Roberto Andò, alla sua regia più riuscita, racconta in “La stranezza” l’incredibile incontro tra il “grande drammaturgo” (interpretato dal “grande attore”) e due attori dilettanti, nella vita impiegati del cimitero (i bravissimi Ficarra e Picone). Assistere alla loro confusionaria rappresentazione gli dà l’idea per mettere a fuoco uno dei suoi capolavori, “Sei personaggi in cerca d’autore”. Un film particolare e molto riuscito, che fa dialogare cinema e teatro, e ha perfino convinto il pubblico, già dai primi giorni
Una volta ogni tanto anche il pubblico l’imbrocca. La stranezza sta crescendo di giorno in giorno negli incassi ed è già in una settimana oltre i due milioni di euro, risultato eccezionale per un film italiano oggi. E un film complesso e intelligente, fuori dagli schemi, che parla di come nasce un’ispirazione, materia introspettiva da saggio di cinema. Un film particolare e particolarmente riuscito, che fa dialogare insieme cinema e teatro, tanto che il titolo si riferisce proprio a come Luigi Pirandello chiamava, quando era in fieri, il progetto del suo capolavoro Sei personaggi in cerca d’autore, che rivoluzionò per sempre la storia del teatro di tutto il mondo, modificando il rapporto tra persona e personaggio.
Il nuovo film di Roberto Andò, regista teatrale di gran pregio (ha ridotto il romanzo Ferito a morte di Raffaele La Capria), va in flash back nel 1920 quando Pirandello, un Toni Servillo talmente bravo e talmente simile all’originale da far impressione, andò in Sicilia a festeggiare gli 80 anni di Giovanni Verga e casualmente, essendo morta la sua balia, incontrò due impiegati del cimitero che essendo anche due attori dilettanti lo invitano a un loro spettacolo. Spettacolo da doposcuola che finisce in una gran baraonda per far ridere il pubblico, il quale alla fine partecipa allo show e alle sue rocambolesche disavventure dentro e fuori dal palco, con l’attore che vuol fare lo smargiasso.
Qui nasce nel grande scrittore delle novelle per un anno e di testi notissimi come Così è se vi pare (pure questo molto originale e innovativo, in scena dal 1917), l’idea di portare in scena, facendoli entrare o dalle quinte o dalla platea un gruppo di personaggi, una famiglia devastata dalla vita che cerca di essere rappresentata sulla scena con tutti i suoi problemi, allacciando così una doppia disputa tra la verità della vita e quella al quadrato della finzione, cioè del teatro che finge e si traveste ma solo per raccontare una verità. Nel film quest’idea si fa strada fin dall’inizio in brevi flash, arrivando poi alla conclusione con la famosa e tempestosa prima della commedia, il 9 maggio 1921, al Teatro Valle di Roma (dove la scena è stata girata) quando il pubblico diede del matto all’autore che dovette scappare per evitare l’artistico linciaggio.
Ma da quella sera, come si diceva, nessuno potrà più fare a meno di confrontarsi con questo dramma che scardina l’origine del teatro, prendendo in giro anche gli usi e costumi di una compagnia di prosa di quegli anni, e che moltissimi hanno messo in scena con sempre maggior successo (basti citare le storiche edizioni della compagnia dei Giovani di Giorgio De Lullo e Romolo Valli e quella di Giuseppe Patroni Griffi).
La stranezza di Roberto Andò, con Toni Servillo, Salvo Ficarra, Valentino Picone, Giulia Andò, Rosario Lisma, Aurora Quattrocchi, Donatella Finocchiaro, Galatea Ranzi, Fausto Russo Alesi, Filippo Luna, Tuccio Musumeci, Luigi Lo Cascio, Renato Carpentieri