Fino al 3 marzo, alla Sala Artemisia Gentileschi del Comune di Corbetta, a due passi da Magenta in provincia di Milano, è in corso Cromatismi Emotivi, l’esordio assoluto di una giovanissima artista, Alessandra Gornati. Un lavoro ancora acerbo ma di grande intensità e urgenza creativa, da cui già emergono tratti distintivi di inequivocabile talento.
« … che qui non v’è nulla di sadico, che anzi ciò che sorprende è l’impassibilità ferina di chi ha dipinto tutto questo ed è persino riuscita a riscontrare che il sangue sprizzando con violenza può ornare di due bordi di gocciole a volo lo zampillo centrale!».
Così nel 1916 il grande storico dell’arte Roberto Longhi restava stupefatto di fronte alla terribile ed elegantissima violenza di Giuditta che decapita Oloferne di Artemisia Gentileschi. Straordinaria pittrice caravaggesca, figlia di Orazio anch’egli seguace del Merisi, Artemisia mette in scena lo sgozzamento del nemico che l’eroina biblica commette con le sue proprie mani per salvare il suo popolo. Un gesto compiuto con l’espressione serafica di una contadina che sgozza un pollo, indossando un fastoso abito di seta gialla brillante, mentre dal collo del malcapitato il sangue sgorga a fiotti come nei migliori film splatter di George A. Romero.
Non è un caso che la prima mostra personale della giovanissima artista Alessandra Gornati sia allestita proprio nella sala dedicata ad Artemisia Gentileschi. Non è un caso, prima di tutto, perché il caso non esiste e “ciò che chiamiamo caso è la nostra ignoranza della complessa meccanica della casualità”, come scriveva Borges. E poi perché caso non potrebbe essere a prescindere, viste le affinità elettive che legano la grande caravaggesca, con la sua vita drammatica e intensa e il suo indiscutibile genio artistico, a questa giovane esordiente in cui fragilità e potenza convivono, dando vita a uno slancio e a un’urgenza creativa irrefrenabili.
Nel lavoro di Alessandra, certo ancora acerbo, già emergono tratti distintivi di inequivocabile talento. La brutalità di certe sue pennellate quasi rabbiose, le intricate texture dalla profondità siderale, la gentilezza dei fiori e del corpo sublimata nella materia pittorica densa, la forma frantumata che chiede abbracci mentre li respinge rappresentano il Caos che fermenta nella mente e nell’animo di questa artista in divenire. Ma è proprio questo Caos lancinante e macerato, organico e materico come il sangue che sgorga dal collo di Oloferne, a farci vedere con chiarezza le potenzialità che porteranno Alessandra, attraverso un già intrapreso processo di distillazione, di selezione e riordino, verso il suo Cosmo.
Dal Caos al Cosmo, come deve essere per ogni Artista degno di questo nome, così come per ognuno di noi. Un percorso di crescita umana ancor prima che artistica, che Alessandra ci palesa davanti con brutale onestà, quasi senza pelle, con opere che esprimono la sua e la nostra condizione esistenziale attraverso il colore, con puro istinto ma anche con richiami a maestri come Giulio Turcato, Gerard Richter o Gastone Novelli, perché niente, nel caos, è lasciato al caso. Perché il caso, lo si è detto, non esiste. E perché, come diceva Nietzsche, “bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”.
Alessandra Gornati, Cromatismi Emotivi, fino al 3 marzo 2024, Sala Artemisia Gentileschi, Corbetta.
In copertina: Alessandra Gornati, Senza titolo, 2023, tecnica mista su tela