4 corde, 88 tasti

In Musica

Insieme a Milano due giganti del jazz in una tiepida sera d’autunno. Kenny Barron & Dave Holland se la suonano (amabilmente) al Blue Note

«Don’t leave anything out – play all of it», Sam Rivers.

Quando ti capita di veder arrivare in punta di piedi e salire sul palco del Blue Note un gigante del jazz come Dave Holland, al seguito di un pianista del calibro di Kenny Barron, ti rendi immediatamente conto che è arrivato il momento di sedersi e ascoltare con attenzione, perché sai che sta per accadere qualcosa di magico. Per chi c’era giovedì 20 novembre è stato così: una chiacchierata ammaliante e spensierata, tra quattro corde e ottantotto tasti.

Chi conosce Holland si sarebbe forse aspettato qualcosa di diverso. La sua carriera musicale nacque sotto la buona stella dell’incontro con Miles Davis. Fu chiamato a sostituire Ron Carter al contrabbasso nel leggendario quintetto perduto e il biennio che trascorse in quella formazione è considerato il battesimo ideale del genere fusion. Le innumerevoli collaborazioni che seguirono, al fianco di Corea, Hancock, Metheny e tanti altri, sono storia.

Ma quello di settimana scorsa non era l’Holland free e progressivo di Conference of the Birds, né quello soul e poliritmico di Prism. Il tandem con Barron è un ritorno ai fondamentali del jazz. Il loro incontro si perde nel tempo, tra gli studi e i club di New York, dove il talentuoso pianista, scoperto da Gillespie, incrociava il collega in session occasionali. L’idea del duo nasce nel 2012 e prende corpo in The Art Of Conversation, uscito lo scorso settembre.

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L’esecuzione che la coppia Barron-Holland ha proposto al pubblico milanese sfugge a facili definizioni: da una parte si iscrive nel solco di una tradizione classica – la rivisitazione in chiave minimale di standard come Segment ne è un buon esempio. Il loro contributo originale sta nel groove delicato e nitido, nel dialogo fluido tra diverse sonorità, che dà spazio alla piena espressione jazzistica e che solo una formazione come questa può sperimentare così compiutamente.

Waltz for Wheeler, omaggio al musicista Kenny Wheeler, recentemente scomparso, e Rain, il brano più toccante del concerto, sono forme di racconto incredibilmente espressive: ascoltandole a occhi chiusi, sembra di sentire due voci che discorrono con dimestichezza della vita, dell’amore, del tempo passato, inventando parole nuove. Ciò che scaturisce, il linguaggio spontaneo e transitorio dell’improvvisazione, arriva dritto al cuore di tutti.

Kenny Barron & Dave Holland al Blue Note

Foto di Giulio Gipsy Crespi

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