Nato nel 1872 su iniziativa della famiglia di cui porta il nome, il teatro milanese è stato palcoscenico di esordio per autori come Puccini, Lehár, Meyerbeer, Ponchielli. E sul podio per la prima di “Pagliacci” di Leoncavallo salì un venticinquenne: Arturo Toscanini
Immaginate di essere a Milano nel 1884, la sera del 31 maggio, dove un neodiplomato Giacomo Puccini presenta al Dal Verme la sua opera d’esordio: Le Willis (poi diventata Le Villi). In orchestra suona come contrabbassista un giovanissimo Pietro Mascagni, la sala è piena e tra il pubblico in trepidante attesa ci sono i critici musicali, pronti a scrivere del successo o del fiasco clamoroso di questa nuova opera e del suo, a quel tempo, sconosciuto compositore.
Questo è uno dei tanti momenti storici vissuti nel celebre teatro, che quest’anno festeggia un compleanno importante: 150 anni dalla sua inaugurazione, avvenuta nel lontano 14 settembre 1872. Per celebrare quella data il Dal Verme, il 14 settembre scorso, ha aperto le porte al pubblico milanese, con il primo di una lunga serie di concerti gratuiti e legati alla sua storia.
Come ogni compleanno che si rispetti non poteva mancare il “Tanti auguri a te”, fortunatamente non intonato da parenti e amici (la cui missione nelle feste pare quella di massacrare con allegra giovialità il salto d’ottava della melodia), ma eseguito dall’Orchestra I Pomeriggi Musicali nelle brillanti Variazioni sul tema di Happy birthday di Peter Heidrich, introdotte dal direttore James Feddeck. Un’accoglienza divertente per quello che è stato poi un festeggiamento elegante, un omaggio alla lirica con protagonisti Mozart, Rossini e Bellini nelle loro ouverture e nelle arie interpretate con intensità dal mezzosoprano Giuseppina Bridelli.
Nella serata è stato riservato uno spazio speciale anche alla nuova musica, in linea con l’attitudine del Dal Verme di portare in scena nuove opere e linguaggi artistici diversi. Lettera al poeta, del compositore Carlo Galante, è una Cantata per mezzosoprano e orchestra commissionata apposta per celebrare la ricorrenza del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini. Suddivisa in una serie di episodi dal carattere contrastante, segue lo svolgimento drammatico del testo scritto dal poeta Davide Rondoni con una musica diretta, in cui si percepiscono i sentimenti di malinconia e di rabbia per la perdita violenta e ingiusta di un grande artista. Rondoni spiega che è la voce della vita a cantare: essa chiede ai poeti di custodire il fuoco, il senso sacro dell’esistenza, salvando l’uomo dalla desolazione e dall’omologazione. E infatti il brano culmina nell’invocazione finale del mezzosoprano al pubblico, in un silenzio vibrante che accoglie le sue ultime parole: “chiedi voce… Canta con me”.
I festeggiamenti per i 150 anni del Teatro andranno avanti fino al 21 dicembre con Winter Journey. Oratorio per soli, voci recitanti, coro e orchestra di Ludovico Einaudi, ultimo concerto di una rassegna che vuol essere un regalo per tutti e un’occasione (per chi non lo ha mai frequentato) di scoprire questo importante luogo di cultura. Nella mostra ospitata nelle sale ai piani inferiori (curata da Paolo Bolpagni con la collaborazione di Ottavia Fontana) saranno esposti fino al 27 novembre i reperti che testimoniano la sua storia. Storia che viene ripercorsa innanzitutto attraverso la musica, poiché nella programmazione scelta dal direttore artistico Maurizio Salerno l’ascoltatore viene portato indietro nel tempo alle serate in cui per la prima volta il pubblico dell’epoca ascoltava le nuove opere, oggi per noi più che familiari e famose in tutto il mondo.
