È stato uno degli artisti più rilevanti dal dopoguerra a oggi. Christo. Vladimirov Jovacheff, in arte soltanto Christo, è morto domenica all’età di 84 anni nella sua abitazione di New York
Nato nel 1935 in Bulgaria, studia all’Accademia d’Arte di Sofia. Nel 1956 si trasferisce a Praga da dove, l’anno dopo, raggiunge la Svizzera. Nel 1958 si reca a Parigi dove incontra Jeanne Claude che diventerà sua moglie e con la quale ha realizzato la maggior parte delle sue opere. Si trasferiscono a New York e danno vita a un sodalizio che durerà fino alla morte di Jeanne nel 2009. I manuali danno della coppia la definizione di artisti della land art, Pierre Restany li apparentava al Nuveau Realisme. In realtà il loro lavoro è un affascinante progetto concettuale che realizza opere imponenti e una grande eco mediatica.
Il primo lavoro che rende Christo noto al pubblico di tutto il mondo è del 1962: a rue Visconti a Parigi crea un muro composto da 89 barili di petrolio colorati.
Con l’Italia Christo aveva un rapporto strettissimo. Fin da giovanissimo entra in contatto con gallerie a Milano, Venezia e Roma e molte sue opere sono in collezioni private italiane. Alcune delle sue perfomance più importanti le ha realizzate nel Bel Paese.
Nel 1968 ricopre la fontana e la torre medievale di Spoleto. Ma il primo progetto “colossale” di Christo si realizza a Berna dove ricopre la Kunsthalle, un’opera che si sviluppa per i più di due chilometri quadrati dell’edificio.
Christo rivendicava il ruolo profondamente politico della sua arte. Imballare e impacchettare pezzi o edifici d’arte era un modo di rivelare la caducità della realtà, la sua inconsistenza più profonda. La sua apparenza. Nel 1976 attraversa la California con un nastro di nailon di quasi 40 chilometri. Un modo di esprimere a un’America ferita dalla guerra del Vietnam le sue reali dimensioni. Come dire? Più ti pensi grande e più riveli le tue reali, terrestri, dimensioni.
Nel 1970 a Milano impacchetta la statua di piazza del Duomo di Vittorio Emanuele suscitando le proteste dei monarchici. L’opera viene rimossa dopo un giorno. Così attraversa la galleria e va a impacchettare la statua di Leonardo da Vinci in piazza Scala. Gli amanti dell’arte si rivelano più tolleranti e l’installazione rimane per due giorni.
Ma sono molte le opere che realizza ancora in Italia. Nel 1974 riveste le mura aureliane a Porta Pinciana con una copertura che percorre da Villa Borghese a viale Veneto.
Ma l’azione più clamorosa che fa in Italia è certamente The Floating Piers (letteralmente i moli galleggianti) una struttura lunga tre chilometri, che ricopriva 1.000.000 di metri quadrati di uno squillante colore arancione, a pelo d’acqua, che ha congiunto – per 16 giorni dal 18 giugno al 3 luglio 2016 – la città di Sulzano con Monte Isola sul lago di Iseo. L’incredibile esperienza è stata vissuta da un milione e mezzo di persone, che sarebbero state molte di più se la durata dell’evento fosse stata più lunga. Come ha detto l’artista nell’occasione “Ho reimmaginato il lago d’Iseo”. Un progetto di straordinaria potenza.
Il lavoro che è stato, politicamente, più incisivo è indubbiamente l’impacchettamento del Reichstag a Berlino nel 1995. Un’opera che ha, anche da un punto di vista organizzativo, richiesto un notevole sforzo. Ha detto l’artista “Vi immaginate chiedere al cancelliere Kohl e al parlamento tedesco riunificato da appena sei anni di rilasciarmi il permesso di impacchettarlo?”.
Perché una grande qualità dell’artista che progettava minuziosamente i suoi interventi – meravigliosi sono i disegni preparatori – era la visionarietà. Le migliaia di ombrelli azzurri e arancioni posti in California e Giappone nel progetto Umbrellas, a sfidare la distanza oceanica, o uno degli ultimi obiettivi: la Mastaba, un progetto creato nel 1977 per Abu Dhabi, e ancora in previsione di essere realizzato, che prevede una struttura di 410.000 barili di petrolio di tutti i colori che diventerebbe la più grande scultura del mondo. Di qualche metro più alta della piramide di Cheope.
Immagine di copertina:C hristo in his studio with a preparatory drawing for The Mastaba, 2012. Photo: Wolfgang Volz © 2012 Christo