“Da noi non può succedere” (1935) di Sinclair Lewis racconta con ottantanni d’anticipo la Presidenza Trump. Ve lo raccontiamo in questa lettera aperta a Donald
Dear Mr President,
Lei non mi conosce, ma io sono un suo grande fan. Un grande grande fan. Anzi un grandissimo fan. Direi il migliore, senza dubbio. Lo so che da quando è arrivato alla Casa Bianca lo scorso 21 gennaio non ha avuto un momento libero. Una faticaccia per rimettere a posto i danni degli ultimi otto anni di quel democratico da strapazzo di Obama. Ma adesso gli Stati Uniti sono saldi sulla strada per diventare di nuovo i numeri uno, il mondo è un posto più sicuro e finalmente possiamo smetterla di farci tediare da tutto quel bla bla bla su tolleranza e diversità che piace tanto a quei perdenti dei liberali. Per fortuna da due settimane ci sei tu al comando. Ops, perdona la confidenza. Possiamo darci del tu Donald? Dicevamo, da due settimane sei al comando. Due settimane! Ci crederesti? Come vola il tempo quando ci si diverte. Sei saldo al comando, anzi, in sella come un vero cow boy pronto a difendere la tua mandria da quegli invasori tutti frecce e augh degli indiani.
Ma bando alle ciance, tra uomini d’azione le chiacchere stanno a zero. Ti scrivo perchè c’è un libro che devi davvero leggere. Lo so che i libri sono una vera noia, roba da intellettualoidi e progressisti. Ma questo parla di te. Purtroppo non hanno ancora fatto il film perchè a Hollywood si ostinano a fare i preziosi. Però puoi fartelo leggere da Melania prima di andare a dormire. O puoi ordinare a uno stagista di prepararti il riassunto, stando attento a non confonderlo con il programma per i prossimi otto anni di presidenza. Non vorrei che per una svista finissi per farti scappare una legge da democratico. Può succedere anche al migliore, cioè a te.
Comunque devi assolutamente leggere questo Da noi non può succedere. L’ha scritto nel 1935 un certo Sinclair Lewis che secondo Wikipedia è anche stato il primo scrittore americano a vincere il premio Nobel per la letteratura nel 1930. Te lo dico solo perché è il genere di domande che i canadesi si ostinano a mettere nel Trivial.
Per farla breve il libro parla del senatore Berzelius Windrip, che nel 1935 decide di sfidare alle elezioni Franklin Delano Roosevelt, uno dei presidenti più amati della storia moderna degli Stati Uniti, almeno prima che arrivassi tu alla Casa Bianca, ovviamente. Lewis racconta tutto il libro dal punto di vista di un perdente immatricolato, un tale Doremus Jessup. Pensa al prototipo di chi si è ostinato a non votarti nonostante tu abbia ragione sempre e su tutto e avrai capito di cosa parlo. Un borioso giornalista sessantenne di provincia, nonché editore del suo giornale, fermamente convinto che accogliere negli Stati Uniti tutta la marmaglia del resto del mondo sia una ricchezza e l’equilibrio nelle opinioni una virtù. Un uomo davvero insopportabile. Ammetto che più volte avrei voluto tirare il libro dalla finestra. Ma ho tenuto duro, anche quando i giornali e i loro padroni dell’establishment ti davano per spacciato. Pardon, quando davano Windrip per spacciato. Ho tenuto duro e ho sofferto nel vedere la scialba fiducia di Jessup e della sua cricca di moderati nel vederlo sconfitto. Ma sono stato ricompensato.
Lo scellerato New Deal di Roosevelt viene messo al tappeto dalla campagna elettorale di Windrip che promette ai veri americani bianchi e con pochi grilli da intellettuali per la testa di riportare il Paese alla (passata) grandezza. E adesso chi è il candidato inadatto alla presidenza Doremus? Che poi che nome è Doremus, quello del cane che avevi da bambino? Tutti i veri patrioti che lo hanno votato possono finalmente esultare nel veder entrare Windrip nello Studio Ovale nel 1936. Esultano ancora di più quando pochi giorni dopo scioglie il Congresso degli Stati Uniti e integra i paramilitari che lo sostengono, i Minute Men, nelle forze armate.
Tra i punti che avete in comune tu e Windrip c’è sicuramente l’essere uomini di parola. Libero dai vincoli dei parolai del Congresso, Windrip tiene fede alle sue promesse agli elettori. Anzi, se possibile riesce addirittura a superarsi. Circondato da buoni cittadini che non fanno domande ed eseguono gli ordini ristabilisce l’ordine naturale delle cose chiudendo le scuole alle donne e riportandole al loro ruolo biblico di angeli del focolare.
Sistemate loro rimette in riga anche le teste d’uovo con un bel falò di libri inutili, cioè tutti quelli che non parlano di ingegneria o tattiche militari. Si sa che a forza di stare curvi sui libri gli intellettualoni non sono una gran minaccia, ma qualcuno con la sindrome dell’eroe rischia sempre di saltare fuori. Per guarirli dalla malattia Windrip li chiude in campi speciali per rieducarli come bravi americani e levargli quei grilli intellettuali che sono un prodotto tipico dell’Europa insieme al vino e all’erre moscia dei francesi.
Da qui il romanzo prende una svolta fantascientifica. Qualcuno decide che anche Windrip potrebbe sbagliarsi ogni tanto e decide di fondare un movimento clandestino per diffondere notizie per screditarlo. Notizie più false di quelle messe in giro dalla Cnn ovviamente. I ribelli stanno messi talmente male che uno dei loro agenti di punta diventa quel ferrovecchio di Jessup. Si comportano come la Ribellione in Guerre Stellari, ma visto che sono dei secchioni sfigati non hanno nè i fucili laser nè la principessa Leia. Quel furbacchione di Lewis si sofferma sulla crisi di Jessup e della sua famiglia, del patetico tentativo di scappare con la coda tra le gambe in Canada. Ma al posto di starsene buono e ammettere di avere torto, Jessup esce dalla sua apatia e diventa sempre più convinto che sia colpa di quelli come lui se uno come Windrip è diventato presidente degli Stati Uniti. Si convince che i vari Windrip vincano per l’arroganza e litigiosità degli intellettuali, la l’incapacità della classe politica di capire i problemi reali del Paese e la stupida convinzione che gli Stati Uniti siano al sicuro da derive autoritarie per una metafisica superiorità morale. Come se quelli come noi non vincessero semplicemente perché sono i migliori.
Infatti in barba a quel rammollito in odore di comunismo di Roosevelt, Windrip lo fa dimenticare agli americani in un baleno, insieme al desiderio di tornare a votare ogni quattro anni. Un grande, grandissimo presidente. Prima che arrivassi tu Donald, ovviamente.
Immagine di copertina: Trump by Mike Diva