I dieci spettacoli da non perdere nel 2016: un anno appena iniziato, già ricco di nomi e opere da non perdere
Anno nuovo, teatro nuovo. Frasi fatte, circostanze che si ripetono dopo ogni chiusura di bilancio e trenino di Capodanno. Al di là delle convenzioni, l’anno che verrà – o meglio, dentro il quale siamo già immersi con tutti gli scarponi – porterà sulle scene tanti nuovi spettacoli. Milano, si sa, è un calderone dalle mille sorprese: con quel mille ben evidenziato, a rimarcare un’offerta che ormai non conosce limiti. Teatro, teatro ovunque: e la qualità? Sembra un termine desueto, d’innegabile valore antiquario. Vero è, però, che ogni appassionato che si rispetti in questi giorni – e non può negarlo – è impegnato a stilare il suo personale vademecum di sala. Bando alle chiacchiere, insomma: è tempo di scegliere i dieci spettacoli, in assoluta partigianeria, che più attendiamo. Attenzione, però: chi si leggerà tra gli inclusi non gioisca più di tanto. Armati di penna, siamo pronti a mettere nero su bianco anche le delusioni: non di sole aspettative e nomi noti vive il teatro, si sa.
L’opera da tre soldi – Piccolo Teatro, 19 aprile – 11 giugno 2016
Suvvia, era prevedibile. Il capolavoro (che termine ormai logoro, ma questo è proprio il caso) di Bertolt Brecht e Kurt Weill rivive al Piccolo di Milano a sessant’anni esatti dalla prima rappresentazione italiana dell’opera, firmata nel 1956 da Giorgio Strehler proprio nel teatro milanese (con Tino Carraro, Mario Carotenuto e Milly). Cosa ci racconterà la versione diretta da Damiano Michieletto? «La mia idea è mettere l’Opera sotto processo, guardarla sotto la lente d’ingrandimento», anticipa il regista, tra i più amati e richiesti della nostra scena.
Perché lo abbiamo scelto: un caposaldo del teatro occidentale. Un regista che sa creare tensione e ritmo. Un cast importante, che comprende Marco Foschi (Mackie Messer) Peppe Servillo e Rossy De Palma. Un’epopea lurida e irresistibile di umanità varia. Si è sempre pronti all’Opera da tre soldi. O forse è lei a essere sempre disposta a farsi (ri)leggere.
Harper Regan – Teatro Elfo Puccini, 9 febbraio – 6 marzo 2016
Il tempio di Bruni e De Capitani, incontestabilmente, si rivela sempre una fucina attenta e lucida nei confronti della drammaturgia contemporanea, immersa in un sostrato non solo italiano. Harper Regan ne è una dimostrazione importante: pièce rivelazione di Simon Stephens – golden boy del teatro d’Oltremanica: è lui l’autore dell’adattamento dello Strano caso del cane ucciso a mezzanotte, che gli è valso un Tony – arriva in prima nazionale nel teatro di corso Buenos Aires. In debutto nel 2008 al National Theatre, siamo certi che – grazie alle intuizioni di Elio De Capitani, qui in veste di regista – riuscirà a conquistare anche il pubblico italiano.
Perché lo abbiamo scelto: Un’opera secca in undici quadri, un ritratto dolente di un personaggio femminile. Quello di Harper Regan (Elena Russo Arman), che visita per l’ultima volta il padre morente, lungo un viaggio reale – e di ricordi, frustrazioni, dolori… – spalmato su soli due giorni: incontrerà svariate forme di umanità, e lotterà con la sua coscienza, i suoi ricordi, e con un presente martoriato. Sembra già irresistibile.
Casa di bambola – Teatro Franco Parenti, 28 gennaio – 26 febbraio 2016
Andrée Ruth Shammah traduce, adatta e dirige un’opera generativa e febbrile come Casa di Bambola, di Henrik Ibsen. Shammah, che spacca il capello sui testi per poi rivoluzionarli secondo le sue vulcaniche visioni, si confronta con un baluardo del teatro di prosa; e ne ribalta le proiezioni, assecondando il punto di vista di tutti i personaggi maschili, interpretati in collettiva da Filippo Timi. La “bambola” Nora, invece, avrà le delicate fattezze di Marina Rocco, già protagonista per Shammah in Ondine e Gli innamorati.
Perché lo abbiamo scelto: Perché siamo curiosi di vedere l’approccio del teatro di Shammah a quello di Ibsen – in verità la regista ha disposto prove aperte dell’opera: molti fortunati hanno già avuto modo di entrare nello strato più intimo dello spettacolo. Due universi di godibile esplosività dai quali ci aspettiamo molto. Così come ci si aspetta molto dalle prove dei due protagonisti.
Il prezzo – Piccolo Teatro, 2-14 febbraio 2016
Arthur Miller, oh!, Arthur Miller. Il teatro lo ama ancora molto – e ci mancherebbe pure!, tanto da continuare a mettere in scena i suoi capolavori: brucianti lampi di contemporaneità che non smettono mai di essere tremendamente attuali. Come Il prezzo – a dir la verità tra le meno celebrate – che arriva al Piccolo nella traduzione di Masolino d’Amico, diretto e interpretato da Massimo Popolizio insieme al grande Umberto Orsini.