Torniamo dunque al giovane Puccini del 1884 e ai suoi critici, che avevamo lasciato in attesa che l’opera iniziasse. Quanta trepidazione deve aver provato il compositore lucchese per quello che poi fu un successo autentico, che convinse l’editore Giulio Ricordi a sancire una collaborazione duratura e a commissionargli immediatamente una seconda opera, Edgar. «Applausi di tutto, tuttissimo il pubblico, dal principio alla fine. Si volle udire tre volte il brano sinfonico che chiude la prima parte e si è domandato tre volte il bis, non ottenuto, del duetto fra tenore e soprano, e della leggenda.» scrisse il più noto critico musicale dell’epoca, Filippo Filippi, su La Perseveranza. Persino la recensione di Musica popolare, rivista di Casa Sonzogno, allora rivale della Ricordi, fu positiva. Anni dopo sarà proprio la Sonzogno a dare fiducia ad un altro compositore e alla sua nuova opera, presentando al pubblico Pagliacci, di Ruggiero Leoncavallo. Anche questa fu eseguita per la prima volta sul palco del Teatro dal Verme, il 21 maggio 1892, con la direzione di un venticinquenne Arturo Toscanini. Un’altra prima, un altro trionfo. Queste importanti tappe della storia del teatro saranno evocate sabato 8 ottobre, serata in cui il musicologo Angelo Foletto converserà con l’editore Piero Ostali e il soprano Luciana Serra. Verranno citate le prime esecuzioni ed eseguite le arie più celebri di Leoncavallo, Puccini, Lehár e Meyerbeer, interpretate dal soprano Désirée Rancatore e il tenore Gianluca Terranova, accompagnati al pianoforte da Mirca Rosciani.
Altro debutto fortunato fu Cin Ci La di Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato (1925). Venerdì 14 ottobre ne parlerà Maurizio Nichetti, in occasione del concerto del soprano Elisa Balbo e del tenore Francesco Tuppo che interpreteranno alcune arie tratte dall’operetta.
Ma al Dal Verme non hanno risuonato solo applausi. La novità non sempre ricevette apprezzamenti e il 21 aprile 1914 ci fu clamore e scandalo per il primo Concerto Futurista, con gli intonarumori di Luigi Russolo. Niente di grave dal punto di vista di Filippo Tommaso Marinetti, che continuò a considerare il Dal Verme il palcoscenico d’elezione per le sue provocazioni. Partendo dal racconto di questo evento, il 17 novembre la storica e critica dell’arte Chiara Gatti incontrerà Fabio Benzi, uno dei maggiori studiosi ed esperti del movimento futurista. La parte musicale avrà come protagonista Andrea Rebaudengo che eseguirà al pianoforte musiche di Francesco Balilla Pratella.
Una caratteristica del Teatro è dunque quella di aver ospitato ogni genere di spettacolo, aprendosi a tutta la musica. Il concerto del 21 ottobre ricorderà l’esibizione del “re del jazz” Louis Armstrong e della sua orchestra nel 1959, mentre il 4 novembre verrà celebrata la canzone d’autore (di cui il Dal Verme è stato, ed è tuttora, un palcoscenico molto importante) nella serata intitolata “Un mondo in tre minuti. Canzoni d’amore altamente nocive”, con il cantautore Samuele Bersani.
E poi il cinema, che il Teatro ha ospitato negli anni Trenta del secolo scorso. Sabato 19 novembre, a 100 anni dalla sua prima edizione e restaurato dalla Cineteca Milano, verrà proiettato I promessi sposi di Mario Bonnard, primo film dedicato al celebre romanzo manzoniano e ultimo kolossal del cinema muto italiano. L’esperienza sarà impreziosita dall’esecuzione dal vivo della musica, scritta e diretta dal maestro Valter Sivilotti con l’Orchestra I Pomeriggi Musicali.
Save the date. Quello dell’appuntamento più vicino, venerdì 30 settembre, in cui l’architetto Stefano Boeri converserà con la stilista Maria Grazia Chiuri, intrecciando architettura, moda e società in un percorso dal dopoguerra all’oggi. Sul podio Marco Angius, che dirigerà Three Places in New England del compositore americano Charles lves (1918) e Trittico botticelliano di Ottorino Respighi (1927), opere che si legano al tema della serata per le suggestioni che creano intorno a spazi urbani immaginari, al mondo naturale e all’arte figurativa.
Immagine di copertina di Lorenza Daverio