Una storia sconvolgente per due brave e coraggiose esordienti, la giovane attrice Zelda Samson, meritatamente premiata al festival di Cannes 2022, e la regista e sceneggiatrice belga Emmanuelle Nicot. Dalva, 12enne protagonista, ha sempre vissuto sola col padre. Lontana dal mondo, scuola compresa. Finché l’uomo è arrestato per pedofilia e il mondo della ragazzina le crolla addosso. Una rabbia impetuosa scorre nelle sue vene, ma finirà per imparare un nuovo lessico sentimentale
Dalva, dodici anni, viveva da sola con suo padre ed era felice. Fino a quando la polizia e i Servizi Sociali hanno fatto irruzione in casa sua, hanno arrestato lui con l’infamante accusa di pedofilia e condotto lei in un centro di accoglienza per minori. E qui Dalva deve ricominciare a vivere, ritrovare il sorriso, incontrare sua madre, ma soprattutto fare i conti con una realtà totalmente inedita: un mondo dove ai bambini è riconosciuto il diritto all’infanzia, e gli adulti sanno comprendere e rispettare fragilità e scoppi di rabbia. La rabbia che scorre impetuosa nelle vene di Dalva, nei primi giorni passati al centro, in mezzo ad altri ragazzini che come lei hanno conosciuto il male, la violenza e cercano a fatica di imparare un nuovo lessico sentimentale. Sarà l’amicizia con Samia, di poco più grande, insieme al lavoro paziente di educatori e assistenti sociali, a scardinare poco a poco le certezze malate di cui si è nutrita per anni la protagonista, costretta dal padre a vivere totalmente isolata, senza andare neppure a scuola, priva di ogni contatto con il resto del mondo.
Impressiona la storia di Dalva. Impressiona e sconvolge, questa bambina truccata e agghindata come una signorina del secolo scorso – i capelli raccolti e lo sguardo serio, le labbra rosso fuoco e gli orecchini di perle – che rivendica il diritto a un amore adulto e grida al mondo la sua rabbia per l’ingiustizia subita, per la solitudine a cui giudici e poliziotti l’hanno inspiegabilmente condannata, strappandola alle braccia (secondo lei amorose) di quel padre che l’ha tenuta prigioniera per sette lunghi anni.
Una storia sconvolgente, dunque, ma raccontata senza il minimo compiacimento e mai indulgendo in dettagli morbosi. La regista e sceneggiatrice belga Emmanuelle Nicot, al suo esordio nel lungometraggio, ha scelto di aderire al punto di vista della giovanissima protagonista, di rispettare i suoi silenzi, gli smarrimenti e i soprassalti di una creatura violata, e orribilmente manipolata, che deve riconquistare prima di tutto la propria libertà mentale. E insieme la capacità di osservare il mondo e decifrarlo, costruendo poco per volta, come è giusto che sia, il proprio sguardo, i criteri di giudizio, la propria verità. Un film coraggioso, che affronta una materia incandescente con grande delicatezza e sensibilità. Una scommessa del tutto vinta anche grazie alla bravura della protagonista, l’esordiente Zelda Samson, meritatamente premiata al festival di Cannes 2022.
L’amore secondo Dalva di Emmanuelle Nicot, con Zelda Samson, Alexis Manenti, Fanta Guirassi, Marie Denarnaud, Jean-Louis Coulloc’h