Teatro, musica, radio, danza: al Paolo Pini, dall’11 giugno al 23 lugilio, la rassegna organizzata da Olinda compie vent’anni. E dimostra, ancora una volta, che l’anormalità non esiste se non nelle intenzioni di chi la vuole vedere a ogni costo
Da vicino nessuno è normale, la rassegna teatrale creata e coordinata dall’associazione Olinda (che promuove l’integrazione in società di persone che hanno problemi di salute mentale) compie vent’anni.
Dall’11 giugno al 23 luglio gli spettatori di Milano, ancora una volta, potranno accedere ai locali dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini (in via Ippocrate) “immaginando” una città che sia diversa, un luogo dove giocare alla libertà riformulando le regole del pensare comune, epurando pregiudizi, meschinità e tutte quelle aspre convenzioni che ci bloccano nell’accettare il confronto con un’alterità che sia distante da noi.
Del resto, il concept si vivifica nel manifesto selezionato per quest’anno, una corteccia che racconta storie e luoghi (quelli del Pini), una scelta efficace ed espressiva; festeggiare è d’obbligo, stando a quanto recitano nel manifesto di quest’anno:
Siamo partiti trovando un terreno arido, il manicomio di Milano, le persone sole e gli spazi chiusi. Oggi il Paolo Pini è diventato un laboratorio che sprigiona energia sociale e culturale.
Il cartellone è quanto di più variegato una rassegna possa offrire nell’arco di un periodo così esteso – oltre un mese, a giustificare peraltro un anniversario importante e da considerare (vent’anni non si compiono mica ogni giorno…). Danza, teatro, performances, musica… tante sono le componenti del ventaglio che, in questa annata speciale, la rassegna consegna ai suoi spettatori. Soprattutto a livello teatrale, il programma è nutrito da tanti contenuti e da opere che per la prima volta arrivano a Milano. Anche in versione laboratoriale, come dimostrato dalla presenza del workshop Non scuola organizzato in sinergia tra Teatro delle Albe e Olinda (29-30 giugno) – Teatro delle Albe sarà inoltre presente nella rassegna con Farsi luogo – Varco al teatro in 101 movimenti, lettura pubblica di Marco Martinelli.
Tra gli artisti, le compagnie e gli spettacoli presenti non si può non far menzione di Giorgio Barberio Corsetti, che dall’1 al 3 luglio dirige Pier Paolo!, spettacolo dedicato all’amore di Pier Paolo Pasolini al gioco del calcio, una riflessione che intreccia la passione per lo sport alle parole, alle citazioni e ai passaggi più significativi dell’opera del poeta e regista friulano.
Il 13 luglio, invece, Lorenzo Loris è in cabina di regia con La donna che legge, di Renato Gabrielli, prodotto dal Teatro Outoff; Punta Corsara/369 gradi presentano, il 15 di luglio, Io, mia moglie e il miracolo di Gianni Vastarella, una storia di stranieri miracolosi e guaritori che stravolgono l’esistenza di un paese che forse ha qualcosa da nascondere.
Da non perdere il ritorno di Lella Costa, madame radical chic di grande simpatia e molto talento, con il suo reading tratto dal Pranzo di Babette di Karen Blixen (16 luglio) e Xebeche, «infinito piano sequenza» corporale dell’apprezzato gruppo Nanou (17 luglio). Mario Perrotta, tornando indietro al 24 giugno, è autore, regista e interprete di un omaggio “collaterale” all’Odissea omerica, che trova il suo fulcro più elevato nella figura di Telemaco, figliol prodigo e figliol promesso, che in una sorta di storytelling originale e ante litteram ritrova il padre Ulisse solo nei racconti delle persone attorno a lui. Antonio Viganò, invece, si ispira ai Sei personaggi di Pirandello per mettere in scena, il 21 e il 22 giugno, la piccolezza delle esistenze, tragiche, fantasmagoriche o meccaniche che siano. Insomma, Da vicino nessuno è normale mette in scena sperimentazione e classici non per amor di disordine, ma per far comprendere come in fondo l’arte sia proprio questo: un canone che è piacevole senza imperniarsi su troppe regole, una legge in cui la democrazia ha le forme gentili del rispetto dell’altro. Si canta, si balla, si recita: tutto è libero, tutto è dolce. E per i suoi vent’anni, la rassegna rende omaggio (in)volontario al luoghi in cui tutto ha avuto inizio: il Paolo Pini. Con grande rispetto dei suoi spettatori: basta pensare che, il 24 giugno, una sorta di contest vedrà il pubblico alle prese con Milano 48 ore – Instant Movie Festival, una ricerca della città nella maniera più individuale, colorita e suggestiva possibile (basta uno smartphone).
E spazio anche alla radio, con una tre giorni (17-19 giugno) dedicata ai quarant’anni di Radio Popolare, un tour de force lungo sessanta ore che vedrà impegnati al microfono scrittori, registi, interpreti, musicisti e politici, e che si concluderà proprio in parallelo alla chiusura delle elezioni amministrative della città.
Insomma, la carne al fuoco è tanta. E l’iniziativa è importante; venti candeline sono un traguardo speciale, soprattutto se lo fa chi canta, felicemente, un inno controvento a quella che ci costringono a definire “anormalità”, quando invece è tanto, tanto altro.