“Copia originale” di Marielle Heller (già regista dell’interessante “Diario di una teenager”, 2015) parte dall’autobiografia di una scrittrice che non aveva abbastanza talento per diventare ricca e famosa. Decise così di scrivere false lettere di autori noti e deceduti, e di venderle a caro prezzo insieme ad altre vere, da lei rubate. Un business efficace, finché l’Fbi mise gli occhi su di lei. Eccellenti le prove d’attori di Melissa McCarthy a Richard E. Grant, candidati alla statuetta insieme alla sceneggiatura
Nella società odierna, sono in molti a sognare un successo in ambito artistico o culturale, ma non tutti lo ottengono. Tuttavia, esistono persone che per raggiungere tale scopo arrivano a ingannare il pubblico, persino spacciando i propri lavori per quelli di qualcun altro. Di questo parla Copia originale, diretto da Marielle Heller (già molto premiata nel 2105 per Diario di una teenager), film tratto da una storia vera. Siamo a New York, nel 1991: Lee Israel (Melissa McCarthy) è una giornalista e biografa la cui carriera è in rapido declino, soprattutto per il suo carattere irascibile e i problemi di alcolismo. Per pagarsi l’affitto inizia a cercare le soluzioni più disparate (e disperate), finché ha un’illuminazione: scrivere false lettere di scrittori e artisti deceduti da vendere ai collezionisti. Con l’aiuto dell’amico Jack Hock (Richard E. Grant) nel giro di un anno riuscirà a spacciare oltre quattrocento lettere false, assieme a molte autentiche rubate da vari archivi, fino al giorno in cui i suoi affari attireranno l’attenzione dell’Fbi.
Sin dall’inizio del film, tratto dall’autobiografia della stessa Israel, riusciamo a identificare bene il personaggio: una donna di mezza età che vive sola e vorrebbe essere una grande scrittrice, ma le manca l’ingegno narrativo. In più ha un temperamento talmente scontroso che non riesce a provare vero affetto per nessuno, tranne che per il suo gatto. E quando la libraia Anna (Dolly Wells) cerca di avviare una relazione sentimentale con lei, Lee la rifiuta. Così, alla fine, contraffare lettere di celebrità non diventa solo un mezzo per arrivare a fine mese, ma anche un sistema per vedere riconosciuta la propria bravura. Anche se fondato sulla menzogna.
Ma nonostante i molti difetti, lo spettatore non arriva mai a provare odio per lei, o anche solo disprezzo nei suoi confronti; anzi, si finisce quasi per provare empatia, perché il desiderio di Lee che il proprio talento venga apprezzato è molto umano, e tanti si possono identificare in chi è disposto a molto, anche a falsificare la realtà, pur di raggiungere questo scopo. Merito anche dell’interpretazione Melissa McCarthy, che di strada ne ha fatta tanta da quando interpretava Sookie in Una mamma per amica, e qui dimostra versatilità e grande talento nel dare volto a un personaggio complesso, che attraversa stati d’animo anche assai diversi: rabbia, tristezza, euforia, rassegnazione.
Molto bravo anche Grant, nei panni di un vecchio dandy omosessuale che pensa soprattutto al divertimento e tiene in scarso conto gli affetti a lungo termine delle sue azioni; al contrario di lei, lesbica ma restia a qualunque relazione. La sceneggiatura riesce ad alternare con maestria scene molto divertenti ad altre più melodrammatiche, più vicine alle tonalità grigie che prevalgono nell’ambientazione. Il film è candidato agli Oscar su tre fronti, miglior attrice protagonista (McCarthy), miglior attore non protagonista (Grant), miglior sceneggiatura non originale (Nicole Holofcener e Jeff Witty). E sebbene le scelte di Hollywood e dei suoi premi non siano sempre una garanzia, ci si augura che il film porti a casa almeno una statuetta.
Copia originale di Marielle Heller, con Melissa McCarthy, Richard E. Grant, Dolly Wells, Jane Curtin, Ben Falcone, Anna Deavere Smith, Stephen Spinella, Julie Ann Emery, Joanna Adler, Marc Evan Jackson, Jennifer Westfeldt, Christian Navarro