Perché lo abbiamo scelto: Si prevedono scintille. Un testo intenso, quello di Miller: una epopea in sottrazione sul fallimento delle comunicazioni morali di un para universo – quello famigliare – in cui si scontrano le menzogne e i non detti di due fratelli, all’indomani della crisi del ’29. Si aggiungano due pezzi da novanta come Popolizio e Orsini: come non attenderlo?
Matthew Bourne’s Sleeping Beauty – A Gothic Romance – Teatro degli Arcimboldi, 05-07 maggio 2016
Ancora a Milano si ricordano le trasgressive geometrie del suo Swan Lake. Non gli è bastato: l’iconico coreografo Matthew Bourne ha ancora voglia di farci sussultare. Ci proverà con Sleeping Beauty – A Gothic Romance. Bourne chiude il cerchio su Čajkovskij: dopo Nutcracker! e il già citato Swan, si tratta del terzo balletto ispirato alle opere del compositore russo.
Perché lo abbiamo scelto: Bourne, ormai, è un’istituzione. Una sorta di tesoro nazionale, per i cugini d’Oltremanica. I suoi spettacoli non si dimenticano: sono un’aggressione visiva da cui non ci si riprende. Non può deluderci: ormai ci ha abituato bene.
Quei due (Staircase) – Teatro Manzoni, 31 marzo – 17 aprile 2016
Tour de force istrionico, al Teatro Manzoni: la magnifica coppia Dapporto-Solenghi alle prese con la pièce di Charles Dyer, che aveva già ispirato nel 1969 il film di Stanley Donen con Richard Burton e Rex Harrison. I due attori interpretano due attempati omosessuali che si amano da trent’anni, senza risparmiarsi tuttavia scenate e battibecchi. La commedia era già andata in scena nel 1969 nell’edizione interpretata dal duo Paolo Stoppa-Renzo Ricci, rigorosamente non gay.
Perché lo abbiamo scelto: Per il mestiere dei due protagonisti. Perché il testo, al di là di ogni coloritura arcobaleno, lancia un messaggio chiaro: abbiamo bisogno di qualcuno per continuare a (soprav)vivere.
Jersey Boys Il musical – Teatro Nuovo, 15 aprile – 01 maggio 2016
Dal New Jersey allo stardom tra scontri, trionfi, cadute e risalite. La parabola del cultissimo gruppo pop dei Four Season rivive nel musical di Marshall Brickman e Rick Elice sul palco del Teatro Nuovo di Milano, dopo aver conquistato 20 milioni di spettatori in tutto il mondo. Incluso Clint Eastwood, che gli ha dedicato un film (uscito nel 2014).
Perché lo abbiamo scelto: Le trascinanti hit di Frankie Valli e i Four Season (Can’t take my eyes off of you, Walk like a man, l’elenco potrebbe continuare a lungo…) non possono essere trascurate. Siamo già in religiosa fila: speriamo che la versione italiana renda onore a tanto tripudio pop.
Gabbiano – Piccolo Teatro, 12-24 gennaio 2016
Carmelo Rifici, tra le voci di regia giovani più interessanti del panorama italiano, si confronta con il testo per eccellenza sull’esigenza – e sulla decadenza stessa – del concetto di rappresentazione. Gabbiano di Anton Cechov, manco a dirlo. Lo abbiamo visto in tutte le salse: ma il talento di Rifici – direttore del Teatro di Lugano e peraltro collaboratore di Luca Ronconi per diverse esperienze – ce lo fa attendere con particolare curiosità.
Perché lo abbiamo scelto: Perché Cechov è Cechov. Un canto incantevole e disperato sull’arte, quello marchiato a fuoco in Gabbiano, da cui ancora non riusciamo volutamente a liberarci.
La morte di Danton – Piccolo Teatro, 1-13 marzo 2016
Un testo miracoloso: firmato dal giovanissimo George Büchner nel 1835 a tempo record (cinque settimane, e tre anni dopo prima della sua precoce morte) descrive con funesta pertinenza le atmosfere cupe dei giorni del Terrore e alla decadenza di Georges Jacques Danton, Già amato in passato da Strehler, Wilson, Ostermaier e Marthaler, viene diretto questa volta da Mario Martone.
Perché lo abbiamo scelto: Perché Martone deve farsi perdonare la sua Carmen sottotono della passata stagione. E perché il testo di Büchner, interpretato da Giuseppe Battiston e Paolo Pierobon, è una riflessione materica, aggressiva, coriacea sulla contrapposizione tra Marat e Robespierre: divisi dal pensiero, accomunati dalla tragicità di un destino tragico per entrambi.
La lezione – Teatro Menotti, 12-17 gennaio
Il teatro di Ionesco e l’assurdo ripotenziati e riletti da Valerio Binasco. La lezione è forse l’opera emblema del maestro francese. Un crescendo surreale e parossistico, che schiera in campo tre animi dallo spessore terrificante, e dalle inclinazioni nocive e tragiche. Quale sarà l’apporto del regista?
Perché lo abbiamo scelto: Perché lo spettacolo arriva finalmente a Milano dopo aver girato i teatri di mezza Italia. Curiosità nell’aria: Binasco ha cambiato il sesso al personaggio della Governante (adesso è un uomo). E chissà come sarà in grado di rileggere l’angoscia – e le mille altre bizzarre, indecifrabili storture dell’umanità intera – del testo originale.
La posta in gioco è alta. Mi raccomando: tante file ai botteghini, anche per quest’anno.