Tommaso Ragno guida il cast di giovani interpreti che affolla il nuovo film di Roan Johnson, in qualche modo ispirato al mood della pandemia. Ma questo racconto, mutevole e divertente, anche se forse un po’ troppo didascalico, che ha per sfondo il dramma planetario in corso, riflette in realtà su antiche e ben più solide, bieche e durature, pulsioni umane. Che muovono le nostre azioni
Tra i film finora usciti sulla pandemia di Covid-19, State a casa di Roan Johnson è quello che più di tutti sceglie una strada autonoma, cambiando pelle più volte come il serpente che appare all’inizio del film; il messaggio è chiaro, esplicito, forse troppo. Eppure, l’approccio cinicamente divertito del regista, che fonde il noir e la commedia, colpisce nel segno. E ci fa riflettere sulla natura di ciò che ancora non ci siamo lasciati alle spalle. State a casa parte come una commedia con forti accenti generazionali ed echi espliciti del precedente Fino a qui tutto bene (2014), citando nel frattempo anche L’odio di Mathieu Kassovitz, prosegue introducendo dosi di humour sempre più black, man mano che i suoi protagonisti si infilano in guai più grande di loro e finisce come un noir cupo e senza speranza.
Al centro del racconto ci sono Paolo, Benedetta, Nicola e Sabra (coi volti rispettivamente di Dario Aita, Giordana Faggiano, Lorenzo Frediani e Martina Sammarco). Tutti poco sotto i trent’anni, tutti rinchiusi nell’appartamento in cui convivono, in pieno inizio pandemia. Tutti, soprattutto, con lavoretti precari e in balia dei capricci del loro padrone di casa, l’ambiguo Spatola (un inquietante Tommaso Ragno), ricco settantenne che si è rifiutato di diminuire loro il canone d’affitto, a dispetto delle difficoltà del periodo. Un serpente, portato a casa da Sabra, scappa a causa di un gioco mal riuscito dei tre amici della ragazza, e inizia ad aggirarsi per l’appartamento. Quasi un presagio di ciò che verrà, un evento che contribuisce, insieme alla reclusione forzata, a minare l’equilibrio del già inquieto, perennemente insoddisfatto Paolo. L’occasione per dare una svolta alla propria vita, e proprio nel momento più lugubre, sembra presentarsi per tutti quando il gruppo organizza uno strampalato piano per sottrarre soldi al padrone di casa. Ma le cose non andranno affatto come previsto. Anzi, precipiteranno verso sviluppi del tutto inaspettati.
Il regista, letteralmente ci chiude in casa coi suoi personaggi, riportandoci a un anno e mezzo fa: alla paura, all’incertezza, allo spettro del Covid che si andava a sovrapporre a una precarietà esistenziale che una grossa fetta di popolazione già sperimentava nella sua quotidianità. Il titolo, in fondo, ha in sé un che di beffardo: i quattro protagonisti seguono quasi alla lettera l’invito, restano nel loro opprimente appartamento, che lasciano solo quand’è il momento di mettere in atto il piano e raggiungere quello del dirimpettaio locatore. L’esterno, invaso dal silenzioso e invisibile virus, è tenuto fuori campo, ma non c’è bisogno di mostrarlo. Bastano i suoni delle ambulanze per ricordarci in che contesto siamo. Eppure, sostiene con decisione il film, c’è un virus peggiore del Covid.
Il modo esplicito, un po’ didascalico con cui State a casa espone la sua tesi è forse un limite per il film di Johnson. Si poteva esprimere lo stesso concetto senza urlarlo con forza allo spettatore, e forse il risultato sarebbe stato persino più efficace. La discesa dei quattro protagonisti negli abissi del tradimento e dell’inganno, del disamore e della mancanza di fiducia arriva alla fine a toccare i limiti dell’improbabile, sfiorando così il grottesco. Tuttavia il film, per la maggior parte della sua durata, centra lucidamente il bersaglio. Mutando pelle, oltre che atmosfera e genere, mantiene la sua identità di cinica e divertita riflessione sull’umanità. Ci vuole ben più di un virus per mettere da parte le nostre pulsioni più bieche, per chiudere in un cassetto avidità, inganno, voglia di sopraffazione.
State a casa di Roan Johnson, con Tommaso Ragno, Dario Aita, Giordana Faggiano, Lorenzo Frediani, Martina Sammarco