Ha votato la sua vita al presente, e per starci ben comodo ha deciso di non ricordare nulla di ciò che gli accade: votato al disimpegno, a surfare sui propri pensieri, Inni Wintrop è l’uomo senza qualità in versione contemporanea. Ed è, naturalmente, un uomo cui il successo arride. Inaffidabile (e naturalmente seduttivo), concentrato su di sé ma non fino al punto di permettersi di angustiarsi, Inni è il protagonista di “Rituali” di Cees Nooteboom, che Iperborea ripubblica.
Inni Wintrop, protagonista di Rituali, di Cees Nooteboom , appena uscito da Iperborea in una nuova edizione, si auto definisce un’assenza, uno che non esiste, non è né bello né brutto, non particolarmente intelligente ma neanche stupido, non ha combinato niente di speciale ma se la cava: viaggia, investe in borsa, fa il mercante d’arte, legge, scrive oroscopi, ha qualche incontro amoroso fortuito, anche se di amore non se ne parla, perché tutto gli scorre più che addosso a fianco; si lascia vivere senza passione né entusiasmo, tutto accade, ma non succede niente, cose e persone se ne vanno per conto loro senza un fine, senza un senso.
Non ricorda nulla, ed è naturale, perché niente lo tocca, o meglio niente esiste.
‘ La memoria è come un cane, va a sdraiarsi dove le pare’.
Con uno sforzo riaffiorano brandelli del passato, che appena prendono consistenza, lui smantella, come fosse la cosa più naturale del mondo, ma anche con una testardaggine un po’ malevola, posto che ci sia qualcosa da distruggere tra le macerie.
Un uomo senza qualità, insomma, come in Musil, come in Svevo, come in Céline o in Camus, certo non è una novità: è questo il tema e la sfida del romanzo del Novecento. E lo è senz’altro per Cees Nooteboom.
Nato all’Aia nel 1933 ed eterno viaggiatore, si è rivelato a soli ventidue anni con Philip e gli altri e ha raggiunto il successo internazionale con romanzi come Rituali e Il canto dell’essere e dell’apparire. Pubblicato nel 1980
‘Sfumature, piccoli spostamenti dalle conseguenze drammatiche’, così uno dei personaggi di Rituali definisce un romanzo di Kawabata, in qualche modo il suo modello di visione del mondo e di stile. Cees Nooteboom è uno scrittore prestigiatore, un maestro nel creare giochi di specchi, paradossi spazio-temporali, impossibili punti d’intersezione tra realtà e finzione.
Seguiamo Inni Wintrop, il protagonista, nel labirinto senza fine dei ricordi che si ostina a negare, delle riflessioni e dei pensieri, delle battute scettiche e dissacranti, dei sogni premonitori, di una natura bellissima e ingannatrice, di incontri e attrazioni casuali, che non hanno uno sviluppo, e avrebbero potuto anche non succedere. Senza pietà.
Apparentemente sconfitto, Inni si dimostra in realtà ben corazzato a muoversi in questo mondo di cui contempla con distacco l’assenza di significato: camaleontico, volubile, infedele, si rivela capace di piegarsi di volta in volta alle esigenze della sopravvivenza sociale, di indossare la maschera che gli permette di sopravvivere da una vita che in fondo, nel cuore del cuore, continua a suscitare non altro se non la sua curiosità.
Non è da tutti per esempio, il giorno dopo il suo suicidio fallito, tentato per obbedire a un oroscopo, leggere la notizia della morte di John Kennedy e subito fare la giusta speculazione in borsa. Quanto somiglia a Zeno Cosini, il protagonista de La Coscienza di Zeno di Svevo. Come lui, Inni è attratto dalle donne e con nonchalance ha successo, ma questo non conta.
Un piccolo esempio tra i tanti.
Al parco vede una colomba schiantarsi contro un palo, brutto presagio – pensa – si china per vedere se è morta, quando arriva turbata una giovane e bella ragazza in bicicletta. Lui per commuoverla la porta sulla canna della bici a seppellire la colomba su un bel poggio. Mica male come approccio. Lei, conquistata, lo porta a casa sua e fanno l’amore, così, con naturalezza. Lei é giovanissima, lui sulla cinquantina.
‘Solo quando fu a due isolati di distanza gli venne in mente che non avevano nemmeno pensato, nessuno dei due, di chiedersi come si chiamassero. Si fermò, e guardò degli elettrodomestici in una vetrina. Ferri da stiro e spremiagrumi risposero al suo sguardo. Cos’erano in realtà i nomi? Cosa avrebbe cambiato in quanto era appena accaduto se avesse conosciuto il suo nome? Niente, e tuttavia gli pareva che ci fosse qualcosa di sbagliato in un’epoca in cui potevi andare a letto con qualcuno senza dire il tuo nome. “ Ma questo lo pensavi anche prima”, si disse ad alta voce…”
Altri articoli sui libri di Cees Nooteboom ospitati da Cultweek li trovi qui e qui.