Will Smith e i suoi tre spiriti vitali in cerca di una strana bellezza

In Cinema

In “Collateral Beauty” David Frenkel cerca di sposare la commedia e il melodramma un po’ fantasy, raccontando la storia di un dirigente pubblicitario che va in crisi dopo aver perso la figlia di sei anni per un tumore. Il cast stellare (oltre a Smith, ci sono Kate Winslet, Edward Norton, Helen Mirren, Keira Knightley) è un po’ sprecato, per gli alti e bassi della sceneggiatura, e il finale è troppo happy

Realizzato dallo stesso produttore di Il caso Spotlight, Oscar 2016 al miglior film, arriva nelle sale il drammatico Collateral Beauty, che ha come protagonista Will Smith (Suicide Squad, Io sono leggenda, La ricerca della felicità), per la regia di David Frenkel (Io e Marley, Il diavolo veste Prada)Notevole, quasi stellare, anche il resto del cast, da Edward Norton (Birdman, La 25° ora, Fight Club) a Keira Knightley (The Imitation Game, Orgoglio e pregiudizio), da Michael Peña (The Martian), alle attrici da Oscar Kate Winslet (The Reader, Steve Jobs, Carnage) ed Helen Mirren (The Queen, Woman in gold).

Nella scena d’apertura vediamo Howard Inlet (Smith), dirigente pubblicitario di successo a New York, impegnato in un discorso motivazionale rivolto ad amici e collaboratori: amore, tempo e morte, questi i tre elementi sostanziali che secondo Howard legano ogni essere umano sulla terra; tutti noi desideriamo l’amore, vorremmo più tempo e temiamo la morte. Nella scena successiva sono passati tre anni, durante i quali Howard ha vissuto una terribile tragedia personale, la perdita della figlia morta per un tumore a soli sei anni, in seguito alla quale ha iniziato a isolarsi sempre di più dal mondo e dagli amici, finendo per divorziare dalla moglie. Anche la sua posizione nel lavoro vacilla.

Whit Yardsham (Edward Norton), suo amico e socio, crede che dopo due anni di lutto egli debba andare oltre, e cerca di aiutarlo, ma non riesce a evitare che molti clienti inizino a rescindere i contratti con la loro agenzia. Aiutato dai colleghi Claire (Kate Winslet) e Simon (Michael Peña), anch’essi preoccupati per l’amico, Whit scoprirà, con l’aiuto di un’investigatrice privata, che Inlet ha avviato una fitta corrispondenza non con persone reali, ma con tre entità che egli considera fondamentali nella vita: l’amore, il tempo e la morte. Appunto. E mentre nessun altro si aspetterebbe una risposta, le tre “astrazioni” si palesano invece a Howard con sembianze antropomorfe, mostrando il desiderio di avere un confronto con lui, di dargli una mano.

La trama del film verte comunque principalmente sul conflitto interiore del protagonista, arrabbiato con la vita, che non si dà pace per la morte della sua bambina. E parallelamente si assiste alle diverse dinamiche delle esistenze dei tre amici e colleghi di Howard, che appaiono in qualche modo collegate alle tre astrazioni: Whit si è recentemente separato dalla moglie e deve recuperare il rapporto con la figlia, dimostrandole il suo amore paterno, Claire ha concentrato tutta la vita sulla carriera e rincorre il tempo per costruirsi una famiglia, Simon infine deve combattere contro la morte.

Ma la storia, che sembra ispirarsi un po’ goffamente al Canto di Natale restando ben lontana dalla gloria dickensiana, non sfrutta al massimo il cast a disposizione, così, mentre il talento di Norton e Winslet non viene esaltato, solo la Mirren trova nel film un’occasione per mostrare la sua bravura.

Partito con uno spirito da commedia, Collateral Beauty procede durante tutta la vicenda come un melodramma, che propone alla fine, come goccia di speranza, l’idea di cercare quella bellezza collaterale che c’è in ogni cosa e in ogni vita, anche se si è vissuta una tragedia come quella del protagonista. Come da copione, un finale tradizionalmente americano.

Collateral Beauty, di David Frenkel con Will Smith, Edward Norton, Keira Knightley, Michael Peña, Kate Winslet, Helen Mirren

 

Chiara Parma

 

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