La commedia di Griffiths messa in scena da Salvatores nell’85 torna all’Elfo in una versione femminile con la regìa di Renato Sarti e alcune attrici che “giocano” fra teatro e tv
Comedians, testo originale del drammaturgo inglese Trevor Griffiths, aveva già ispirato, nella seconda metà degli anni Ottanta, una rilettura italiana dell’opera, diretta da Gabriele Salvatores sulle tavole del Teatro dell’Elfo, e interpretata da alcuni nomi (Bisio, Rossi, Alberti, Storti e Orlando) che da lì a poco si sarebbero impressi a forza nella memoria storica dell’intrattenimento del Belpaese.
Comedians, cui si ispira vagamente anche Kamikazen – Ultima notte a Milano (1987), diretto dallo stesso Salvatores, racconta di comici emergenti e da strapazzo, di insegnanti più o meno frustrati, di tempi in mutevole trasformazione. In Italia erano gli anni Ottanta, la televisione commerciale – e il rapporto con essa – cominciava a diventare una realtà tangibile anche per quelli che (perlomeno in apparenza) sembravano non poterla soffrire.
Nel 2015, però, edulcorare l’originario testo di partenza mediante la ri-edizione di Salvatores non potrebbe che sembrare operazione compiaciutamente evocativa; ed è per questo che, nella versione in scena – nuovamente – al Teatro dell’Elfo fino al 22 febbraio, Renato Sarti ripensa l’opera ab origine, decidendo di mantenerne l’impostazione di base affidando tuttavia i ruoli a un cast interamente femminile.
Quattro comiche in formazione, una docente in pensione e d’apparente integrità, una talent-scout di derivazione spiccatamente televisiva. Sono questi gli animi che abitano la nuova rivisitazione del testo di Griffiths, cui Sarti (aiutato nell’adattamento dalle efficaci protagoniste Alessandra Faiella, Margherita Antonelli, Claudia Penoni e Rita Pelusio) offre una confezione ripotenziata e attualizzata (con più d’un pizzico di ruffianeria) ai tempi d’oggi.
Far ridere è difficile: lo sostiene, suo malgrado, ogni attore che si rispetti. Far ridere in uno spettacolo che racconta di gente che, per mestiere e vocazione, vuole imparare a divertire, innesca delle fascinose dinamiche combinatore cui Comedians si volge con rispetto e discreta adesione.
Il gioco meta-teatrale funziona diligentemente: il pubblico plaude e reagisce a performances di finzione: le protagoniste, secondo copione, preparano infatti dei pezzi da recitare al pubblico del loro saggio; e gli spettatori reali, dal canto loro, rispondono a quelli che sono input necessari alle ragioni narrative dello spettacolo.
Comedians funziona meno quando alcune situazioni si slabbrano più di quanto si possano permettere, quando le battute diventano più ecumeniche e affabulatorie – alzi la mano però chi trova ancora divertenti le battute sulla statura di Brunetta – che incisive, quando i momenti intimi e drammatici delle protagoniste masticano vaghi sapori ricattatori.
Si ha più volte la sensazione, inoltre, che sopravviva il classico ragionamento – invero un po’ antico, superato e più o meno snobistico – del divario tra buon teatro e derive sensazionalistico-televisive d’accatto, ma Sarti riesce abilmente a districarsi da tale rischio, riuscendo a mantenere in maniera solida le basi della sua rilettura, che lancia stilettate – con discreta furbizia – alla comicità da piccolo schermo e, parimenti, ai limiti culturali di chi rifugge quest’ultimo come fosse colera.
Lo spettacolo respira anche attraverso le sinergie e l’alchimia tra le sei attrici sul palco (che sul resume vantano significative esperienze d’ogni tipo, da Zelig al teatro di mimo), ognuna proprietaria di un carattere ben preciso, ognuna intensa e sensibilmente credibile. Una piccola, piccolissima menzione d’onore in più per la vigorosa presenza scenica e il talento aggressivo di Alessandra Faiella, però, non fa male a nessuno.