Dietro le quinte di Corpi sul palco

In Arte

Non è una recensione ma un diario di bordo, quello che Stefano Tolusso ci regala dal dietro le quinte di Corpi sul palco, la rassegna di performance delle arti visive a teatro nata nel 2018 dall’incontro tra l’artista Andrea Contin con Simona Migliori, Paolo Trotti e Ilaria Piccardi di Teatro Linguaggicreativi di Milano. Una serata per un piccolo pubblico nella penombra accogliente del teatro, che lo straordinario gruppo di giovani che collabora alla sua riuscita riesce a vedere da dietro le quinte per poi salire sul palco a ogni cambio di scena.

Il primo dicembre scorso è andato in scena, per la quarta volta dal 2019, Corpi sul palco, serata di performance di artisti visivi a Teatro Linguaggicreativi di Milano, di cui con altri giovani studenti sono stato assistente tra cambi di scena, ruoli performativi estemporanei, attese ed emozioni.

Lo staff di Corpi sul palco, da sinistra: Stefano Tolusso, Gabriele Randaccio, Emanuele Labria, Erika Puccianti (di spalle), Valeria Testa e Rachid Morchad, foto di Simone Falso, courtesy Corpi sul palco®


“La mia prospettiva si nasconde dietro, nell’adorabile commistione di attesa e sudore. Ciò mi permette di assistere al lato più sincero degli artisti poco prima dell’esibizione e di godere dell’intensità delle loro performance. C’è sempre qualcosa che mi rimane, che torna nei miei pensieri nei giorni a seguire, che si tratti di un’esibizione o degli artisti stessi. Quel luogo ha qualcosa di speciale che si anima grazie alle persone che lo sanno abitare.” Così Gabriele Randaccio, giovane artista e collaboratore di Corpi sul Palco, descrive la sua esperienza. L’analisi sincera e romantica di una persona che contribuisce al successo di uno spettacolo così intimo e riservato solo a coloro che hanno scelto attivamente di prenderne parte. Perché Corpi sul palco è condivisione e si guarda bene dal concedersi ad occhi indiscreti, non è arte elitaria, né tanto meno puerile: Corpi sul palco è intimità.

Martina Sacchetti e Valeria Testa con Marta Dell’Angelo, foto di Simone Falso, courtesy Corpi sul palco®


L’accoglienza del pubblico è affidata nel foyeur proprio a Gabriele Randaccio, che ha all’attivo tre edizioni come assistente di scena e quest’anno è anche uno degli artisti in cartellone. Il suo dispositivo intrattiene uno spettatore per volta, che ha scelto di giocare con lui e con il quale ha piacere di fare nuove conoscenze grazie ai suoi occhiali, due paia collegate da due cordelle metriche per obbligare a concentrarsi l’uno sull’altro.

Gabriele Randaccio, Non Perdiamoci di vista, foto di Simone Falso, courtesy l’artista e Corpi sul palco®


L’ attenzione si sposta poi in sala e, dopo che il pubblico ha preso posto, gli artisti iniziano a varcare in sequenza la “tenda rossa”, chiamati a sé dal presentatore in frack, e sin dalla presentazione il filo narrativo che lega la serata è un dialogo amichevole con chi di questo lavoro ne fa la cosa più bella, l’introspezione e la condivisione.
La prima performance è di Marta Dell’Angelo con l’aiuto di Martina Sacchetti, Emanuele Labria ed Erika Puccianti. Una dimostrazione di coinvolgente eleganza, stampe a dimensioni reali di arti del corpo che precipitano sul pavimento creando un tonfo sommesso nel silenzio generale della sala, che si ritrova subito immersa nella magia della rappresentazione.

Emanuele Labria ed Erika Puccianti nella performance Folata di Marta Dell’Angelo, foto di Simone Falso, courtesy l’artista e Corpi sul palco®


Il testimone passa poi nelle mani di Dario Lazzaretto con due giovani musicisti, Riccardo Peverelli e Alessandro Mauri, e il lavoro assume una veste sociale che si compone di una sonata a quattro mani, di due componimenti politicamente opposti. Transi[NA]tion è un lavoro privo di fronzoli e di manierismi, due pianisti, una piano e un intenzione, comunicare libertà! Anche ad oggi che non se ne vede più molta.

Riccardo Peverelli e Alessandro Mauri in Transi[NA]tion di Dario Lazzaretto, foto di Simone Falso, courtesy l’artista e Corpi sul palco®


Arriva il turno di Manuel De Marco: la performance Viaggio 1 è un’azione concettuale che vuole comunicare il viaggio che ognuno di noi compie vivendo. Attraverso dei movimenti lenti e misurati, l’artista utilizza le sue scarpe come medium per riflettere sulla nascita, sullo sviluppo e sulla morte trascinando dietro di sé le scarpe agganciate tramite i lacci alle caviglie. Una volta arrivato al punto di partenza l’artista si accascia a terra e conclude il suo viaggio.

