Consuntivo di un anno che sul fronte privato e su quello pubblico – la guerra, la crisi, le elezioni italiane – ha portato cose più tristi che belle. Sperando nel 2023 di invertire la rotta
È scontato che il desiderio più grande per l’anno che viene sia la fine della guerra, ma anche perdere i famosi dieci chili non sarebbe poi così male. Potrei sperare che il Covid sparisse dalla circolazione, ma mi accontenterei anche di vincere due, tre milioni di dollari e andare a vivere in un bel posto caldo, magari ai Tropici.
Certo che sarei davvero una brava cittadina se sperassi che questo governo fascista crolli come una pera cotta e che gli italiani si svegliassero da questa sonnolenza e comincino a votare le persone giuste. Ma siccome non sono una brava cittadina, mi sembra più semplice sperare di essere scoperta dall’agente letterario di Stephen King.
Posso sperare qualsiasi cosa, ma la verità è che questa storia dei propositi di fine anno non funziona. In realtà, non si avverano quasi mai. Non ci resta dunque soffermarci su ciò che abbiamo passato e di concentrare le nostre forze per fare dei cambiamenti seri.
Ogni anno ha alcuni avvenimenti che lo rendono indimenticabile: il 1982, anno in cui è mancato mio padre; il 1993, l’anno in cui mi sono sposata e il 1996 quello in cui è nato mio figlio Luca, il 1999 e il 2006 in cui sono nate le mie due bimbe. L’anno che se ne sta andando marcherà per tutta la vita la morte di mia madre, avvenuta proprio a Capodanno. È uno di quegli eventi che marca un prima e un dopo. Un prima famigliare e armonico e un dopo pieno di tristezze e solitudini. Una tragedia inaspettata e veloce, troppo veloce per essere assorbita tutta in una volta.
Quest’anno marca anche una nuova diagnosi, la terza, appiccicata alla cartella clinica di mio figlio: epilessia. Un disturbo che si può tenere a bada con le medicine giuste, ma che terrorizza soprattutto i genitori.
Quando invece osservo il mondo al di là dalla mia sfera famigliare, lo sconforto si sente forte nel pensare al governo che abbiamo votato noi italiani. Siamo cittadini di un Paese fascista, che strizza l’occhiolino a chi non paga le tasse, alle persone più fortunate. Ma, ancora più grave, non abbiamo più una sinistra che ci rappresenti. Ma anche una sinistra che non ci rappresenta sta facendo fatica a recuperare i pezzi per strada. Uno sfacelo di dimensioni enormi.
Poi è arrivata anche la guerra. Migliaia e migliaia di ragazzi ucraini e russi morti ammazzati senza magari sapere il perché. Famiglie senza casa, senza riscaldamento, senz’acqua. Fosse comuni piene di persone comuni, come nelle foto dei campi di sterminio nazisti e la triste certezza per il fatto che non abbiamo ancora imparato a evitare queste tragedie.
Infine, la delusione che ci hanno dato gli Azzurri, che neanche questa volta si sono qualificati per i Mondiali. Mi è toccato tenere all’Argentina, che è una bella squadra, ma con poco spirito sportivo (mi riferisco alla partita contro l’Olanda).
Però poi ci sono stati anche degli eventi positivi: Biden ha approvato una legge importante sul cambiamento climatico e una sui diritti LGBTQ; le elezioni del Mid Term sono state positive per i democratici e negative per i repubblicani, che non si sono conquistati il Senato; è uscita una stagione di The Handmaid’s Tale; mia figlia Sofia si è laureata e trasferita a Chicago per trovar fortuna e ha trovato l’amore; ho letto dei bei libri e con alcuni amici ho festeggiato i 40 anni dalla morte di mio padre al teatro Franco Parenti. L’altro giorno ho chiamato il mio cane che era scappato di casa ed è successo un miracolo: mi ha ascoltato ed è tornato!
Insomma, diciamo che quest’anno ha portato più cose tristi che belle, ma bisogna anche imparare ad accontentarsi. La mia speranza è che alla fine dell’anno prossimo la lista degli avvenimenti positivi sia molto più lunga di quella di quest’anno.
L’auspicio è che si trovi sempre la forza di andare avanti cercando di prendere la strada giusta e di non farsi travolgere da eventi o pensieri negativi. Teniamoci per mano e andiamo avanti che succedono sempre delle belle cose quando ci impegniamo tutti insieme.
in apertura: l’ammasso di galassie SMACS 0723. Svelata l’11 luglio 2022 è l’immagine dell’universo primordiale con la più alta risoluzione mai scattata. È stata realizzata dal telescopio spaziale Webb nato dalla collaborazione fra Nasa, Agenzia Spaziale Europea (Esa) e agenzia spaziale canadese (Csa).