“Ti guardo” del debuttante Lorenzo Vigas, storia di maturi viveur e giovinotti nel Venezuela d’oggi, ha vinto la Mostra 2015. è stata vera gloria? Si e no
Lorenzo Vigas, regista venezuelano, ha esordito nel 2015 conquistando il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia. Però Desde Allá (cioè “da lontano”, così titola il suo film in originale), in occasione dell’uscita in sala in Italia ora diventa Ti guardo. Uno slittamento, più che un tradimento. Perché Armando, il maturo protagonista, ha i suoi bei problemi, mai risolti, legati a un padre vessatore. E allora la sua sessualità trova sfogo in modo singolare: rimorchia giovani ragazzi di vita, li porta nel suo appartamento, poi, mentre lui se ne sta su una poltrona, li fa spogliare e a qualche metro di distanza e si masturba. Congedandoli poi con una mancia consistente. Vale quindi sia il “da lontano” che il “ti guardo”.
Succede però che l’odiato padre sia uscito di galera, e per quanto da lontano, Armando lo guardi, lo segua, masticando rancore e sputando vendetta. Nel frattempo si consulta con la sorella che lo invita a lasciar perdere, e prosegue la sua attività di odontotecnico, titolare di una piccola azienda che gli permette qualche disponibilità economica. Ma ecco profilarsi all’orizzonte Elder, giovanottone che trascina la propria vita per strada tra amichetti perdigiorno e amichette adolescenti bendisposte. Elder schifa gli omosessuali, però è allettato da quanto pensa di poter rimediare da quel “vecchio”. Così, pur tra scambi di battute aspre, anche lui segue l’iter dei ragazzi che hanno frequentato l’appartamento di Armando. Ma Elder a quel punto è forse anche un po’ schifato da se stesso, e allora reagisce arraffando il denaro che trova e stendendo l’altro con un cazzottone. Così anche per Armando, quel rapporto “da vicino”, fosse anche solo un pugno, sembra poter cambiare qualcosa. E comincia a cercare di nuovo Elder.
Vigas approccia il racconto con soluzioni a tratti un po’ sempliciotte, e quel pedinare il protagonista di spalle, mentre il mondo è popolato da persone sfocate, non è molto originale e neppure efficace, così come risulta piuttosto prevedibile lo sviluppo drammaturgico che vira in giallo la vicenda. Per sua fortuna ha trovato come interprete di Armando il cileno Alfredo Castro, già indimenticato protagonista di Tony Manero e di altri film di Pablo Larrain così come di È stato il figlio di Daniele Ciprì. Faccia intensamente triste, gli bastano i silenzi per comunicare, senza bisogno di troppe chiacchiere, e lo fa con grande talento e misura, alle prese con un personaggio sofferente, ma anche a rischio di antipatia nelle sue manovre manipolatrici.
Anche Luis Silva, il giovane Elder, funziona nel suo portare su grande schermo il temperamento di un ragazzo dei quartieri malfamati di Caracas. Complice del venezuelano Vigas nella sceneggiatura troviamo il messicano Guillermo Arriaga, collaboratore dei primi tre film di Alejandro González Iñárritu. E allora sorge un dubbio, maligno: non è che Alfonso Cuaron, presidente della giuria veneziana, messicano e grande amico di Alejandro, si sia lasciato influenzare un po’ per assegnare il Leone d’oro? Forse è uno di quei casi in cui, come diceva Andreotti, a pensar male…
Ti guardo (Desde Allà), di Lorenzo Vigas, con Luis Silva, Alfredo Castro