Un po’ film politico in difesa della Terra devastata dai disastri e dall’avidità degli uomini, un po’ thriller “una contro tutti” in una terra divisa tra le ragioni del danaro e quelle del cuore: ma “La donna elettrica” di Benedikt Erlingsson, protagonista l’ottima Halldóra Geirharðsdóttir, sfrutta a tratti anche le armi della comicità per far prevalere su tutto i diritti e la forza dell’amore, personale e sociale
Benedikt Erlingsson, noto regista islandese, con i suoi film Storie di cavalli e di uomini del 2013 e l’ultima pellicola, in arrivo nelle sale italiane, La donna elettrica rappresenta il proprio paese agli Oscar per la sezione di miglior film in lingua straniera. Anche nel suo primo lungometraggio, il regista aveva portato sullo schermo un tema a lui caro, ovvero quello della forza della natura incontaminata che in Islanda è ancora presente, raccontando la storia di un piccolo villaggio tra le montagne attraverso la percezione dei cavalli degli abitanti. In questa seconda pellicola affronta il tema dello scontro uomo-natura attraverso la figura di una nuova eroina, una donna ambientalista over40 che si batte per preservare la bellezza delle proprie terre.
Tra le vaste distese dell’Islanda una donna forte, totalmente indipendente, scatena una guerra privata contro un’industria locale di alluminio che sta distruggendo il paesaggio. E Halla (Halldóra Geirharðsdóttir) sembra sola in questa sua avventura, combattere un sistema corrotto e avido, ritratto estensibile a una vasta fascia di politici e burocrati dell’intero pianeta. Halla incarna un nuovo tipo di eroina, che pare quasi estrapolata dalla tradizione greca classica delle tragedie e dell’epica e trapiantata in una storia moderna. Allenata e con un fisico invidiabile per la sua età, la donna si fa portavoce di madre natura, e la si vede durante tutto il film correre lungo le praterie, attraversare i ruscelli gelati, nascondersi dai droni nemici nel fango e abbracciare la potenza della stessa natura stendendosi sull’erba e respirandola, amandola.
In realtà, come ogni eroe che si rispetti, anche Halla avrà degli alleati in questo percorso, dalla sorella gemella, figura ambigua fino alla conclusione della vicenda, al suo fedele scudiero (Jóhann Sigurðarson) fondamentale nella riuscita dei piani di boicottaggio. E come nelle tragedie dell’antica Grecia, anche in questa pellicola, particolarmente suggestiva, troviamo un coro, composto da tre musicisti di una band locale e da tre donne in costumi tipici ucraini, che seguono le gesta di Halla in ogni suo momento di azione o riflessione. Solo lei li può vedere, oltre allo spettatore che ne trae sia una benefica sensazione catartica grazie alla musica, che una buona dose di risate data l’assurda comicità delle situazioni messe in scena. Armata fino ai denti, forte di una strumentazione e una preparazione professionali, Halla vuole proteggere a tutti i costi la sua terra: ma tutti i suoi gesti vengono inizialmente mal interpretati dai suoi stessi compatrioti, che vedono nelle sue azioni puro terrorismo e un punto di vista estremista, arrivando ad additarla come responsabile delle negative problematiche elettrotecniche della zona.
E grazie alle mosse degli industriali colpiti dalle azioni della donna, viene continuamente e ingiustamente accusato un ragazzo straniero (Juan Camillo Roman Estrada), che si trova in Islanda per una vacanza on the road. Queste continue false accuse e incomprensioni danno al film un tocco comico meraviglioso, che smorza il sapore amaro trasmesso dalla tragicità della continua lotta tra uomo e natura in cui oggi siamo tutti protagonisti, o nella maggior parte dei casi passivi spettatori. Così la commedia assume i toni del thriller, con momenti di vera tensione e di suspense. Alla fine, come da copione classico, l’integrità dell’eroina sarà messa a dura prova: essa dovrà scegliere tra la propria felicità privata e la difesa di un bene superiore. Infatti Halla, anni addietro, aveva fatto domanda per avere un bambino in adozione, e sarà l’arrivo di una bimba ucraina a mettere in dubbio le scelte di vita della donna.
Il motore di tutta la vicenda in La donna elettrica, che presto avrà un remake hollywoodiano diretto e interpretato da Jodie Foster, è l’amore. L’amore per la natura spinge Halla ad avere una doppia vita, infatti lavora come insegnante di canto corale e parallelamente intraprende la via dell’ecoterrorismo; l’amore fraterno sarà la chiave di volta per una risoluzione dell’intera vicenda, e l’amore verso una figlia ancora ignota sarà la spinta che servirà alla protagonista per scegliere quale vita condurre. In questo amabile film possiamo sentirci parte della lotta intrapresa dalla protagonista, nella perenne dicotomia uomo-natura in cui la donna incarna una potente madre natura, non la matrigna di Leopardi che devasta e distrugge ma uno spirito sofferente in attesa di risorgere dalle ceneri del disastro che l’uomo sta compiendo.
La donna elettrica di Benedikt Erlingsson, con Halldóra Geirharðsdóttir, Jóhann Sigurðarson, Juan Camillo Roman Estrada, Davíð Þór Jónsson, Magnu´s Trygvason Eliasen