E’ in gara per le statuette a miglior film, sceneggiatura, protagonista e canzone originale “Chiamami col tuo nome”, appassionato racconto dell’incontro tra il giovanissimo Elio (Timothée Chalamet, una rivelazione) e il più adulto Oliver (Armie Hammer) sullo sfondo di una villa nella pianura padana, raramente così bella al cinema. Un’estate lontana (1983) in un mondo meno frenetico, all’insegna della scoperta e del desiderio, della libertà e della cultura. Perché l’amore bisogna afferrarlo al volo, quando arriva: il cuore, il corpo si consumano in fretta e resta solo il rimpianto delle occasioni perse
La trama di Chiamami col tuo nome, del regista Luca Guadagnino, candidato a quattro Oscar (tra cui il ilm e il protagonista), è semplice. È la nascita dell’amore fra i due protagonisti: Elio, interpretato da Timothée Chalamet (22 anni e già un decina di film all’attivo, tra cui anche Lady Bird di Greta Gerwig, a sua volta in corsa per l’Oscar), nel ruolo del figlio diciassettenne di una coppia di accademici ebrei poliglotti (qui davvero si raccomanda la visione in lingua originale), di stanza in una bella villa nei dintorni di Crema e Oliver, interpretato da Armie Hammer (31 anni, visto in Animali notturni di Tom Ford e presto al cinema in Final Portrait di Stanley Tucci) un giovane post universitario che la famiglia ospita per sei settimane.
Il terzo interprete è l’estate, e quella particolare vibrazione fisica che fornisce un contorno alle emozioni, un soffice tappeto erboso che sostenga, anzi, che àncori l’amore quando sta nascendo. Nell’atmosfera ovattata dal calore estivo, non resta che scivolare dolcemente nello struggimento amoroso, con lo stesso abbandono con cui uno dei protagonisti si lascia cadere in una piccola piscina di acqua verde smeraldo.
L’estate di Chiamami col tuo nome è quella del 1983, quando il tempo ancora trascorreva lento, c’era una tranquillità di fondo che lascia spazio all’elettricità dei sentimenti. La campagna è immobile (una sorprendente e bellissima pianura padana) ma tutto quello che c’è intorno si muove in continuazione: le api che ronzano, le fronde degli alberi al vento, i torrenti che scorrono e le biciclette che attraversano i campi. Come sempre in estate, i corpi sono più liberi, i protagonisti sono sempre in calzoncini corti e a torso nudo. Come si può resistere? E infatti Guadagnino sembra voler spingere ognuno di noi verso questa sensazione così tattile. A volte alcuni suoi primi piani sono sfocati e solo dopo un primo momento ci si rende conto che il fuoco della cinepresa non è sul viso; è la testa dell’omero che interessa al regista. Come non comprenderlo.
L’amore ha degli alleati? La risposta è sì, e questo film vuole che siano riconosciuti e ringraziati. Sono il sole, il canto dei grilli e delle cicale, la curva di un fianco, l’acqua, la danza, l’odore della pelle, il profumo delle albicocche, un angolo di nuca proprio all’attaccatura dell’orecchio, una sonatina di Bach, e poi di nuovo i suoni di un temporale d’estate, una persiana che sbatte, i capelli, una poltrona comoda. Perché l’amore, Guadagnino lo dice con forza, è un’unione di corpi, di pelle e di odori. E la loro stagione, la stagione dell’amore, raggiunge il suo culmine quando il sole batte sulla pelle e le ricorda quanto sia bello essere sfiorata. È allora che ci s’incontra, che ci si tocca e ci si abbraccia.
L’amore fra Elio (Timothée Chalamet, 22 anni e già un decina di film all’attivio, tra cui anche Lady Bird di Greta Gerwig, a sua volta in corsa per l’Oscar) e Oliver incidentalmente è fra due uomini, ma la coppia potrebbe essere chiunque: un uomo e una donna, due donne, non ha importanza. La forza del sentimento che sprigiona dallo schermo arriva a ognuno di noi. Risveglia le nostre esitazioni, le speranze, i timori e il desiderio. Il desiderio infinito che la natura ci comunica. Non è un caso che in uno dei dialoghi più belli del film, il padre di Elio gli dica che “la natura ha astuti metodi per scovare il tuo punto debole”. La natura che circonda, e sovrasta Elio e Oliver è complice del loro incontro.
Di pari passo al desiderio di Elio di comprendere sé stesso attraverso il sentimento, c’è il bisogno di Oliver di rispondere a un’ebbrezza, alla sfida che il corpo c’impone quotidianamente, quella di soddisfarlo a qualsiasi costo. A questo proposito è interessante una scena in cui il padre di Elio (Michael Stuhlbarg) mostra a Oliver delle diapositive di statue greche. Sono corpi meravigliosi, molto simili a quello di Oliver, che ha l’inconsapevole arroganza di chi è fisicamente perfetto. Ma ogni corpo ha anche le sue fragilità e quella di Oliver si scioglie nella delicatezza del suo rapporto con Elio. Così tanto da desiderare di assumere il nome dell’amato, insieme alla sua essenza. È questo il senso del titolo della pellicola.
Nel corpo di Elio, Chalamet, uno dei candidati alla statuetta hollywoodiana, è irrequieto, in cerca non sa neanche bene lui di cosa. La sua recitazione è così naturale e fluida, che ci si dimentica di essere al cinema. Ad Hammer rimane il difficile compito di seguire il sentiero segnato dal suo giovane partner e di poter esprimere solo sentimenti accennati, a volte oscurati da una fisicità così prepotente e arrogante, che sembra togliere alla recitazione invece che aggiungere. Ma è lui quello che esita, e si pone dei limiti che poi vengono travolti da Elio. Perché più si è giovani e più l’impazienza del corpo rompe gli argini e i timori del sentimento.
La tesi di Chiamami col tuo nome è chiara, esplicitata sempre nel dialogo fra padre e figlio, con il primo che spiega che “i nostri cuori e i nostri corpi ci sono stati donati solo una volta e prima che te ne accorga il tuo cuore si logora”. Bisogna quindi afferrare al volo l’amore quando arriva, perché il cuore e il corpo si consumano in fretta e poi rimane solo il rimpianto delle occasioni perse, di un’anima silente, di un corpo zittito.
E quando l’amore passa, è sempre la gioventù che non ha timore di provare fino in fondo la sofferenza. Gli ultimi minuti del film, tutti sul volto di Elio/Timothée, lasciano a chi guarda la sensazione di aver fatto un lungo viaggio nel sentimento amoroso più profondo, dal quale si torna pronti solo a ripartire.
Chiamami col tuo nome, di Luca Guadagnino, con Armie Hammer, Timothée Chalamet, Michael Stuhlbarg, Amira Casar, Esther Garrel, Victoire Du Bois