Hitler, Stalin e Mussolini: ma anche Churchill, Napoleone e Gesù Cristo. Si confessano e discutono In “Fairytale”, divertimento storico-psicologico dell’autore di “Faust”. Tra immagini d’epoca e battute scritte oggi, rivendicazioni ideologiche e momenti di dubbio e imbarazzo. L’operazione convince però meno di altri capolavori del regista russo: forse le vicende di un secolo che ha insanguinato il mondo non si prestano, pur in un contesto intelligente e di smagliante bellezza, a un trattamento “leggero”
Winston Churchill, Adolf Hitler, Joseph Stalin, Benito Mussolini, o meglio i loro avatar digitali in cerca di un’impossibile redenzione, sono i protagonisti di Fairytale, il nuovo film di Aleksandr Sokurov. E c’è anche spazio per una comparsata di Gesù Cristo e un cameo di Napoleone Bonaparte. Sono tutti intrappolati in una sorta di limbo, in attesa di varcare i cancelli del cielo e arrivare infine al cospetto di Dio. Aspettano dunque un giudizio, ma non sembrano certo contriti o pentiti di quello che hanno fatto. E parlano e discutono e litigano, ma si scambiano anche battute scherzose, in una babele di lingue davvero sorprendente e affascinante.
Sono tutte immagini vere, che il regista russo ha rubato a foto e filmati d’epoca, montando e rimontando a suo piacimento, e aggiungendo parole in libertà, con l’aiuto di attori che prestano la loro voce ai protagonisti. Si tratta di dialoghi e monologhi in gran parte tratti da discorsi ufficiali e testimonianze pubbliche, ma spesso anche inventati e reinventati, cercando di dare forma a una sorta di flusso di coscienza, dove la rivendicazione tronfia della propria ideologia può accompagnarsi a momenti di dubbio, insicurezza, persino imbarazzo.
Sokurov è autore di capolavori come Arca Russa e Faust, ma anche Francofonia, il suo ultimo film, arrivato in sala sette anni fa, rimane un’opera affascinante e riuscita, con quel tentativo di rendere omaggio al museo del Louvre riflettendo al tempo stesso sulla storia dell’Europa. Fairytale, al confronto, non persuade del tutto. I temi sono i suoi, inconfondibili e sempre colmi di interesse: il passato e il presente, la Storia e le storie, i fantasmi che abitano gli spazi nei quali anche noi siamo costretti a vivere, e con noi combattono, ogni giorno, per decidere il senso dei nostri passi, la meta dei nostri viaggi. Ma il risultato finale lascia un senso di incompiutezza, come se la decisione di affrontare i grandi e tragici nodi della storia dell’ultimo secolo in chiave fiabesca fosse una scelta di divertissement troppo lieve, non all’altezza dell’orrore e del sangue inevitabilmente evocati.
È un’opera profondamente concettuale, di smagliante bellezza visiva, l’ultimo film di Sokurov, un’attualissima riflessione sul potere e sulla prevaricazione, sull’assolutismo delle ideologie e il liquefarsi dei volti e dei destini individuali in una massa indistinta e inevitabilmente perduta. Tuttavia, le parole che i grandi tiranni del Novecento (e il loro principale antagonista, Churchill) si scambiano suonano in gran parte banali, prive di nerbo, incapaci di graffiare la superficie del mondo e suggerire nuovi sensi al sempre indispensabile e sempre rinnovato tentativo di leggere la nostra storia e comprenderla.
Fairytale – Un fiaba di Aleksandr Sokurov, con Fabio Mastrangelo, Lothar Deeg, Tim Ettelt, Vakhtang Kuchava, Alexander Sagabashi