jury (il più piccolo del palmarès) e La grande bellezza fu ignorato da una giuria poco in sintonia con l’Oscar, ma ha partecipato in concorso a Cannes con tutti i suoi film salvo il primo, L’uomo in più. Stiamo parlando di due registi che il festival ha adottato e considera propri campioni, e che prima o poi la Palma la vinceranno. Insieme a Moretti, Bertolucci, Bellocchio, Argento, tutti d’una generazione precedente, sono gli unici cineasti italiani di autentica dimensione internazionale.
Forse insistiamo troppo su Cannes, ma quel festival è fondamentale per uscire dai confini angusti di un cinema handicappato dalla lingua, dalle scarse risorse produttive, dall’ingerenza (anche politica) della tv e dal basso credito di cui il sistema-Italia gode all’estero. Per Alice Rohrwacher il premio ricevuto a Cannes è stato un (meritatissimo) terno al lotto, che le potrebbe permettere di entrare in quella ristretta schiera. La cosa, negli anni non è riuscita ad altre due donne quotate in Italia, Francesca Archibugi e Cristina Comencini, protagoniste anch’esse di questa prima metà del 2015.
La prima arriva ora nei cinema con Il nome del figlio, remake del francese Cena tra amici (vedi scheda sotto), la seconda ha terminato Latin lover, che nel cast ambisce a una dimensione europea, o quanto meno italo-ispanica, e speriamo che Marisa Paredes e Jordi Mollà gli garantiscano il successo nella penisola iberica. Altri due titoli forti di una prima metà di 2015 di vera eccellenza, che potrebbe riportare il cinema italiano a livelli da tempo irraggiungibili. Fino alla prossima crisi….
Per la cronaca: è quasi pronto anche un nuovo film di Marco Bellocchio, che dovrebbe intitolarsi Sangue del suo sangue e prosegue la saga “familiare” del regista, da Vacanze in Val di Trebbia a Sorelle mai. Sono quei film semi-sperimentali e super-liberi in cui Bellocchio fa rifluire i laboratori che tiene al festival di Bobbio e insieme racconta storie sue e di parenti, con un’originalità narrativa che ha pochi eguali nel cinema d’oggi. Sostanzialmente autoprodotto, non ha ancora una distribuzione e chissà dove andrà a cercarsi un pubblico. Ma è fin da ora il film italiano che abbiamo davvero voglia di vedere.