Manuel De Marco, Viaggio 1, foto di Simone Falso, courtesy l’artista e Corpi sul palco®


Ed ecco Chrysanthemum di Gianni Colosimo e Lisa Bruni, accompagnati dalle musiche atipiche e sperimentali di Fabrizio Modonese Palumbo. Se foste passati avreste visto un uomo lattiginoso, che pareva uscito dal Mago di Oz, impersonificare la sua morte mentre la moglie, l’artista Luisa Bruni, ne veste le spoglie con tanto di lapide. Un disordine descritto da un parlato spiaccicato, un farfuglìo di parole spesso incomprensibili, un bicchiere infranto su di uno specchio ed una coperta che recita le seguenti parole:”Coperta per fallimento estetico”.

Gianni Colosimo e Luisa Bruni con Fabrizio Modonese Palumbo, Chrysanthemum, foto di Simone Falso, courtesy gli artisti e Corpi sul palco®


Avreste visto la performance di Elena Lerra, Ipoacusia, che con la dolcezza di chi deve educare le persone ad una sensibilità diversa ci trascina nel suo mondo senza la pretesa di essere capita, bensì con la brama di far comprendere.

Elena Lerra in Ipoacusia, foto di Simone Falso, courtesy l’artista e Corpi sul palco®


E ancora Flavio Favelli con Mompracem, il suo viaggio introspettivo su Sandokan contestualizzato alla sua infanzia e ai ricordi di quel periodo, costruendo un corto circuito tra il telefilm e se stesso, indissolubile ed implacabile, tanto avvolgente da far dispiacere che la performance finisca.

Flavio Favelli, Mompracem, foto di Simone Falso, courtesy l’artista e Corpi sul palco®


Le danze di Giulia Mureddu tra il pubblico raccolto attorno a lei sul palco vi avrebbero lasciati attoniti con le sue gestualità che sono regali al mondo, messaggi diretti che usano come mezzo il corpo nella sua totalità.

Giulia Mureddu, Esposta al solo, foto di Simone Falso, courtesy l’artista e Corpi sul palco®


Il racconto della morte della madre di Ursulina De Lombardia vi avrebbe inferto il colpo letale, sofferto e intenso monologo di un’ipotetica annunciatrice Rai che da un un televisore a tubo catodico racconta, per esorcizzarla, la più sconcertante delle notizie, non con la smaniosità del fare notizia ma con l’intimo bisogno che tutto ciò sia raccontato, a fondo, e poi basta.

Ursulina de Lombardia, La télévision e(s)t la mort, foto di Simone Falso, courtesy l’artista e Corpi sul palco®


Ed ecco Supersciri con un lavoro autobiografico, rappresentazione della vestizione di uomo alle prese con l’estenuante ritualità della vita conclusasi con la morte dello stesso.

Supersciri, Svivere, foto di Simone Falso, courtesy l’artista e Corpi sul palco®


Finché, arrivati alla fine, si elimina qualsiasi distanza tra il pubblico e lo spettacolo, le luci si spengono ed ecco che sul palcoscenico compare un’ombra, Jacopo Benassi che con movenze disilluse e sgraziatamente soavi inizia a spogliarsi, lentamente, rimanendo nudo, illuminato solo dal flash della fotocamera azionata da Emanuele Labria. Proprio come “Il gorilla” di Fabrizio de Andrè, Benassi si guarda attorno e sceglie tra gli spettatori gli interlocutori di fronte ai quali si presenta svestito ed inopportuno, mentre la macchina fotografica non smette di scattare e una platea di persone diventa protagonista della scena.

Jacopo Benassi, Senza titolo, foto di Simone Falso, courtesy l’artista e Corpi sul palco®


La conclusione dello spettacolo comprende un lunghissimo applauso, un abbraccio tra gli artisti e le maschere, qualche sbuffo di decompressione ed una o due birre trafugate di nascosto dal frigo del teatro. “Corpi sul palco è un’esperienza diversa ogni anno”, dice Valeria Testa, che collabora da tempo con la rassegna. “Ogni performer riesce a trasmettere diverse sensazioni agli spettatori e anche a chi ci lavora. È sempre un piacere parlare con gli artisti prima dello spettacolo per capire come rendere al meglio quelle emozioni accessibili a tutti.”

Ed è così che noi, nell’ombra, facciamo la nostra parte. Perché i Corpi su quel palco possano scendere tra il pubblico e, simbolicamente o meno, abbracciare tutti.

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