Un viaggio sonoro tutto partenopeo, tra tarantelle indiavolate e struggenti ninne-nanne, all’insegna del colorismo ottocentesco
Sabato scorso abbiamo fatto i turisti. E, in occasione del concerto della stagione «Made in Italy» de laVerdi, siamo stati condotti per mano dal direttore Giuseppe Grazioli e dall’Orchestra Sinfonica di Milano alla scoperta di una particolare Napoli musicale.
Si comincia con Giuseppe Martucci, noto per essere stato uno dei pochissimi musicisti italiani dell’Ottocento a non dedicarsi al melodramma. Pianista e direttore d’orchestra napoletano di altissimo livello (diresse la prima italiana del Tristano e Isotta nel 1888 a Bologna), scrisse tanta musica per pianoforte e alcune composizioni orchestrali oggi raramente eseguite, ma che per un certo periodo ebbero una buona popolarità.
Una di queste è il Notturno op. 70 (in origine scritto per pianoforte), pezzo tardoromantico di grande suggestione e intensità, reso celebre soprattutto grazie alle numerose esecuzioni di Arturo Toscanini.
Se il Notturno s’inserisce in un clima decadente tra Wagner e Puccini (come a dire che il melodramma esce dalla porta e rientra dalla finestra…), gli altri due brani di Martucci che sono stati eseguiti — Colore orientale e Tarantella, anch’essi orchestrazione di due pezzi scritti in principio per pianoforte — rientrano nell’ambito di quella stilizzazione coloristica di “sonorità popolari” che tanta fortuna ha avuto nella musica (soprattutto operistica, ma non solo) dell’Ottocento.
Particolarmente interessante è stata la Tarantella, che il partenopeo Martucci trasforma in una travolgente danza che assume a tratti degli aspetti quasi infernali.
Uno sguardo da cartolina dai colori troppo accesi è, invece, quello di Jules Massenet, che ferma le sue impressioni sonore da turista sulla città partenopea nelle Scènes napolitaines, pittoresca suite che simpaticamente intreccia le note di una processione con i ritmi di una festa popolare, in cui è ancora la tarantella protagonista, qui maggiormente stilizzata in una “danza caratteristica”.
Ultimo protagonista del concerto è stato l’altro compositore napoletano presente nel programma: Mario Pilati. Giovane promessa della composizione, Pilati morì nel 1938, a soli 35 anni, interrompendo così una carriera che si prospettava particolarmente felice.
Il brano eseguito, Alla culla, è una struggente e raffinatissima ninna-nanna (scritta dal compositore già gravemente malato l’anno della sua morte, quasi per cullare se stesso), che fa rimpiangere la prematura scomparsa dell’autore e desiderare di sentire il resto delle sue composizioni.
Precisa e intensa come sempre la direzione del Maestro Grazioli, seguito fedelmente dall’affiatata orchestra de laVerdi.