Un gioco di promesse con il tempo, di ritorni inaspettati, di finissimi rimandi letterari e di appuntamenti con la memoria; tutto avvampa e si spegne velocemente dietro a un crepuscolo argentino. Questo in breve è Cita a ciegas (Appuntamento al buio), al Teatro Franco Parenti fino a giovedì 29 marzo
Assistere a questo spettacolo significa innanzitutto prendere coscienza di un sotterfugio di sensazioni struggenti e di una celata metamorfosi teatrale: i bianchi ciliegi della tenuta moscovita dei Ranevskaja si sono trasformati in violacee Jacarande, e Čechov si è trasferito in Sudamerica!
Questo Cita a ciegas del drammaturgo argentino Mario Diament è il distinto prodotto di una traduzione attenta, di un adattamento sobrio e di una regia curata da Andrée Ruth Shammah. Il rigore registico si fonda su una reciproca meditazione tra il personaggio e il suo spettatore e punta tutto sulla descrizione delle debolezze umane nelle loro vicissitudini intime e sconcertanti, calandosi dentro la tortuosità della vita.
La scena iniziale è semivuota e decorata da una cornice di fiori e da una bianca panchina che si trasforma in un confessionale a cielo aperto, mentre il lento passare dei minuti (e delle stagioni) frammentano le pensierose esistenze di cinque personaggi, apparentemente lontanissimi e ben distinti tra di loro, ma essenzialmente stretti da un legame che si svela scena dopo scena. Il muro dietro alla panchina di legno si apre e si chiude come un copione steso in itinere dalla mano esperta di un poeta.
Ci si potrebbe infatti chiedere: che cos’hanno in comune uno scrittore cieco di fama mondiale (Gioele Dix), una giovane e fascinosa artista (Roberta Lanave), un banchiere in crisi di mezza età (Elia Shilton), una psicologa frustrata (Sara Bertelà) e una donna trafitta dalla routine quotidiana (Laura Marinoni)?
Tutto, in realtà. E questo perché un Jorge Luis Borges, non vedente e che non osa dire il suo nome, sa tenere – in modo involontario – le redini di altre quattro persone solitarie e schive, in una mise en abyme che commuove e disarma.
Cita a ciegas non è solo un appuntamento al buio, ma un graduale svelamento verso la luce della ragione e del cuore; è uno spettacolo che mostra la pungente confusione dei pensieri umani e degli atti fisici, delle parole e dei corpi. Se lo spettatore si può confondere all’inizio, il finale diventa la testimonianza di tanti spaccati realistici, così assurdi da sembrare veri. Mentre gli attori recitano è in atto un’impietosa autoanalisi nel labirinto del nostro passato, attraverso l’apparente serenità dell’oggi.
Impossibile uscire dalla sala senza essersi innamorati di tutte le vicende incrociate, senza aver ammirato i bei costumi di Nicoletta Ceccolini e senza sentirsi dei tangueros in balia della vita.
Per gli amanti di un teatro ancora in grado di stupire e consigliato a chi non sa dare pieno ascolto ai propri sentimenti, cioè a tutti.
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