il greco Alexandros Avranas (Leone d’Argento 2013 con Miss Violence), ambienta in una cupa, ben fotografata Cracovia un thriller ispirato a un fatto vero. Un anziano detective svela un caso di omicidio, insoluto da anni, basandosi sui romanzi noir di uno scrittore, che diventano confessioni. Jim Carrey è un protagonista imprevedibile e bravo, accanto a Charlotte Gainsbourg e Marton Csokas
La crisi del cinema causa pandemia fa fare cose strane. Per esempio, fa distribuire in Italia (su Prime Video, grazie alla 102 Distribution), con cinque anni di ritardo, Dark Crimes, un thriller interpretato nientemeno che da un redivivo Jim Carrey (e anche questa è una sorpresa), che definire per adulti sarebbe riduttivo fin dalle prime immagini. La scelta è ancora più bizzarra se si pensa che lo stesso film, all’uscita nelle sale europee e statunitensi tra il 2016 e il 2018, aveva ricevuto stroncature di rara crudeltà persino per la spietata platea di Rotten Tomatoes, registrando un gradimento da record dello 0%.
Eppure, le premesse per un prodotto di discreto interesse ci sono tutte: qualche nome importante nel cast oltre al già citato Carrey, come Charlotte Gainsbourg e l’ungherese Marton Csokas, abbonato al ruolo del cattivo sugli schermi hollywoodiani, e soprattutto una trama ispirata a un curioso fatto di cronaca nera realmente accaduto. Nel 2007, lo scrittore polacco Krystian Bala viene condannato a 25 anni di carcere per l’omicidio di un uomo d’affari, commesso sette anni prima e rimasto fino a quel momento senza un colpevole: a risolvere il caso ormai archiviato è un anziano detective, grazie alle corrispondenze tra le modalità dell’assassinio e alcuni passaggi dei romanzi noir dello scrittore, i cui dettagli suonano come una confessione in piena regola.
Dov’è allora che il film del regista greco Alexandros Avranas, già Leone d’Argento a Venezia nel 2013 con Miss Violence, finisce per inciampare? Non certo nella bella fotografia, geometrica, fredda e compassata, studiata nel dettaglio in ogni colore e inquadratura. Non nelle atmosfere kafkiane, complici anche gli esterni di Cracovia, capaci di regalare, almeno nella prima metà del film, la sensazione labirintica di un gioco di scatole cinesi inquietante al punto giusto. Non nell’eterno carisma di Jim Carrey, ancora capace di bucare lo schermo anche in ruoli lontani dalla commedia, semplicemente guardando in camera e parlando poco e niente.
Se un film fosse fatto di sole immagini, la cura maniacale che traspare da ogni fotogramma farebbe di Dark Crimes un piccolo capolavoro. Sfortuna vuole ci sia anche tutto il resto: ci sono dialoghi stereotipati e a tratti incomprensibili, e personaggi la cui profondità si intuisce soltanto, senza mai essere approfondita davvero. Ma soprattutto c’è, o meglio non c’è, il ritmo, particolare non da poco per il thriller erotico/psicologico (anche se di thriller c’è ben poco, in verità) che il film vorrebbe e/o dovrebbe essere.
È un peccato, perché la costante partita a scacchi tra i due protagonisti, il detective sull’orlo della pensione Tadek (“l’ultimo poliziotto onesto in Polonia”) e il perverso giallista Kozlov, a volte funziona davvero, e quando lo fa il film compie balzi in avanti notevoli. O forse, semplicemente, Avranas prova a costruire un Eyes Wide Shut alla polacca senza essere Kubrick, riuscendo se non altro nell’intento di confezionare un racconto straniante, lontano anni luce dai canoni classici americani del genere. Al netto delle pecche di cui sopra, infatti, vicenda e regia centellinano sapientemente passaggi e indizi, catturando attenzione e curiosità per buona parte della vicenda, nonostante l’assoluta mancanza di momenti di vera tensione. Il risultato è un prodotto visivamente ineccepibile, seppure a tratti sconclusionato sul piano narrativo (anche in alcuni passaggi chiave della vicenda), in grado comunque di accompagnare lentamente lo spettatore, colpendolo allo stomaco con ritmo costante e implacabile fino alla fine.
Dark Crimes di Alexandros Avranas, con Jim Carrey, Charlotte Gainsbourg, Marton Csokas, Agata Kulesza, Kati Outinen, Zbigniew Zamachowski