Ci abbiamo sperato. Le donne ci hanno creduto. Che per una volta la loro parola bastasse. Non è andata così e Brett Kavanaugh, accusato da tre donne di molestie, è stato comunque eletto giudice della Corte Suprema, secondo i voleri di Trump. Ma questa sconfitta non ci ferma
Con il movimento #metoo è davvero iniziata una rivoluzione, tranne che capita ancora troppo spesso che gli uomini riescano a cavarsela. Parlo ovviamente di Brett Kavanaugh, giudice di estrema destra, scelto da Donald Trump per entrare a far parte della Corte Suprema, l’organo al vertice dell’ordinamento giudiziario. Trump l’ha voluto a tutti i costi perché Kavanaugh ha delle convinzioni che al presidente servono: vuole dargli più potere decisionale, non è d’accordo sul fatto che un presidente in carica debba essere sottoposto a interrogatori o che venga indagato.
E poi hanno un’altra cosa sulla quale vanno molto d’accordo: a tutti e due piace fare la mano morta sull’autobus, tutti e due sono stati accusati di molestie da donne (Trump più di una decina, il giudice da tre, finora) e l’hanno passata liscia. Non solo, Trump ha fatto in modo che il suo amico di merende sembrasse la vittima di queste donne isteriche e un po’ autocentrate, che vogliono avere l’attenzione dei mass media, che lui chiama fake news. Il presidente ha osato addirittura dire che questo è un periodo difficile per gli uomini, che possono essere accusati di cose false e rovinarsi per sempre la reputazione. Praticamente: se qualcuno ti salta addosso, non dire niente, perché poi il povero uomo deve subirne di cotte e di crude.
Peccato che Christine Blasey Ford, una delle donne che ha accusato Kavanaugh, ha rischiato moltissimo: minacce di morte, ha dovuto lasciare la sua casa, va in giro con la scorta. Ma soprattutto, le sue dichiarazioni davanti alla commissione del Senato per stabilire chi dei due dicesse il falso sono state precise, senza ombre di dubbi: per rischiare così tanto, d’altronde, bisogna essere sicuri di quello che si dice.
Ho tre figli: uno, Luca, è estremamente vulnerabile: siccome è autistico a basso funzionamento e non parla molto, un Kavanaugh comunque potrebbe molestarlo sessualmente e passarla davvero liscia. Il dubbio infatti che a Luca sia successa una cosa simile, anni fa, è ormai piantato dentro il mio cervello e nell’angolo più buio del mio cuore.
Poi ho due ragazze: Sofia, diciannovenne che vive in un campus universitario, luogo tra i più fertili per assalti sessuali, e Emma, che ha undici anni e ancora pensa che la giustizia funzioni sempre. Ho condiviso con loro ogni momento di quest’affare a sfondo violento contro le donne, perché, nella mia ingenuità, pensavo veramente che questa volta fosse proprio impossibile negare l’evidenza: abbiamo ascoltato le dichiarazioni della dottoressa Blasey Ford per più di due ore, quella di Kavanaugh, che isterico e aggressivo, ammetteva che da ragazzo beveva moltissimo, e che tutta questa era una farsa creata dalla sinistra per distruggere la sua reputazione. Insomma, ridicolo. Io e Sofia in particolare ci siamo sentite dieci volte, quel giorno, mentre davanti alla televisione, facevamo, come tutti, il tifo per lei. “Non ci sono dubbi che li stia dicendo la verità, che bello che per una volta si riesca davvero a far capire che non sempre gli uomini la passano liscia”.
A Emma, più piccola, ho spiegato che stavamo assistendo a una specie di rivoluzione: fino a poco tempo fa, gli uomini al potere (ma non solo) si permettevano di trattare le donne come degli oggetti, ma adesso era finalmente arrivato il momento in cui tutte hanno detto BASTA.
Poi invece ancora una volta l’ha avuta vinta lui. È diventato il nono giudice della Corte Suprema. Lei continuerà la sua vita sotto scorta per un po’, continuerà a vivere con problemi di ansia e di terrore, continuerà a vivere in un posto segreto con suo marito e con i suoi figli. Lui, invece, passerà i prossimi trent’anni al potere, a prendere decisioni per il Paese, decisioni che riguardano, tra l’altro, l’abolizione dell’aborto, l’incremento delle torture e degli armamenti e soprattutto permetterà a Trump di passarla liscia con il Russiagate.
Viviamo, io, le mie figlie e tante donne che come tante volte prima hanno ascoltato, sperato e anche un po’ pianto, un periodo di profondo sconforto, la sensazione è quella di essere completamente prive di potere, anche quando si tratta di violenza sul nostro corpo.
Poi, a pensarci bene, qualche speranza c’è: a novembre ci sono le votazioni per il Midterm, e moltissimi dei candidati sono donne. Donne incazzate, stufe, giovani e con un’energia nuova. Se davvero i giovani andranno a votare, invece che stare a casa a lamentarsi, forse si potrà davvero cambiare qualcosa. Se i democratici raggiungono la maggioranza al Senato, si potrà cominciare a sperare di nuovo, a sentirsi più forti di fronte a un’ingiustizia che ormai sembra essere la norma.
Io, di nascosto, spero ancora.
Immagine di copertina di Susan Melkisethian