Uno 007 remixato e settato al massimo nel ritmo e nei volumi, in cui il tema del tempo, come sempre centrale nei film del regista inglese, è un elastico da allungare e accorciare a piacere. Volti nuovi nel cast, a parte un cameo di Michael Caine: il giocatore di football John David Washington (figlio però di un certo Denzel…), Kenneth Branagh, Robert Pattison e la statuaria Elizabeth Debicki
Fermi tutti, arriva Christopher Nolan. Non poteva aspettare oltre il nuovo roboante action movie di uno dei registi di culto nel panorama fantascientifico contemporaneo. Con tutti gli altri blockbuster ancora fermi al palo, in attesa di un autunno leggermente più covid-free, l’attesissimo (e finora segretissimo) Tenet è da oggi nelle sale, per la gioia di chi attendeva da tre anni il ritorno del britannico più hollywoodiano di sempre dietro la macchina da presa.
D’altra parte Nolan è uno che con orologi e calendari ci ha sempre saputo fare, trasformando, in ogni sua storia, il tempo in un elastico da allungare e accorciare a piacere, come è prerogativa dei più abili narratori. Ma se credevate o speravate di aver visto tutto, dopo i pasticci in punta di lancette di Inception, Dunkirk e Interstellar, vi state sbagliando di grosso. “Non è Nolan che si preoccupa del tempo, è il tempo che si preoccupa di Nolan”, commentava qualche sagace spettatore alla vista del primo, enigmatico trailer, comparso in rete esattamente un anno fa, e a ragione. Gli incroci di timeline tanto cari all’autore raggiungono qui un’apoteosi incontrollata, al punto che, davanti al pubblico, il film si presta tranquillamente a due possibili letture: ai più volenterosi il compito di decifrare ogni calcolo, ogni intricatissima pagina di sceneggiatura a doppio senso di marcia, proprio come il palindromo che dà il nome alla pellicola (e di più non si può dire, per amor di suspense).
Per tutti gli altri, Tenet resta comunque un ottimo film d’azione, con sequenze mozzafiato e senza un attimo di pausa, com’è tradizione del regista, godibile anche al netto della parte più nerd. Anzi, se da un lato Nolan sembra forse spingere troppo in là una sperimentazione che è ormai quasi il marchio di fabbrica, dall’altro sembra paradossalmente aver imparato la lezione dei detrattori di Interstellar, riducendo all’osso le elucubrazioni scientifiche a mo’ di spiegone. Che si tratti di una mossa di marketing ben calcolata, o piuttosto di un’iperbole un po’ pasticciata in un percorso creativo il cui livello resta comunque altissimo, è altamente probabile che allo spettatore medio possa servire almeno un secondo giro di giostra per capire il più possibile dell’intreccio. Il ritmo serrato modello videogame si rivela difatti un’arma a doppio taglio: archivia in fretta la pratica del come per concentrarsi sul cosa, ma pare a volte travolgere qualunque cosa incontri sul suo cammino, comprese le motivazioni dei personaggi e il coinvolgimento del pubblico in sala.
Gli altri ingredienti invece, quelli che fin dalla Trilogia del Cavaliere Oscuro (gli ultimi lungometraggi di qualità DC comics prima dell’orrido reset targato Snyder: coincidenze?) non sono mai mancati, funzionano ancora a meraviglia, ben presenti a rassicurare i fan di vecchia data. C’è il lusso sfrenato, questa volta non senza un pizzico d’ironia, e il solito campionario di location, dalle più esotiche alle metropoli. C’è sempre un grattacielo o palazzo in cui intrufolarsi nei modi più rocamboleschi e c’è l’alta tecnologia da fantascienza ma non troppo.
E c’è la musica, imponente come di consueto, ma non di Hans Zimmer, “rubato” da Denis Villeneuve per il suo Dune e sostituito egregiamente dallo svedese Ludwig Göransson. Hans non è l’unico ad aver saltato un turno: nel cast, dello stuolo di interpreti fedelissimi a Nolan stavolta rimane solo il cameo dell’eterno Michael Caine. Interprete principale, al punto da essere accreditato come “Il Protagonista”, è infatti John David Washington, ex giocatore di football americano, figlio d’arte (il padre è un certo Denzel…), e già in un ruolo centrale in BlacKkKlansman di Spike Lee.
Al suo fianco, volti più o meno conosciuti del panorama cinematografico inglese e non solo, tra cui finiscono per fare inevitabilmente la parte del leone Kenneth Branagh, per una volta efficacissimo anche nella parte di un cattivo (quasi) mai sopra le righe, e il ritrovato Robert Pattinson, ex idolo delle teenagers nella saga di Twilight e, ironia del destino, prossimo Batman nell’ennesimo reboot del personaggio su grande schermo. Relativamente nuovo è invece il volto della statuaria Elizabeth Debicki, modella e attrice australiana già apparsa in alcuni blockbuster (è la perfida Ayesha ne I Guardiani della Galassia Vol. 2), qui finalmente co-protagonista anche se nei panni un po’ cliché della donzella in perenne pericolo.
D’altro canto, per una volta i cliché non disturbano affatto il regista, il cui obiettivo dichiarato era fin dal principio “dare agli spettatori un motivo per riavvicinarsi e rivivere il cinema d’azione, in particolare i film di spionaggio. Voglio offrire loro un modo diverso di vedere le cose, per far sì che provino quell’entusiasmo che io stesso da piccolo ho sperimentato quando guardavo quel genere di film”.
Missione compiuta? Forse. Di certo Tenet è uno 007 remixato e settato al massimo nel ritmo e nei volumi, un Christopher Nolan all’ennesima potenza nel bene e nel male, take it or leave it. In ogni caso, dopo mesi di streaming casalinghi, un ritorno in sala (letteralmente) col botto.
Tenet di Christopher Nolan, con John David Washington, Robert Pattinson, Kenneth Branagh, Elizabeth Debicki, Dimple Kapadia, Aaron Taylor-Johnson, Clémence Poésy