Diario americano: ha vinto lui in un paese spaccato

In diarioCult, Weekend

Le donne, le bambine. La comunità Lgbtq+, gli immigrati senza permesso, gli anziani e i disabili e via via fino all’Ucraina e a Gaza. Tutti coloro che pagheranno più degli altri. Pensieri mesti da un’America irrimediabilmente divisa che ha scelto ancora una volta Donald Trump

Ha vinto lui.
Durante la sua campagna elettorale ha fatto e detto che: gli immigrati vengono a violentare le nostre donne, che entrano in casa nostra e ci ammazzano, che sono inferiori a noi, li deporto tutti e li chiudo in centri di accoglienza che neanche in Albania. Ha detto che è giusto che il governo di alcuni stati decida la sorte di una donna che rimane incinta, e che lei non può scegliere cosa fare; che tutti quelli che lo contraddicono la pagheranno cara; che i ‘prigionieri politici’ (i partecipanti al tentato colpo di Stato del 6 gennaio) verranno liberati; ha insultato sia Kamala Harris sia chi lo ha osato contrariarlo; ha detto bugie assurde; che gli haitiani mangiano i nostri animali domestici; ha preso le distanze troppo tardi dal comico che, durante il suo incontro elettorale al Madison Square Garden, ha detto che Portorico è un’isola di pattumiera. Ha mimato sesso orale con un microfono; ha ballato per quaranta minuti invece di parlare. Insomma, è stato chiaro, cristallino: sono crasso, dico e faccio al limite e oltre la legalità e questo è il mio programma. Se mi votate l’America si dimenticherà di questa democrazia rompicoglioni.

E, inspiegabilmente, ha vinto. Anzi, ha stravinto. Non sono serviti i discorsi sull’aborto, sull’ambiente, sugli immigrati, su un’America meno divisa proposti da una più pacata e più ‘normale’ Kamala Harris che tentava disperatamente di cambiare rotta. Lui è diventato il re assoluto: presidenza, Senato, Corte suprema e molto probabilmente anche la Camera. Il massimo del potere.

A parte lo stupore e il dolore provato martedì sera che mi accompagnerà per molto tempo, con una punta di senso di colpa ho cominciato a pensare che in realtà per le famiglie come la mia, di classe media, bianche, con un buon stipendio, due macchine, due case non cambierà molto, nel quotidiano. Ci farà schifo leggere il giornale, ascoltare le notizie, ma abbiamo il privilegio di aspettare per quattro anni che questo incubo finisca senza correre ai ripari.

Penso invece alle giovani donne che vivono negli stati in cui è vietato abortire, quando per loro decideranno degli uomini reazionari, bianchi e integralisti. Ho una figlia diciassettenne a cui è capitato per caso di vivere in uno stato progressista, ma non tutte hanno questa fortuna.

Penso ai suoi compagni di classe, figli di immigrati che si sono stabiliti negli Stati Uniti senza permesso e che verranno deportati e andranno a vivere in paesi che non hanno mai conosciuto. Diventerà una vera e propria caccia agli illegali, proprio come fu la caccia agli ebrei durante il nazismo e il fascismo.

Penso alla comunità lgbtq+, di cui fa parte l’altra mia figlia, che dovrà affrontare ancora più restrizioni, più marginalizzazione, più bullismo.

Penso alle persone anziane o disabili come mio figlio, a cui verranno tagliati i fondi che permettono loro di vivere una vita dignitosa.

Penso alle donne come me, che sono rappresentate ancora una volta da un uomo misogino, condannato per i soldi dati a Stormy Daniels, per aver abusato di altre donne, per aver detto “alle donne strizzo la f**a” e, solo qualche giorno fa: “Proteggo le donne, che loro vogliano o no”.

Penso anche alla popolazione ucraina e palestinese, perché Trump ha già detto che non ha intenzione di dare alcun aiuto militare e men che meno umanitario a chi sta combattendo. È stato il primo e ultimo presidente americano ad aver cercato di bannare l’entrata di musulmani negli Stati Uniti, e se già la Palestina è diventata macerie, morte, fame e violenza, non riesco neanche ad immaginare cos’altro diventerà. “Finirò la guerra in Ucraina in 24 ore”, ha detto, facendo capire che i territori occupati dalla Russia dovranno rimanere nelle loro mani, eliminando gli aiuti militari a Zelensky.

Penso all’ambiente e alle posizioni del neopresidente riguardo il riscaldamento globale: “il mare si alza di qualche centimetro ogni tanto. E cosa ce ne frega?”.

Penso alla disinformazione e alle propagande che il figlio di Robert Kennedy, Robert Kennedy Junior, come responsabile nazionale della salute pubblica, spargerà in ogni angolo degli Stati Uniti come burro sul pancarré. Uno che crede che i vaccini causino l’autismo, novax durante la pandemia mondiale. Uno che non ne ha ancora fatta una giusta in vita sua. E penso con sofferenza a ciò che proporrà Elon Musk, a cui è stato promesso un ruolo politico importante.

Penso a chi dovrà pagare più tasse senza poterselo permettere, alle limitazioni dei diritti per i lavoratori. I ricchi diventeranno più ricchi perché dovranno pagare meno tasse e i poveri diventeranno più poveri, perché saranno loro e i loro sacrifici responsabili di pagare i servizi governativi e nazionali.

Penso a un paese talmente diviso da essere spaccato nel mezzo in modo definitivo, senza possibilità di ritorno, di riconciliazione, guidato con odio, violenza, ottusità, teorie complottistiche, bugie e a poco a poco mi sale irrimediabilmente una crisi di panico.

In apertura fot di Darren Halstead/unsplash

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