Ridotto alla rovina dalle ignobili manovre di un avvocato e di un direttore di banca, un agguerrito manipolo di contadini dei dintorni di Buenos Aires, capitanato dall’impareggiabile Ricardo Darin, si vendica mettendo le mani sul malloppo di dollari racimolato ai loro danni dai due mascalzoni. Un brillante thriller sullo sfondo del crack economico del 2001, diretto dal bravo Sebastiàn Borensztein
La Odisea de los Giles è il titolo originale di uno strepitoso film argentino tratto dal romanzo di Eduardo Sacheri La noche de la usina, opera del pluripremiato regista Sebastiàn Borensztein, che dopo diversi lungometraggi (La suerte està echada, Sin memoria), ha vinto il premio Goya per il miglior film iberoamericano nel 2011 con Cosa piove dal cielo? Criminali come noi, questo il titolo italiano, come da copione assai poco rappresentativo del film, è la sua ultima, riuscitissima opera, ora in uscita anche nelle sale italiane.
Ricardo Darìn (Il segreto dei suoi occhi, Storie pazzesche, Il presidente), attore e produttore argentino straordinario, è il protagonista e fulcro di una strampalata vicenda che vede un gruppo di pseudo imprenditori combattere il sistema economico per vendicarsi anarchicamente dei torti subiti. Darìn interpreta Perlassi, benzinaio di paese che vive con la moglie in una zona rurale non molto distante da Buenos Aires, dove i pochi abitanti si conoscono e si supportano a vicenda. In un periodo in cui già le piccole aziende fanno fatica a incrementare i guadagni, e dovendo anche mantenere Rodrigo, il giovane figlio universitario interpretato dal figlio biologico dell’attore, Chino Darìn (Morte a Buenos Aires, La reina de Espana, L’angelo del crimine), Perlassi decide di coinvolgere amici e conoscenti del paese per creare una cooperativa, rilevare una vecchia azienda in disuso dopo un fallimento avvenuto decine di anni prima, e trasformarla in azienda agricola.
Raccolti i pochi risparmi di una vita e depositati in banca, sembra che la svolta verso una vita più agiata e ricca sia a portata di mano: peccato che siamo nel dicembre del 2001, e in Argentina il sistema bancario e l’economia in generale stiano collassando portando povertà e disperazione a tutti. In quel questo periodo storico abbiamo assistito a molte proteste popolari e a una folle corsa allo sportello: tutti cercavano di prelevare ingenti somme di denaro convertendo pesos in dollari, fino a quando il governo decise di congelare i conti permettendo prelievi di piccole somme. Sullo sfondo della vicenda c’è dunque il malessere e lo sconforto che ha invaso il popolo argentino nei primi anni 2000, ma essendo la storia concentrata in un piccolo villaggio lontano dalla realtà della capitale, le rivolte, le dimissioni del presidente De La Rùa e lo stato di emergenza sono solo immagini e ricordi nella mente di chi guarda il film.
Nel loro piccolo, i membri della scalcinata cooperativa gettata sul lastrico scoprono che persone di cui si erano fidate li hanno truffati, consapevoli dell’imminente crisi economica del paese. In particolare un avvocato e un direttore di banca senza scrupoli: approfittando della situazione hanno fatto si che depositassero tutti i soldi su un conto, eliminando i contanti, poi l’avvocato in questione, tale Manzi (Andrés Parra), ha prelevato i dollari liquidi presenti in quella banca e li ha messi “al sicuro” in un bunker in mezzo a un’area di allevamento di mucche. Il desiderio di vendetta del gruppo trova subito terreno fertile in uomini e donne disperati e messi in ginocchio, vittime inconsapevoli di un sistema corrotto: uniscono le forze e ideano un piano per riappropriarsi di ciò che spetta loro di diritto, in puro spirito anarchico. In questo quadro Luis Brandoni, altro attore argentino di fama internazionale, interpreta il simpatico, integralista compagno Fontana gran difensore dei diritti dell’uomo e sostenitore delle idee di Bakunin.
La pellicola ci racconta in chiave tragicomica il disperato tentativo dei protagonisti di rendere reale un sogno, un futuro utopistico, dove i deboli vincono sui più forti e più ricchi e gli emarginati si risollevano dalla polvere della disperazione con un po’ di giustizia e risarcimento sia economico che morale. Ma riusciranno davvero i nostri eroi nella loro impresa, o verranno ulteriormente schiacciati dai potenti? Oltre a essere una rappresentazione cruda del disastro economico che ha subito l’Argentina in quel periodo, Criminali come noi è davvero divertente, brillante, e tiene lo spettatore incollato allo schermo attraverso una suspense degna di un thriller, grazie alla trama ben delineata. E soprattutto alla bravura di un gruppo di attori che concorrono coralmente a un ottimo prodotto cinematografico.
Criminali come noi di Sebastiàn Borensztein con Ricardo Darìn, Luis Brandoni, Verònica Llinàs, Daniel Aràoz, Chino Darìn, Rita Cortese, Andrés Parra.