Brian Kirk, ottimo regista televisivo (“Game of Thrones”, “Boardwalk Empire”) costruisce senza gran colpi di cinema un buon thriller d’atmosfera vecchio stile. Ma il poliziotto Chadwick Boseman non è all’altezza dei suoi comprimari (Sienna Miller, Taylor Kitsch) né del giovane e bravo Stephan James
Provaci ancora, Brian (Kirk). Ovvero, come una conclusione frettolosa e un protagonista sbagliato possono rovinare un racconto ricco di promesse e buoni propositi. City of Crime è un film curioso, almeno sulla carta. Coraggioso nelle intenzioni quanto, ahimè, pasticciato nel risultato finale. Eppure i presupposti sono tutt’altro che scoraggianti, a partire dal tentativo di recuperare quelle atmosfere da poliziesco newyorkese vecchio stile che, chissà perché, sul grande schermo non si vedono più da un po’. Musiche da noir metropolitano d’altri tempi, detective con l’impermeabile e il cazzotto facile, agenti in uniforme, distintivo e lampeggianti come da copione: per buona parte dell’ora e mezza abbondante di proiezione, tutta rigorosamente in ambientazione notturna, almeno le atmosfere “di genere” funzionano. Anzi sono la parte migliore di un film in cui il vero protagonista è la città di New York, brulicante di suoni, vita e luci, come un immenso labirinto in cui nascondersi è impossibile.
Certo, Kirk non è Michael Mann: il suo pedigree esclusivamente televisivo, per quanto di ottimo livello (Game of Thrones, Dexter, Boardwalk Empire), è in agguato in ogni inquadratura o dialogo, come una palla al piede a impedire il grande salto verso uno stile davvero cinematografico. Così capita che una trama interessante e una regia piena di buone intenzioni finiscano inesorabilmente col perdersi in primi piani accademici, chiacchiere inutili e rivelazioni tanto scontate da annacquare anche le intuizioni, i colpi di scena e le trovate più efficaci. Come l’ottima idea di ribaltare costantemente i ruoli, trasformando due delinquenti in fuga dopo un colpo andato male (o fin troppo bene) nelle vittime di un intrigo criminale ben più grande di loro, facendo di un poliziotto apparentemente tutto d’un pezzo il loro unico alleato.
Ma proprio qui arrivano i guai, perché è innegabile che una buona fetta di colpa per la mancata riuscita del prodotto finale sia da condividersi equamente tra regista e interprete principale: confermando quanto di insipido fatto vedere nelle vesti di Black Panther per il filone di Avengers e soci, Chadwick Boseman (qui anche produttore, insieme ai fratelli Anthony e Joe Russo, sempre di casa Marvel) continua a non convincere, per mancanza di carisma e povertà di registri espressivi. Nei panni posticci dello sbirro metropolitano incorruttibile e fuori dagli schemi, alla Clint Eastwood in versione Dirty Harry, il povero Boseman è credibile quanto il cucciolo di Labrador della Scottex in quelli di un lupo mannaro. Meglio, molto meglio, quando a metà pellicola, scoperto l’inghippo ai danni suoi e dei due malcapitati rapinatori intrappolati in un enorme complotto, abbandona le pose da duro per quelle del good cop dalla faccia pulita. Ma ormai la frittata è fatta, e la svolta a U non fa che rendere il suo personaggio ancor meno memorabile.
Eppure, scorrendo i nomi al suo fianco, spicca un cast di tutto rispetto per un film a budget relativamente ridotto e palesemente senza troppe pretese: da una Sienna Miller (Foxcatcher – Una storia americana, American Sniper) imbruttita ad arte, allo specialista di sparatorie Taylor Kitsch (Lone Survivor, Le belve, American Assassin), fino al premio Oscar J. K. Simmons (Whiplash, la trilogia di Spider Man di Sam Raimi), mai così poco convinto di ogni battuta del suo copione.
Inaspettatamente ma non troppo, a salvarsi e a provare ad andare oltre la svogliata linea di galleggiamento generale, è invece soprattutto l’interpretazione più che credibile del giovane Stephan James, fuorilegge in fuga disperata, già apprezzato in tutt’altro ruolo nel tenerissimo Se la strada potesse parlare di Barry Jenkins e nella serie Homecoming accanto a Julia Roberts. Vero personaggio chiave di buona parte della vicenda, nonostante la differenza d’età con la star designata del film (26 anni contro i 42 di Boseman), è lui a far vedere le cose più interessanti, prima che la tensione narrativa costruita ad arte naufraghi in un finale verboso, scontato, retorico capace di sciogliere, con la luce del sole, quanto di buono costruito fin lì.
City of Crime di Brian Kirk, con Chadwick Boseman, Sienna Miller, J. K. Simmons, Taylor Kitsch, Stephan James