«Esiste una presenza, nell’oceano, che raramente cogli nelle ore di veglia, e che visualizzi meglio nei sogni. Mentre scivoli nel sonno, le tartarughe cavalcano la curva degli abissi, cercando respiro in superficie e ispirazione dal cielo». Così comincia il viaggio avventuroso ed entusiasmante che Carl Safina compie con il suo ultimo libro. La Tartaruga liuto diventa, in queste pagine, un paradigma di forte richiamo ecologico: l’assedio che l’uomo pone nei confronti dell’ultimo dinosauro sulla terra si può leggere come una parabola sulla nostra incapacità di rispettare la nostra stessa memoria.
È un racconto che ci porta negli infiniti abissi del tempo-spazio quello che Carl Safina compie ne Il viaggio della tartaruga, appena uscito da Adelphi.
‘Ultimo mostro rettiliano dal sangue caldo rimasto sulla Terra, tutta avvolta nella sua pelle, la Tartaruga Liuto, i cui antenati videro dominio e caduta dei dinosauri, è lei stessa quanto di più vicino ci sia a un dinosauro vivente’.
È un animale mastodontico, che può arrivare a pesare più di novecento chilogrammi: per seguire la sua storia, Carl Safina si è mosso nel tempo oltre che nello spazio.
Per capire le Tartarughe Liuto, ha viaggiato con chi ancora le venera, con scienziati che ne seguono le tracce grazie ai satelliti, e altri che le cacciano per fare soldi, per commerciarle, ammazzarle. Tali esperienze lo hanno portato faccia a faccia con animali, abitanti di villaggio, pescatori e con esperti che hanno messo in gioco la loro vita per il turbolento destino di questa specie.
Ma conoscere le Tartarughe Liuto significa soprattutto immergersi con loro nell’oceano infinito e incontrare cetacei, squali, tonni, e quei gladiatori dei Pesce Spada. Significa ascoltare l’antica saggezza delle lunghe storie di sopravvivenza di queste creature.
Viaggiare con le Liuto significa anche esplorare una fondamentale dicotomia presente negli oceani che cambiano: solo negli ultimi vent’anni, nel Pacifico, le Liuto – le protagoniste di questa narrazione – si sono ridotte del 95%. La buona notizia è che nell’Atlantico la tendenza è quella di un recupero delle tartarughe marine, al punto che per alcune specie la crescita è esponenziale.
Oggi nell’oceano nuotano sette tipologie di tartarughe marine. In ordine decrescente di dimensioni sono le Tartarughe Liuto, le Tartarughe Verdi, le Caretta, le Dorso Piatto, le Embricate, le Olivacee e le Tartarughe di Kemp. I pesi massimi dei massimi sono proprio le nostre Liuto, il cui peso medio è più del doppio rispetto a quello delle più grandi tra le altre specie.
La Tartaruga Liuto – il Leviatano della sua specie – incontrò la scienza nel 1554, quando il medico francese Guilllaume Rondelet la presentò nel suo libro col nome latino di ‘Dermochelys coriacea’, cioè ‘ tartaruga dalla pelle simile a cuoio’.
È di un nero tendente al blu con macchie biancastre, simili a eleganti geroglifici. A differenza delle altre, il suo guscio non è rigido, è formato da un mosaico, come un puzzle, di minuscole ossa sottili, ricoperte da uno spesso strato di grasso e di tessuto fibroso.
Quando si parla delle Liuto, i superlativi si sprecano: sono le più veloci, i rettili più pesanti e dalla crescita più rapida che esiste in natura, i più ampiamente distribuiti e altamente migratori, e gli unici che possano essere definiti “a sangue caldo”. In questo come per altri aspetti sembrano a metà strada fra rettili e mammiferi.
Le sue migrazioni sono addirittura mitiche. Attraversa i bacini oceanici, e poi si arrampica sulla terraferma per nidificare: nessun cetaceo è in grado di fare altrettanto. Altro record è quello delle profondità marine che raggiunge.
Le Liuto spaziano dagli oceani tropicali e temperati fino alle regioni artiche e antartiche. Nidifica in una varietà di posti incredibile ed è per questo che è quasi impossibile seguirne le tracce. E questa è l’avventura e la sfida che, nel suo libro, ci promette Carl Safina.