Mentre al parlamento europeo passa la risoluzione che lo iscrive tra i diritti fondamentali dell’Unione, l’Arizona ripristina una legge punitiva di fine ‘800 sull’aborto che, ancora una volta, diventa merce di scambio alle elezioni presidenziali
Quando La Repubblica ha pubblicato la notizia della decisione dell’Unione europea di salvaguardare il diritto fondamentale di abortire, mi è venuta una voglia incommensurabile di prendere il primo aereo da Boston e tornarmene a casa. Sì, perché negli Stati Uniti, l’aborto non è più un diritto, ma piuttosto un jolly da tirare fuori dalla manica durante le elezioni, soprattutto dopo le politiche trumpiane. Pare non importare se milioni di donne abbiano o no il diritto di prendere decisioni del genere. Quello che importa è capire dove tira il vento che porta verso la vittoria elettorale e far finta di essere convinti di quello che si dice.
Trump, che nella sua “carriera politica” è stato un po’ pro e un po’ contro l’aborto, durante la sua campagna elettorale del 2020, ha dichiarato di essere antiabortista. Inoltre, ha promesso al suo popolo americano fondamentalista cristiano che avrebbe scelto giudici per la corte suprema pronti ad attaccare il diritto di scegliere, e ottenere una maggioranza in modo tale ogni stato e non il governo federale, avesse la libertà di decidere per sé. Per una volta ha detto la verità: Brett Kavanaugh, un giudice accusato da più donne di molestie sessuali, si è aggiunto ai super giudici che compongono la Corte Suprema. Poco dopo, l’istituzione giuridica più potente degli Stati Uniti ha cassato la decisione degli anni Settanta di rendere l’aborto un diritto costituzionale, dando invece ad ogni Stato carta bianca.
Trump è così preoccupato di mantenere gli evangelisti felici, che per racimolare un po’ dei milioni di dollari che deve pagare per i suoi problemi con la giustizia, ha messo sul mercato una Bibbia chiamata: “God Bless the USA Bible”. Sulla copertina ci sono i colori della bandiera, e dentro, oltre al vecchio e al nuovo testamento, ci sono: la Costituzione, la Carta dei Diritti, il giuramento alla bandiera e il testo della canzone God Bless the USA. Il tutto, per 59.99 dollari (più spedizione e tasse, per chi le vuole pagare), prezzo invidiabile anche da Lidl.
Ma non basta: Trump ritiene che un feto abbia più diritti degli immigrati, che “sono degli animali e avvelenano il sangue degli americani” e anche più diritti delle donne, che non possono prendere una decisione da sole.
Fortunatamente, a salvarci da tutte queste idiozie, il principio del boomerang funziona anche in questi casi: da quando è passata la decisione della Corte Suprema, gli americani si sono spaventati, e il 62% ha dichiarato di essere favorevole all’aborto sempre o nella maggior parte dei casi, contro il 36% vuole che sia praticamente illegale.
I democratici, invece, sono sempre stati per il diritto delle donne di decidere, ed è infatti considerato uno dei punti più solidi dell’agenda del partito. Biden, anche lui che sembra tutto d’un pezzo, ha vacillato su questo tema. Dagli anni Settanta fino alla metà degli ottanta aveva appoggiato l’idea di porre molte restrizioni sulla famosa Roe v. Wade. Più avanti nella sua carriera, ha abbandonato il suo lato conservatore e ora è convinto che l’interruzione di gravidanza debba essere liberamente scelta dalle donne. Insomma, neanche il vecchio Sleepy Joe si salva del tutto.
In questi giorni, lo Stato dell’Arizona, storicamente repubblicano, ha deciso che il diritto di terminare la gravidanza come lo si intende oggi è illegale, e che bisogna rifarsi a una legge del 1864, che ammette l’aborto solo quando la vita della donna è in pericolo. Trump, che sa che, come nelle elezioni del medio termine, qualsiasi restrizione sull’aborto sposta i voti verso i democratici, ha subito annunciato che quando sarà presidente non appoggerà e metterà un veto su qualsiasi legge che impone il divieto totale di abortire al livello nazionale. Gli evangelisti, nel panico, stanno protestando.
Insomma, poco valore e poca importanza sembra avere il fatto che sia solo ed esclusivamente il diritto delle donne quello di poter prendere una delle decisioni più importanti della vita. La politica e il potere continuano a entrare con arroganza e violenza nell’utero di tutte noi, strappandone il valore della libertà, dell’intimità e del potere che ci rende ciò che siamo. Tutti dentro: Trump, i suoi scugnizzi, quelli che credono che limitare la nostra libertà sia patriottico e imposto da Dio. Entrano a spade tratte dentro di noi, con i loro cappellini rossi, i loro rosari e le loro Bibbie. Si scavalcano a vicenda, calpestandoci senza farci caso, con l’arroganza tipica di chi pensa di avere in mano la Verità, e invece non vuole capire che certe “decisioni” sono in realtà dei sacrosanti diritti umani, come ce ne sono tanti altri. Né più né meno.
Entrano nei nostri uteri convinti, ma pronti a fare marcia indietro se pensano che non convenga. Come se il corpo di una donna, assieme alla sua intelligenza, siano merci da baratto, pezzi di carne.
L’Europa, nel frattempo, dichiara che la decisione di continuare o no una gravidanza è un diritto fondamentale. E io, che ho partorito due donne negli Stati Uniti, ho dovuto invece prepararle a capire che non sono libere di decidere cosa fare con il proprio corpo e con il proprio futuro. Ci sono altri che decideranno per loro. Oppure, possono rinnovare il loro passaporto europeo, e trasferirsi per sempre un luogo per certi versi molto più civile.
In apertura foto di Aiden Frazier/unsplash