I primi giorni di Trump di nuovo alla Casa Bianca: davanti quattro anni di sfacelo mentre esulta metà America, quella incazzata che aspetta soltanto che ‘gli altri’ vengano a leccarci gli stivali
Mettiamola così: metà dell’America è entusiasta perché l’estrema destra adesso è al potere. Finalmente potranno setacciare le loro città alla ricerca di immigrati clandestini, inclusi quelli richiedenti asilo, e denunciarli alle autorità. Perché, si sa, sono tutti dei mascalzoni, non come quei poveri “ostaggi”, come preferivano chiamarli i Repubblicani, finiti in carcere solo per aver fatto solo un po’ di cagnara quel lontano 6 gennaio. Tutti liberi! Qualcuno di loro ha detto di essere particolarmente contento, perché finalmente adesso si può comprare tutte le armi che vuole. Un altro, già armato fino ai denti, sta girando gli Stati Uniti per fare comizi per riprendersi l’America. Quale America? Quella che vuole lui, tutta bianca e cristiana. Sarà contenta quella metà che trova irresistibile la firma modello encefalogramma che Lui metteva su quei mille emendamenti, senza manco leggerli, che nel frattempo c’era da fare il fenomeno coi giornalisti. Adesso finalmente, si può trivellare dappertutto, Alaska compresa. Vietato essere trans, o di genere non binario, ius soli polverizzato in un battito di ciglia.
Ha ripristinato la pena di morte federale: oggi i giornali annunciano che in Idaho hanno già deciso il loro metodo: plotone di esecuzione, proprio come facevano i fascisti con i partigiani. Ha deciso di uscire dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, e dall’Accordo di Parigi, perché questa cosa del cambiamento climatico se la sono inventati i cinesi. Anzi: ha anche tolto tutti i fondi alle energie alternative, così possiamo tornare al carbone e al petrolio. Basta con tutti ‘sti soldi all’Ucraina, che è un problema europeo. Noi stiamo dall’altra parte del mondo. Quella giusta. Come altre cose che insiste a dire, questa è una bugia. Ma ben vengano, tutte queste bugie. Circolino pure in rete, tanto ormai vince chi la spara più grossa, ancora più grossa del saluto romano di Musk. Quello non è stato che un piccolo assaggio per capire da che parte tira il vento. I nemici verranno perseguitati dalla Legge: politici, giornalisti, giudici, medici, clero. Chi osa dire qualsiasi cosa che possa anche lontanamente apparire una critica, dovrà fare i conti con denunce, diffamazioni, intimidazioni, minacce di morte, macchine bruciate, screzi di vario genere. La mafia insegna, insomma. Non si crederà ancora a questa cosa chiamata democrazia, vero? Tutte ideologie comuniste, di tempi antichi. Adesso c’è Lui che ci protegge. L’altra metà degli Stati Uniti non ha ancora aperto bocca, se non per tafazzianamente darsi delle martellate sui coglioni: abbiamo sbagliato. Abbiamo sbagliato a non dire prima a Biden di ritirarsi. A non fare presente tutte le cose buone e giuste che ha fatto durante il suo mandato. Abbiamo sbagliato a proporre Kamala Harris, la vicepresidente muta e assente durante quei quattro anni. Con indici di gradimento più bassi delle trasmissioni di aste sul canale svizzero alle due di notte. Abbiamo scelto lei, all’ultimo momento: mai amata particolarmente da nessuno. Ce l’ha messa tutta, certo, ci mancherebbe. Ci siamo cascati: intelligente, ottima parlantina, poi donna, nera. Ce le aveva tutte. Ma non siamo riusciti, noi di sinistra, a capire gli americani: non vogliono nessun tipo di minoranze. Loro sono incazzati e basta. Loro vogliono un leader interessato a creare un impero come quelli di una volta: Groenlandia, canale di Panama, Golfo del Messico. E poi ancora: dazi su dazi, l’arma migliore per piegare qualsiasi altro Paese fino a baciargli le scarpe lucide. Lui non aspetta altro che essere implorato dalla Cina, dalla Russia, dall’Europa. Vengano qui, chiedano scusa per essersi sempre appoggiati a questa Grande Nazione senza mai dare niente indietro. Vengano qui a leccarmi gli stivali. Invece noi di sinistra abbiamo fatto discorsi di unità, di accoglienza, di diritti, di giustizia uguale per tutti. Non abbiamo capito niente. Ce ne siamo stati tra di noi intellettuali sfigati a chiederci come mai non ci hanno votato.
Adesso che la Corte Suprema ha la maggioranza repubblicana, come la Camera e il Senato, che deve ascoltare e approvare i vari ministri scelti da Lui. Adesso è troppo tardi per piangere sul latte versato. Mettiamoci in un cantuccio, con un buon Don Perignon, prima che con i dazi costi un occhio della testa, e qualche fazzoletto di carta per piangere e godiamoci questi quattro anni di sfacelo assoluto. Roba da popcorn.
In apertura : foto di Alejandro Cartagena/ unsplash